Susan Sarandon e John Goodman accanto ad Al Pacino nel biopic di Jack Kevorkian diretto da Barry Levinson
Forse vi ricorderete del biopic in preparazione sulla figura del Dottor Jack Kevorkian, attivista del diritto all’eutanasia e convinto che chiunque, nel pieno delle sue facoltà mentali, abbia diritto di scegliere di continuare a vivere oppure no; il dottore ha aiutato a morire ben 130 malati terminali. I media lo hanno prontamente soprannominato Dottor Morte.
Forse vi ricorderete del biopic in preparazione sulla figura del Dottor Jack Kevorkian, attivista del diritto all’eutanasia e convinto che chiunque, nel pieno delle sue facoltà mentali, abbia diritto di scegliere di continuare a vivere oppure no; il dottore ha aiutato a morire ben 130 malati terminali. I media lo hanno prontamente soprannominato Dottor Morte.
La pellicola sarà intitolata You Don’t Know Jack, alla regia c’è Barry Levinson e, nei panni del protagonista, niente di meno che Al Pacino. The Hollywood Reporter annuncia oggi l’ingresso nel cast di Susan Sarandon e John Goodman, nei panni di Janet Good e Neal Nicol.
La sceneggiatura porta la firma di Adam Mazer, ed un libero adattamento del libro Between the Dying and the Dead: Dr. Jack Kevorkian’s Life and the Battle to Legalize Euthanasia, di Harry Wylie e dello stesso Neal Nicol.
Janet Good era un’attivista della Hemlock Society che divenne una delle più convinte sostenitrici di Kevorkian e lavorò fianco a fianco con il dottore per rendere possibile il suicidio assistito dei malati terminali. Lei stessa si servì dell’aiuto di Kevorkian, dopo che le fu diagnosticato un cancro incurabile, scegliendo il proprio momento per andarsene, circondata dagli amici e dagli affetti più cari.
Neal Nicol era amico e collega di Kevorkian fin dal 1961, nonchè sostenitore del diritto all’eutanasia. Quale tecnico di laboratorio, Nicol fu assistente del dottore in molte occasioni ed il suo laboratorio fornì spesso il materiale necessario.
Il Dottor Morte fu processato nel 1999 e condannato a 25 anni di reclusione per omicidio di secondo grado, per il ruolo attivo da lui avuto “nell’assistenza al suicidio” fornita ad un paziente affetto dal morbo di Lou Gehrig, una malattia degenerativa delle terminazioni nervose. Il patologo, oggi 81enne, è stato scarcerato lo scorso anno, dopo aver scontato solo una parte della pena detentiva.