Ted 2: recensione in anteprima
L’orsacchiotto strafottente torna, stavolta da sposato. Ma il problema è un altro, ovvero stabilire “cosa” sia Ted: persona o mero oggetto? Incipit di stampo filosofico-esistenziale che si sgretola dinanzi al citazionismo spinto e alla verve dissacrante di Ted 2. Meglio del primo
Spregiudicato e sopra le righe, l’umorismo ed il sarcasmo di Seth MacFarlane rappresentano un po’ l’epitome, suo malgrado, di un fenomeno pop che travalica i confini di Hollywood, dopo aver conquistato il piccolo schermo attraverso il cavallo di Troia dei Griffin. In nessun caso, così come sarebbe troppo semplice supporre, politicamente scorretto: MacFarlane non lo è sia per la sua storia personale (attivista LGBT), sia perché in fondo la sua verve non è scomoda; per lo più è dissacrante.
Un potpourri di citazioni e ossessioni che il nostro si trascina anche stavolta, in Ted 2. Anzi, stavolta più di prima. Ted infatti risentiva di una certa rarefazione, non semplicemente in quanto opera prima (a quei livelli, con alle spalle una macchina di quel genere, ha davvero senso parlare di opera prima?). Proprio internamente al percorso di MacFarlane, che non ha saputo integrare a pieno certa comicità, senz’altro frenato dal passaggio di medium, dal cartone animato TV al film con attori in carne ed ossa (più orsacchiotto in CGI).
Stavolta, peraltro, il protagonista è davvero Ted, non più il suo rimbombamico John (Mark Wahlberg). La Legge americana infatti si trova impreparata dinanzi al caso di un orsacchiotto della Hasbro che prende magicamente vita, perciò si pone una questione giuridica ancor prima che filosofica notevole: Ted è una persona o un bene di proprietà? Sì è vero, in un primo momento verrebbe da cedere alla tentazione della metafora, per cui il protagonista di pezza rappresenta un po’ ogni minoranza in cerca di diritti e riconoscimenti di qualsivoglia natura. Tuttavia è lo stesso autore che, menzionando apertamente l’analogia (saggiamente, aggiungiamo noi), riporta la cosa entro limiti accettabili e ben meno “impegnati”.
Dover dimostrare che Ted è una persona diventa perciò la sfida da superare, la stessa che conduce lui, John ed un giovane avvocato (Amanda Seyfried) attraverso un viaggio da Boston a New York. E come nel caso di altre operazioni a marchio MacFarlane, sono i singoli episodi a dare senso al progetto. Se cose come un mucchio di contenitori di sperma che cadono addosso a John o un fenomenale siparietto tra Ted e Liam Neeson alla cassa di un supermercato non vi stendono, allora Ted 2 è semplicemente pane per denti altrui.
Proprio questa aderenza al tipico cinismo, alla volgarità, all’ironia con cui il regista si è imposto al grande pubblico, piuttosto, rappresenta il valore aggiunto (forse l’unico) del film. E, come sempre, sono gli impeti citazionisti a prendere il sopravvento. In alcuni casi in maniera delirante, come quando viene messo in scena un intero passaggio di Jurassic Park, quello in cui la dottoressa Sattler vede per la prima volta dei brachiosauri. Altre sono meno immediate, poiché intrise di pop culture americana, perciò non sempre accessibile a chi quel contesto lì non lo conosca bene sotto quest’aspetto.
Certo, si ha un po’ l’impressione che operazioni di questo tipo stiano cominciando ad invecchiare, concettualmente intendiamo. È chiaro, ci sarà sempre spazio per commentare in maniera spudorata finanche l’attualità più scabrosa, ma è innegabile che l’appeal di progetti simili individui in un target specifico il proprio pubblico – per lo più trenta/quarantenni cresciuti a pane e televisione, negli Stati Uniti ma non solo. Altresì innegabile è però il fatto che certe trovate divertano, specie chi, come il sottoscritto, appartiene ad una generazione che ha avuto modo di seguire i Griffin dalla prima puntata, mentre il fenomeno cresceva – a differenza dei Simpson, che, per questioni anagrafiche, la mia generazione se l’è trovato davanti come un dato acquisito.
La stupidità di Ted 2 è perciò contagiosa, nel senso, francamente evidente, che i primi a divertirsi di certe uscite balorde sono gli stessi autori. E pur non essendo questa la sede appropriata, su progetti come questo ci sarebbe tanto da scrivere; anzitutto perché un prodotto fatto anzitutto da «spettatori», ossia persone che hanno interagito in maniera per lo più passiva col mezzo che li ha svezzati (la televisione), e che ora (da svariati anni) vomitano il proprio modo di percepire quel periodo in cui si canticchiava per mesi lo stesso motivetto dello stesso film o telefilm; quando un fenomeno aveva il tempo e lo spazio per diventare cult; quando insomma Internet non era che fantascienza. In tal senso Ted 2, in quanto anche celebrazione di quegli anni lì (pure nelle dinamiche, dato che ritornano alcuni personaggi non protagonisti del primo Ted), pone dei quesiti importanti. Ma forse solo per chi si occupa di cultura e sociologia dei media, concesso.
Allora limitiamoci a rilevare quanto Ted 2 appaia più centrato rispetto al prequel, che fu un po’ il risultato di chi si trova per le mani un giocattolo nuovo con cui ancora impratichirsi. Qui MacFarlane, al suo terzo lungometraggio, si avvicina a ciò che potrebbe essere la sua verve sul grande schermo: non solo citazioni perciò, ma flashback, scene surreali ed una certa tendenza a sbattersene di tutto, che incide relativamente più che altro perché ostentata. Pregi e difetti di due delle sue creature più note, ovvero i già menzionati Griffin e American Dad. Salvo non farne una saga, anche perché la necessità di dover contenere il temperamento di MacFarlane mal si presta all’idea di un Ted 3, 4, 5 e via discorrendo. Non a caso Ted 2 risulta più riuscito rispetto al primo proprio perché aggiusta il tiro, senza essere dispersivo o, al contrario, strabordante. Solo parecchio divertente e sfrontato. Hai detto nulla.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”7″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Federico” value=”6.5″ layout=”left”]
Ted 2 (USA, 2015) di Seth MacFarlane. Con Liam Neeson, Mark Wahlberg, Amanda Seyfried, Morgan Freeman, Seth MacFarlane, Patrick Warburton, Dennis Haysbert, Lexi Atkins, Michael Dorn, Martin Klebba, Jessica Barth, Sam J. Jones, Nana Visitor, Richard Schiff, Bill Smitrovich, Kimberly Howe, Ron Canada, Maggie Geha, Chaunty Spillane, Vanessa Vander Pluym, Joseph Aviel e Cocoa Brown. Nelle nostre sale da giovedì 25 giugno.