The Beekeeper, recensione: Jason Statham inarrestabile per un coinvolgente action che ammicca agli anni ’80
Leggi la recensione di Cineblog del nuovo thriller d’azione di David Ayer nei cinema con 01 Distribution
Jason Statham torna nei cinema italiani con The Beekeeper, dopo il recente e non proprio entusiasmante quarto capitolo dei Mercenari, che lo ha visto al fianco di Sylvester Stallone in una sorta di passaggio di testimone. In realtà Statham sta vivendo un momento particolarmente attivo della sua carriera, lo scorso anno l’attore è tornato a recitare per l’amico Guy Ritchie nel riuscito Operation Fortune, in cui faceva il verso a Bond; ha fatto capolino nel fracassone Fast X di nuovo nei panni di Deckard Shaw ed è tornato a combattere, stavolta contro un’orda di squali preistorici, lucertoloni e piovre giganti, nel sequel Shark 2 – L’abisso che potremmo descrivere come “Jurassic Park vs The Asylum”, dove The Asylum ha stravinto a mani basse.
Per iniziare bene l’anno Statham torna nelle sale italiane con un thriller d’azione a tinte revenge da manuale, con un plot piuttosto prevedibile ma piuttosto sorprendente nella fragorosa messa in scena. Jason Statham è Adam Clay, ex agente di un agenzia governativa super segreta, i Beekeper, che torna in azione quando una sua cara amica viene raggirata e depredata di tutti i suoi averi. Dietro al furto perpetrato online c’è una truffaldina azienda informatica che scopriremo opera a livello globale, distruggendo senza pietà vite e famiglie. L’amica di Clay non regge psicologicamente a ciò che le è accaduto e si suicida. A questo punto la figlia della donna, agente dell’FBI, entra in scena e accusa erroneamente Clay della morte della madre. Una volta fatta chiarezza, l’agente comincerà a seguire le macroscopiche tracce lasciate da Caly, man mano che il “Beekeeper” punterà ai vertici dell’azienda, lasciando dietro di sé macerie e una lunga scia di cadaveri.
Jason Statham inarrestabile “Beekeeper”
Se qualcuno sta già facendo paragoni con il The Equalizer con Denzel Washington, avvertiamo che sarebbe come paragonare una scavatrice con un rullo compressore. Il regista David Ayer che ha tenuto a battesimo la Suicide Squad sul grande schermo, diretto arnold Schwarzenegger in Sabotage, Brad Pitt in Fury e Will Smith in Bright decide di ammiccare ad alcuni iconici action anni ’80 e ’90, su tutti il Commando con Arnold Schwarnegger e Giustizia a tutti i costi con Steven Seagal.
Il “Beekeeper” di Jason Statham è inarrestabile e disposto anche a morire per portare a termine la sua missione. Un plauso alle coreografie di combattimento del film, tanto brutali quanto spettacolari nel loro evitare almeno per la prima parte del film l’utilizzo spropositato di armi da fuoco, ma i patiti delle sparatorie avranno pane per i loro denti nella parte finale, ma che siano armi bianche o da fuoco ogni singola scena di combattimento vista nel film vale il prezzo del biglietto.
Con “The Beekeeper” David Ayer strizza l’occhio agli anni ottanta
Ayer sceneggiatore di Training Day, dell’originale Fast & Furious e di quasi tutti i film da lui stesso diretti stavolta, come accaduto per Street Kings e “Bright”, Ayer lavora su una sceneggiatura altrui. Lo script di “The Beekeeper” è di Kurt Wimmer una vecchia conoscenza per i fan della fantascienza a tinte action: ha scritto e diretto Equilibrium e Ultraviolet e sceneggiato il Salt con Angelina Jolie, i remake Total Recall e Point Break nonché il quarto film de “I Mercenari”, che ha visto proprio Statham come protagonista.
Il punto di forza di “The Beekeeper”, come già accennato, sono le sequenze di combattimento, supervisionate per l’occasione da Jeremy Marinas che ha diretto anche la seconda unità del film. Il lavoro fatto sulla credibilità e brutalità dei corpo a corpo, e la capacità del protagonista Adam Clay di utilizzare letalmente tutto ciò che lo circonda, porta le coreografie ad un tale livello di coinvolgimento che i fan più entusiasti potrebbero ritrovarsi ad acclamare come se si trovassero sugli spalti ad assistere ad una performance sportiva. Marinas è uno stuntman, artista marziale e coordinatore degli stunt molto richiesto. Ha lavorato con Keanu Reeves, Jason Mamoa, Donnie Yen e Tony Jaa, e collabora con il prestigioso studio 87 Eleven Action Design dei registi Chad Stahelski e David Leitch. Ricordiamo che Marinas ha anche servito come controfigura per i film delle Tartarughe Ninja e diretto sequenze di combattimento per John Wick 4, Blue Beetle, Fast X e il recente Silent Night di John Woo.
Un cast scelto ad arte per affiancare il “Beekeeper”
Naturalmente Statham nel suo percorso di morte e vendetta è supportato da un cast piuttosto interessante a partire da Josh Hutcherson, il Peeta Mellark della saga di Hunger Games visto di recente nell’adattamento cinematografico Five Nights at Freddy’s, qui nei panni inconsueti dell’antagonista del film. Lo affiancano il premio Oscar Jeremy Irons, la candidata all’Oscar Minnie Driver e nei panni dell’agente dell’FBI Verona Parker troviamo Emmy Raver-Lampman, attrice nota per il ruolo di Allison Hargreeves nella serie tv The Umbrella Academy, vista anche nel thriller d’azione Blacklight la fianco di Liam Neeson.
Tirando le somme, “The Beekeeper” è uno dei miglior film di Jason Statham, e anche se con la scena del distributore di benzina il film rischia la deriva caricaturale, vedi la “Beekeper” fuori di testa e armata di mitragliatore, il film ritorna immediatamente su binari accettabili e si dipana fino ai titoli di coda senza ulteriori “colpi di testa”, se non qualche godibile battuta sciorinata tra un arto fratturato e l’altro.