The Divergent Series – Insurgent: recensione in anteprima
Dopo essere sfuggiti alla perfida Jeanine, fervono i preparativi di Tris e Four per la prima offensiva. È ancora distopia annacquata quella di Insurgent, che parte per la tangente in vista dell’epilogo diviso in due parti
La tragedia che ha preceduto l’esilio forzato fuori dalla città è ben lungi dall’essere un mero ricordo. Tris e Four hanno trovato riparo all’interno di una piccola comunità rurale, ma le paure e le angosce non sono affatto rientrate. Tris è più che mai convinta della sua letalità, aspetto che mette a repentaglio chiunque le stia accanto, non importa quanto lei ami quella persona. Will, uno di coloro che ha contribuito alla prima “rivolta” contro le macchinazioni degli Eruditi, ne ha già fatto le spese, cosa che Tris non riesce ancora a perdonarsi.
Insomma, da qui riparte il progetto Divergent al cinema, di cui Insurgent altro non è che la seconda parte della trilogia. Una seconda parte che comincia meglio di quanto il giudizio a posteriori lasci immaginare (introduzione nel villaggio a parte), ma che in poco tempo si risolve in un macello difficile da difendere. Che la Distopia sia una cosa seria è affare che oramai sappiamo non essere tenuta in gran conto da certuni, perciò glissiamo pure sul fatto che fenomeni come Hunger Games, Maze Runner e per l’appunto Divergent, sembrino fatti con lo stampino: c’è un recinto che avvolge la location, c’è il prescelto e la storia d’amore di quest’ultimo (in due casi su tre una ragazza). Lo sappiamo, ergo passiamo avanti.
Dicevamo che non parte malissimo, Insurgent. Non saranno certi movimenti di camera né tantomeno delle apparenti svolte che si manifestano quasi subito, è chiaro; ma l’idea di un prodotto un po’ più attento alla forma inizialmente lo sembra questo sequel. Uno di quelli totalmente incentrati sul protagonista, figura messianica che la storia tende al tempo stesso di riportare in tutti i modi con i piedi per terra: Tris sarà anche la divergente per eccellenza, ma rimane pur sempre una ragazzina, con tutte le complicazioni del caso. Dopo la fuga, però, la sua missione è ben lontano da poterla considerare conclusa; ripiegare serviva solo per preparare l’offensiva ai danni della perfida Jeanine.
Tocca perciò convincere la fazione dei Pacifici, quella dei Candidi e ciò che è rimasto degli Abneganti. Grossomodo. Una struttura che non solo strizza l’occhio al genere videoludico, bensì lo ingloba, facendolo suo in toto: sembra un gioco di ruolo fantasy, dove il nostro alter-ego virtuale ha il compito di radunare (c’è sempre una “radunata”) le varie gilde o razze per sconfiggere la minaccia. Qui è più o meno lo stesso. Schema passabile nella prima parte, del tutto fuori controllo nella seconda.
Quando infatti le varie prove portano la bella e coraggiosa Tris ad entrare in quella simulazione che eppure le permise di legarsi a Four nel primo episodio, al film viene meno il terreno su cui poggia. E ciò anche a fronte di una serie di discorsi e considerazioni che di attenuanti ne hanno poche o meglio dire nessuna, nemmeno l’ovvia constatazione che trattasi di un film per ragazzi. Se per alcuni ragazzi è essenzialmente sinonimo di banalotti, se non addirittura vuoti, nessun problema: c’è chi però trova fuorviante la questione se così posta, mentre i personaggi principali si rimbalzano frasi e grugniti decisamente leggeri, enfatizzando il tutto con pose ed intonazioni che del teatro hanno solo una vaga prosopopea.
Il rapporto tra Tris e Four, a sua volta centrale in questo capitolo, non è tanto stucchevole quanto banale, ed in ogni sua manifestazione. Il siparietto familiare a tavola, con la madre di Four, c’entra come i proverbiali cavoli a merenda, maldestra intrusione di una sorta di realismo molto opaco che conferma la scarsa dimestichezza col genere. Insurgent rende perciò vano ogni sforzo o tentativo teso a dare contezza di un mondo, di un ecosistema regolato da leggi, consuetudini e finanche una storia proprie, che è poi uno degli elementi predominanti del genere distopico, dove si cerca di ricostruire un futuro esasperato ma possibile, fantascientifico ma credibile.
Nulla di tutto questo in Insurgent, che punta invece a temi come l’amicizia, l’amore, il perdono e, meno esplicitamente, la bontà (!). Trivializzandone le implicazioni, ma già i concetti che stanno alla base di certi valori, di cui Insugent presuppone una conoscenza non meno scialba che del genere letterario al quale appartiene. E come spesso accade, fenomeni di questo tipo rappresentano una manna dal cielo per categorie opposte: da un lato quei/quelle ragazzini/e che in sala ci andranno per l’avvenente Shailene Woodley, alla quale bisogna riconoscere un viso dai lineamenti talmente aggraziati che si fatica a staccarci gli occhi di dosso; dall’altro gli accademici, che avranno ed hanno un gran daffare nel divulgare articoli e saggi tesi a sviscerare i significati più reconditi del fenomeno «distopia per ragazzi a tutti i costi».
Ma in tutto questo lo spettatore medio, quello che conta almeno tanto quanto, che può fare? Niente, se non prendere atto di questo ennesimo, claudicante tentativo di batter cassa cavalcando un’onda certo fortunata. Passerà anche questo, è chiaro. Fino ad allora in cantiere c’è il terzo atto di Divergent, Allegiant, che, come recente tradizione vuole, sarà inevitabilmente diviso in due parti. Per i più ostinati c’è pure Maze Runner, anch’essa una trilogia, di cui in generale non si parla male, anche se da queste parti non coltiviamo il medesimo entusiasmo. Va così insomma.
D’altronde quando, poco meno di due anni fa, han provato a far rivivere un fenomeno tutt’altro che recente come Ender’s Game, giusto una spanna sopra le serie fin qui menzionate, la risposta di quella fetta di pubblico alla quale si rivolgono progetti di questo tipo pare essere stata un po’ fredda. Ci si arrenderà allora all’idea che casi come Twilight sono, per l’appunto, casi? Sono alchimie strane, di cui è possibile decifrare fino a un certo punto: sta di fatto che in un certo periodo storico, a certe condizioni, un esperimento attecchisce laddove tanti altri, analoghi se non addirittura più promettenti, falliscono. Che almeno provassero ad uscire davvero dal seminato, perché il problema non è certo quello che ci viene sempre raccontata la stessa storia: funziona così da quando ce le raccontiamo, perciò.
Voto di Antonio: 4
The Divergent Series – Insurgent (USA, 2015) di Robert Schwentke. Con Shailene Woodley, Theo James, Naomi Watts, Kate Winslet, Octavia Spencer, Miles Teller, Suki Waterhouse, Jonny Weston, Daniel Dae Kim, Rosa Salazar, Keiynan Lonsdale, Emjay Anthony, Jai Courtney, Zoë Kravitz, Ansel Elgort, Maggie Q e Ray Stevenson. Nelle nostre sale da giovedì 19 marzo.