The Green Hornet – Recensione in Anteprima
The Green Hornet (Usa, 2011) di Michel Gondry; con Seth Rogen, Jay Chou, Cameron Diaz, Christoph Waltz, Edward Furlong, Edward James Olmos, Tom Wilkinson, Analeigh Tipton, Chad Coleman, David Harbour, Eddie Rouse, Sterling Cooper, Robert Clotworthy, Carl Ciarfalio, Sarah Skeeters, Michael Holden, Torin Sixx, Adam Dubowsky, Lu Parker, Gary Anderson, Emily Hahn, Jamie Harris, Marvin
The Green Hornet (Usa, 2011) di Michel Gondry; con Seth Rogen, Jay Chou, Cameron Diaz, Christoph Waltz, Edward Furlong, Edward James Olmos, Tom Wilkinson, Analeigh Tipton, Chad Coleman, David Harbour, Eddie Rouse, Sterling Cooper, Robert Clotworthy, Carl Ciarfalio, Sarah Skeeters, Michael Holden, Torin Sixx, Adam Dubowsky, Lu Parker, Gary Anderson, Emily Hahn, Jamie Harris, Marvin Gay
Che fine ha fatto Michel Gondry? La domanda sorge spontanea dopo aver visto The Green Hornet, cinecomics da 120 milioni di dollari clamorosamente affidato al visionario regista francese, regista di Be Kind Rewind, L’Arte del Sogno e Premio Oscar con l’indimenticato Eternal Sunshine of Spotless Mind. Dinanzi al suo primo blockbuster, Gondry ha perso totalmente la bussola, dimenticando sul comodino di casa il ‘suo’ cinema, per dar vita ad un cinecomics talmente demenziale, stancante e noioso da far cadere le braccia.
Nell’anno in cui il mondo dei supereroi ‘atipici’ si è affacciato con successo in sala, grazie allo splendido Kick-Ass e al sottovalutato Scott Pilgrim vs. The World, Gondry era chiamato a ripetere il tutto con Il Calabrone Verde, personaggio nato nel lontano 1936 da un’idea di George W. Trendle e Fran Striker per un serial radiofonico statunitense, per poi apparire in un serial cinematografico, in una serie televisiva e in diversi albi a fumetti a partire dagli anni quaranta fino ad arrivare ai giorni nostri, editi dalla Dynamite Entertainment. Condendo la pellicola di una demenzialità a tratti irritante, il regista francese contribuisce al disastro finale, su cui pesa l’ingombrante figura di Seth Rogen, insostenibile ed odioso protagonista.
Britt Reid è il figlio del più importante e rispettato magnate dei media di Los Angeles. Morto l’odiato padre, Britt, ritrovatosi improvvisamente con in mano un vero e proprio impero economico, abbandona la sua insulsa vita, fatta solo e soltanto di divertimento, donne ed alcool, per combattere il crimine nei panni di un ‘supereroe’ mascherato. Al suo fianco uno dei più inventivi impiegati del padre, Kato, con cui Britt stringe non solo una sana e combattuta amicizia ma una sorta di patto ‘supereroistico’, infrangendo il crimine per combatterlo…
Uscito negli States la scorsa settimana, e riuscito ad incassare 40 milioni di dollari in appena 4 giorni di programmazione, The Green Hornet ha già visto annunciare da parte dei produttori l’incredibile sequel, come se questo primo capitolo meritasse non solo l’applauso ma addirittura un premio. Peccato che tutto ciò sia pura fantascienza, perché Michel Gondry ha purtroppo dato vita ad uno dei cinecomics più brutti e a tratti insopportabili visti in sala negli ultimi anni. Che voi ci crediate o no, quasi da far rivalutare il massacrato The Spirit. Maledettamente leggero, il film della Sony, inutilmente riconvertito in 3D, visto che la terza dimensione quasi non esiste, crolla inevitabilmente dinanzi ad una sceneggiatura che sembra voler far incontrare il cinema demenziale con quello supereroistico, senza però riuscirci minimamente.
Arrivato al limite della sana parodia di Rush Hour in salsa fumettistica, con un goffo stupido bianco al posto di Chris Tucker, The Green Hornet paga palesemente l’assoluta inadeguatezza del suo protagonista, Seth Rogen. Privo del ‘phisique du role’ per un ruolo simile, Rogen finisce per farsi odiare, attraverso un personaggio già fastidioso di suo ma in questo caso addirittura aggravato dalla comicità stupida e dalla mimica facciale sempre fuori luogo di chi è stato scelleratamente chiamato ad interpretarlo. Forzato nel voler far ridere, The Green Hornet a tratti fa a malapena sorridere, annoiando con il passare dei minuti, a causa di un’azione che sembra non voler decollare mai, se non attraverso un finale che va a ‘frantumare’ decine di milioni di dollari, sinceramente buttati dalla finestra.
Al fianco dell’insostenibile Rogen finisce per cavarsela Jay Chou, Jackie Chan dei noantri, più giovane e telegenico, tra mosse di arti marziali e inspiegabili ‘percezioni visive’ nel combattere corpo a corpo, mentre fa sconcerto l’inutile presenza di Cameron Diaz, così come quella di Christoph Waltz, ridicolo villain riuscito a sfruttare nel peggiore dei modi l’Oscar vinto lo scorso anno con Quentin Tarantino e il suo Bastardi Senza Gloria. A completare il quadro si aggiunge poi lui, l’uomo che in una listaccia simile non ti aspetteresti mai e poi mai, ovvero Michel Gondry, praticamente inesistente in cabina di regia se non per quei 3 minuti 3 che, a sorpresa, quando la delusione ha sopraffatto tutto e tutti, risvegliano lo spettatore nella parte finale del film, in una scena in cui Rogen immagina i segreti taciuti da uno dei cattivi. Pochissimi minuti, ai quali si aggiungono i bei titoli di coda, che valgono l’intera pellicola, talmente priva di personalità da sembrare figlia di un qualsiasi buon mestierante, e non di un regista amato e premiato come Gondry. Provato il blockbuster, e fallito l’obiettivo, per il regista francese a questo punto c’è solo e soltanto una strada da percorrere, ovvero tornare a film più intimisti, e decisamente nelle sue corde, perché di questo The Green Hornet rimarrà solo e soltanto l’inattesa e cocente delusione.
Uscita in Sala: 28 gennaio
Qui il Trailer Italiano
Voto Federico: 4
Voto Carla: 7.5
Per saperne di più sull’aspetto fumettoso vi rimando a Comicsblog.