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The Informant! – di Steven Soderbergh: recensione in anteprima

The Informant! (The Informant!, USA, 2009) di Steven Soderbergh; con Matt Damon, Melanie Lynskey, Scott Bakula, Patton Oswalt, Thomas F. Wilson, Frank Welker, Tony Hale, Mike O’Malley, Joel McHale, Scott Adsit.Mark Whitacre lavora nella multinazionale Archer Daniels Midland. L’uomo scopre che l’ADM sta architettando una cospirazione sul controllo dei prezzi ai danni del consumatore e

16 Settembre 2009 23:44

The Informant! - di Steven Soderbergh: recensione in anteprimaThe Informant! (The Informant!, USA, 2009) di Steven Soderbergh; con Matt Damon, Melanie Lynskey, Scott Bakula, Patton Oswalt, Thomas F. Wilson, Frank Welker, Tony Hale, Mike O’Malley, Joel McHale, Scott Adsit.

Mark Whitacre lavora nella multinazionale Archer Daniels Midland. L’uomo scopre che l’ADM sta architettando una cospirazione sul controllo dei prezzi ai danni del consumatore e decide di contattare l’FBI, che gli chiede di fare da spia. Le accuse però non reggono per mancanza di prove, e man mano che la vicenda prosegue la credibilità dello stesso Whitacre inizia a diminuire…

Se si volesse leggere tra le righe una metafora, si direbbe che The Informant! è da una parte un po’ la parabola del cinema di Soderbergh. Che tenta di acquistare una sua identità e una sua fortuna nel panorama d’autore, e quando sembra esserci riuscito smarrisce la bussola: come il protagonista della storia, che sogna di diventare un eroe e invece casca inesorabilmente in trappola.

Per farla più semplice e senza complicarci inutilmente la vita: Soderbergh è un regista medio al quale all’epoca si sono fatte passare troppe cose medie o mediocri, e che solo ultimamente sembra star finalmente acquistando quell’identità che pare aver tanto cercato per anni, sin dall’interessante, ma non perfetto, esordio, ovvero Sesso, bugie e videotape.

Sospeso tra grande cinema hollywoodiano e cinema indipendente, sospeso tra Traffic e Bubble, Soderbergh continua a cambiare abito anche oggi: dal cinema più estremamente autoriale del dittico Che al cinema a basso budget e minutaggio The Girlfriend Experience (provate a recuperarlo: non è privo di interesse), fino al cinema hollywoodiano che però non rinuncia ai temi importanti come questo The Informant!.

Ma permetteteci di pensare che qualcosa, piaccia o meno, stia cambiando nel cinema del regista. Sarà una certa consapevolezza in più, sarà che l’inutile saga di Ocean ha stufato anche lui, sarà che forse sta arrivando quella maturità che non sembrava arrivare mai, ma Soderbergh ultimamente sembra più capace di centrare le idee che vuole portare sullo schermo e – cosa più importante – sembra più capace di mantenere un ritmo adatto alla storia che sceglie.

The Informant! infatti sembra un diesel: al solito, come in gran parte della filmografia del regista, sembra non voler ingranare. Ma questa volta è una scelta ben pensata e calibrata, proprio come il ritmo pacatissimo di Che era adatto alla figura di cui narrava le battaglie e la Passione. E infatti il ritmo e il divertimento di The Informant! iniziano ad aumentare man mano che il protagonista Mark Whitacre comincia ad acquistare uno spessore folle e stravagante.

Si è parlato di film medio, e forse la definizione non è (ancora) sbagliata. Ma il film è professionale, di quella “medietà” che non fa pensare a tempo sprecato o a soldi buttati, anche perché Soderbergh ha in mano una sceneggiatura, scritta da Scott Z. Burns, con alcuni momenti deliranti impagabili e battute che colpiscono il bersaglio, come quella su 0014 e 007.

E mentre il mondo di Whitacre incomincia a diventare una fusione sempre più incredibile di verità e menzogna, di lucidità e follia, c’è tempo per ragionare sull’americano medio che in ogni modo cerca di raggiungere il suo spazio del mondo. E in questo l’interpretazione di Matt Damon è una carta vincente, col suo look e la sua immedesimazione con un personaggio per niente banale.

Con un’estetica decisamente anni ’70 (notare anche i titoli), anche se siamo nei primi ’90, The Informant! si presenta come una commedia divertente, godibile, e alla quale non mancano frecce al proprio arco. Come sempre quando si parla di Soderbergh, tecnicamente ineccepibile, ma questa volta anche intrigante: perché ci si appassiona anche nel voler districare una matassa che forse sta tutta nella testa di un personaggio col quale non per forza bisogna immedesimarsi.

Voto Gabriele: 7
Voto Simona: 6,5

Dal 18 settembre al cinema.

Festival di Venezia