The Last Stand e Bullet to the Head: quando l’action anni 80 floppa al box office
Flop in sala per Sylvester Stallone ed Arnold Schwarzenegger, snobbati dal pubblico con The Last Stand e Bullet to the Head
Con il boom de I Mercenari sembrava che l’action anni 80 fosse tornato di moda. 274,470,394 dollari incassati con il primo capitolo, addirittura 300,428,192 con il secondo. Sul set, per la gioia di chi è cresciuto insieme a Rambo, Terminator e Walker Texas Ranger, attori come Sylvester Stallone, Jason Statham, Dolph Lundgren, Terry Crews, Jet Li, John Travolta, Bruce Willis, Arnold Schwarzenegger, Chuck Norris, Jean-Claude Van Damme, Liam Hemsworth, Scott Adkins e Mickey Rourke.
Un trionfo testosteronico riuscito ad ammaliare la critica e a far furore in sala, tanto da rilanciare alcuni dei suoi divi. Due nomi su tutti? Sylvester Stallone ed Arnold Schwarzenegger. 66 anni il primo, 65 il secondo. Veri e proprio Re del genere, i due hanno cavalcato gli anni 80 e 90 tra successi milionari, sfidandosi sempre a distanza, tra pugni, pistolettate, esplosioni e sparatorie.
Erano nemici, si diceva. Cachet da 20/30 milioni di dollari a pellicola, franchise storici, premi mai neanche avvicinati con un dito, ma fan adoranti in giro per il mondo. Proprio grazie a I Mercenari entrambi sono letteralmente risorti dalle ceneri (soprattutto l’ex Governatore Schwarzenegger), tanto da concedersi un doppio titolo da protagonisti. Parliamo di The Last Stand e Bullet to the Head. Il primo uscito sia in Italia che negli Usa, mentre il secondo in arrivo nel Bel Paese a breve. Peccato che in entrambi i casi sia doveroso parlare di flop. Roboanti, inattesi, e probabilmente rivoluzionari. Perché l’action anni 80, quello sporco, esplosivo, muscoloso, spassoso ed autoironico, a meno che non faccia rima con ‘reunion’, sembrerebbe proprio non tirare più.
45 milioni di dollari. Tanto è costato The Last Stand, atipico western/action e ritorno al cinema da mattatore assoluto 10 anni dopo Terminator 3. Eppure Arnold è affondato al cospetto del box office. 12,050,299 dollari raccolti sul suolo Usa, 345.000 euro al debutto in Italia, con tanto di promozione monster tra Tg1, anteprima nazionale, ospitata da Carlo Conti con intervista e chi più ne ha più ne metta. Era dal lontanisimo 1885, con Red Sonja, che un film con Schwarzenegger non incassasse così poco. Uno scivolone improvviso, e non poco rumoroso, a breve distanza seguito da quello del collega Sylvester. Presentato ed acclamato al Festival di Roma, Bullet to the Head è persino riuscito a far peggio della pellicola Lionsgate.
Costato 55 milioni di dollari, il film di Walter Hill si è arenato a quota 9,413,471 dollari sul suolo americano. Una mattanza. Era dal 1978, con Taverna paradiso – Paradise Alley, che un titolo di Stallone non raccogliesse così pochi dollari. Ancor più clamorosa rispetto a quella targata Schwarzenegger perché Stallone negli ultimi anni era riuscito a far cassa con due rischiosissimi sequel come Rocky Balboa (155 milioni di dollari worldwide) e Rambo (113 milioni). Eppure l’ottimo e davvero accattivante Jimmy Bobo – Bullet To the Head è passato come un meteorite nei cinema d’America. Quasi schivato, per non dire schifato, da quelle nuove generazioni cresciute a pane ed Harry Potter, e immeritatamente dimenticato da quelle come me nate con l’action anni 80, inspiegabilmente naufragato nel giro di un mese.
In attesa de I Mercenari 3, ovviamente, ma anche, se non soprattutto, di The Tomb, film diretto da Mikael Hafström che vedrà proprio loro due, Sylvester Stallone ed Arnold Schwarzenegger, l’uno al fianco dell’altro, per la prima volta da ‘veri’ protagonisti. Nella speranza che la triste esperienza appena vissuta non finisca per ripetersi. Perché in quel caso dovremmo iniziare ad organizzare il funerale di un genere.