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The Lone Ranger: curiosità, clip, spot in italiano e note di produzione

Flop annunciato o più che probabile successo di pubblico? Ancora 36 ore e The Lone Ranger sarà realtà, tanto in Italia quanto negli Usa. Scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere sul nuovo kolossal Disney!

pubblicato 1 Luglio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 12:38

Finalmente ci siamo. 200 milioni di dollari di budget, una storia produttiva a dir poco complicata, tra disastri sul set, morti tra le controfigure e un leggero scetticismo da parte della stampa di settore, The Lone Ranger prepara lo sbarco in tutto il mondo, Italia compresa, grazie all’uscita nelle sale, datata mercoledì 3 luglio. 36 ore ancora e il kolossal western made in Disney diverrà realtà, dando vita alla scommessa firmata Jerry Bruckheimer, Gore Verbinski e Johnny Depp, ovvero il magnifico trio che quasi 10 anni fa fece partire il miliardario frachise legato ai Pirati dei Caraibi.

L’intenzione, con questo The Lone Ranger, è evidentemente quella di ripetere il tutto, ridando fiato ad un celebre personaggio a stelle e strisce, nato in radio e solo dopo approdato in tv, fino all’immancabile sbarco in sala. Oggi, in attesa di poter leggere la nostra recensione in anteprima, ecco arrivare una ricca sfornata di curiosità, legate proprio al set, all’impianto tecnico, alla storia del protagonista, affiancate da dietro le quinte, trailer e spot nella nostra lingua.

Tutto questo per dar forza ad un’avventura estremamente divertente, in cui il celebre eroe mascherato acquista una nuova dimensione. Il guerriero indiano Tonto (Johnny Depp) racconta la storia inedita che ha trasformato John Reid (Armie Hammer), un uomo di legge, in un leggendario giustiziere, trasportando il pubblico in un’epica girandola di sorprese in cui i due improbabili eroi, spesso impegnati in comici alterchi, combatteranno fianco a fianco contro l’avidità e la corruzione. Al fianco dei due trovano spazio anche Tom Wilkinson, nei panni del politico Latham Cole; William Fichtner, nel ruolo dell’acerrimo nemico di Tonto e del Lone Ranger, Butch Cavendish; il vincitore del Primetime Emmy Award Barry Pepper, nel ruolo dell’intransigente Capitano J. Fuller; James Badge Dale, nel ruolo del Texas Ranger Dan Reid, fratello maggiore di John; Ruth Wilson, nel ruolo della moglie di Dan e vecchia fiamma di John, Rebecca Reid; e Helena Bonham Carter, nel ruolo della proprietaria del saloon Red Harrington, dai modi coloriti e con una gamba sola.

Ed ora, buona lettura.

Curiosità

– Due comparse vestite nei costumi dell’epoca per la sequenza della Fiera del Selvaggio West erano Ann Simon e la sua bambina di 10 anni Jenna Jewell Simon, rispettivamente la nipote e la pronipote di James Jewell, che ha diretto la primissima trasmissione della serie radiofonica de Il Cavaliere solitario il 30 gennaio 1933, e molte altre in seguito.

– Tra i consulenti tecnici specializzati incaricati di lavorare con il cast c’erano un’esperta pistolera Keith Meriweather, che ha dato dimostrazioni sulle finezze nell’impugnare una pistola, come estrarre rapidamente e roteare; e Steve Brown, uno degli otto maestri di yo-yo riconosciuti a livello mondiale, che ha dovuto insegnare a Tom Wilkinson il modo caratteristico in cui il suo personaggio, Latham Cole, rotea, afferra e rilascia un orologio da taschino.

– A Rio Puerco, Nuovo Messico, il sito scelto per le città di “Colby” e “Promontory Summit”, il vento era talmente forte che i membri della troupe lo hanno soprannominato “la sabbionaia del diavolo”. Folate di vento soffiavano in ogni direzione da 40 a 110 chilometri orari, costringendo la troupe a indossare sciarpe, bandana e occhiali per proteggersi. Per la fine della giornata, però, tutti erano ricoperti di polvere dalla testa ai piedi.

– Sia nella Monument Valley sia nel Canyon de Chelly, molti membri chiave del cast e della produzione, compresi Johnny Depp, Armie Hammer, James Badge Dale e Gore Verbinski – non vivevano nelle loro roulotte ma all’aperto, nel campo base, divertendosi con musica e fuochi notturni. Talvolta mangiavano pane fritto e stufati tradizionali cucinati da una famiglia Navajo locale, proprietaria della terra in cui si trovavano.

– Per girare nel Canyon de Chelly, un’altra pietra miliare naturale della Nazione Navajo, la troupe ha dovuto utilizzare veicoli locali da safari, che sono camion a quattro ruote motrici di sessant’anni fa risalenti alla Guerra di Corea, spiritosamente soprannominati dalla popolazione locale “Shake ‘n’ Bakes” (letteralmente: shakerati e cotti al forno).

– La gamba d’avorio di Red Harrington (Helena Bonham Carter) è stata disegnata dal consulente visivo Mark “Crash” McCreery e dall’illustratore Jim Carson, e poi realizzata dall’artista intagliatrice texana Linda Capstone. Hanno dovuto essere fabbricate tre versioni diverse, una delle quali equipaggiata dalla divisione effetti speciali di John Frazier con una canna di pistola mobile, fuoco, fumo e comandi pneumatici.

– La scenografa vincitrice dell’Academy Award® Cheryl Carasik ha ricevuto consigli sull’allestimento dei locali di Red Harrington dalla stessa Helena Bonham Carter, che interpreta la proprietaria del saloon. Tra le richieste della Carter per il set c’erano un paio di manette dell’epoca, frustini, libri di medicina coerenti con gli anni 1860 e alcuni libri osé che mostravano poco più di spalle scoperte.

– Per una scena in cui Lone Ranger galoppa a tutta velocità attraverso un vagone passeggeri in groppa a Silver, sparando con la sua sei colpi dal cane in perla, mentre i passeggeri cercano disperatamente un riparo, il coordinatore degli stunt Tommy Harper ha ingaggiato i leggendari stunt Terry Leonard, Hal Burton, Mic Rodgers, Randy Hice, Mike Runyard, Donna Evans e Lisa Hoyle, molti dei quali di seconda o terza generazione nel campo e discendenti di acrobati di scena che avevano lavorato durante gli Anni d’Oro di Hollywood, quando il Western era all’apice del suo successo.

– Per una sequenza che ritraeva la costruzione della Ferrovia Transcontinentale, il coordinatore incaricato dei treni Jim Clark e gli esperti della società ferroviaria Gandy Dancer hanno dovuto istruire le cento comparse che interpretavano gli operai della ferrovia nei numerosi compiti necessari a costruire una ferrovia: trasportare binari e traversine, posare arpioni, stringere giunti, scavare la massicciata, riempire i tender dell’acqua, guidare le squadre di muli e occuparsi della supervisione.

– Per una scena in cui una locomotiva deragliata arriva pericolosamente vicino a schiantarsi su Tonto e John Reid, il supervisore agli effetti speciali John Frazier e il suo coordinatore Jim Schwalm e la loro squadra hanno montato una locomotiva di oltre 11 tonnellate su una piattaforma girevole di quasi 2 tonnellate che, azionata da cavi, vorticava e si ribaltava giù per una rotaia di 4,5 tonnellate.

– Per rendere adeguatamente vecchio il guardaroba, Penny Rose e la sua squadra hanno utilizzato una serie di tecniche innovative, ad esempio mettendo gli indumenti in una betoniera con dei ciottoli, usurandole con grattugie e, di tanto in tanto, sottoponendo i materiali alla fiamma ossidrica!

UN’EREDITÀ RINATA

Ottant’anni dopo il loro primo ingresso nell’immaginario collettivo, i personaggi classici del Cavaliere solitario e Tonto continuano a rimanere stabilmente inseriti nel contesto culturale americano. “C’è qualcosa in questi personaggi che ha affascinato ogni generazione fin dalla loro invenzione”, nota il produttore Jerry Bruckheimer. “Sono cresciuto a Detroit e gli spettacoli radiofonici e televisivi de Il Cavaliere solitario hanno fatto parte della mia adolescenza, come di milioni di altri”. Radio, televisione, cinema, fumetti, libri, romanzi illustrati e videogame: la popolarità costante di questi personaggi, icone d’America, rappresenta un continuum che conferma il fascino che da sempre il pubblico subisce nei loro confronti. Il programma si fece strada per la prima volta sulle onde radio per gentile concessione della radio WXYZ di Detroit, Michigan, il 30 gennaio 1933. Il proprietario della stazione, George W. Trendle, voleva un Western che affascinasse il pubblico dei bambini. Il personaggio da lui creato era retto, onesto e una figura autoritaria che i bambini potessero ammirare. Così era nata l’idea del Cavaliere solitario, passata poi a Fran Striker, uno sceneggiatore di Buffalo, e al direttore del personale della stazione radio, James Jewell.
Jewell continuò a dirigere la serie radiofonica Il Cavaliere solitario per tutto il 1938, quando ormai era un fenomeno nazionale. Il suocero di Jewell era proprietario del Campo Kee-Mo-Sah-Bee a Mullet Lake, in Michigan, che divenne così l’ovvia ispirazione linguistica per il nome che Tonto diede al suo amico, il Cavaliere Solitario (Tonto fu inserito in undici episodi della serie). Si pensa che il nome del campo derivi da una parola Ojibwe, “giimoozaabi,” tradotto come “esploratore fidato” o persino “chi sceglie un percorso diverso dal normale”. Anche il nome Tonto potrebbe derivare da un’altra parola Ojibwe, “N’da’aanh-too” (pronunciato “Nda-n-to”) che significa “selvaggio” o “cambiare”. Jewell suggerì anche la “Ouverture del Guglielmo Tell” di Gioachino Rossini come tema musicale del programma.
Ci furono 2.956 episodi radiofonici de Il Cavaliere solitario (l’ultimo nuovo episodio venne trasmesso il 3 settembre 1954), una storia lunga 21 anni che di fatto coincise con l’omonima serie televisiva di grandissimo successo interpretata dal vigoroso Clayton Moore come protagonista e il maestoso Jay Silverheels nel ruolo di Tonto. Questo programma, che divenne un fenomeno internazionale, cominciò a essere trasmesso sulla ABC nel 1949 e continuò fino al 1957.
L’enorme popolarità dello show diede vita anche a due lungometraggi teatrali, Il cavaliere senza volto (1956) e Il cavaliere azzurro della città dell’oro (1958).
Ma ora è giunto il momento che Johnny Depp e Armie Hammer appongano il loro marchio indelebile su Tonto e Lone Ranger. Se da un lato rispettano alcune delle tradizioni stabilite negli ultimi ottant’anni, dall’altro interpretano i personaggi senza paura per una generazione tutta nuova.

LA CREAZIONE DELLA STORIA

Come nel caso di molti progetti ambiziosi, è stata una strada lunga e tortuosa quella per realizzare una nuova versione di The Lone Ranger. Ma né il produttore Jerry Bruckheimer né il regista Gore Verbinski sono uomini facili da dissuadere una volta che i loro cuori e le loro menti hanno scelto un obiettivo. “Sapevamo che era arrivato il momento di far rinascere The Lone Ranger e il genere western” afferma Bruckheimer, “proprio come Gore e io sapevamo che era arrivato il momento di risuscitare i film sui pirati quando abbiamo sviluppato per la prima volta Pirati dei Caraibi per il grande chermo dieci anni fa. C’è un motivo per cui il pubblico ha apprezzato questi personaggi e questi generi per decenni e noi sapevamo che se li avessimo reintrodotti in modo fresco ed entusiasmante, si sarebbe innamorato di loro ancora una volta”.
Verbinski era interessato a dirigere The Lone Ranger solo se si fosse ripresa la storia classica rinnovandola completamente. “Penso che se sei un fan della serie TV originale” racconta Verbinski “rimarrai sorpreso dal film, perché tutti conoscono quella storia e non è la storia che raccontiamo noi. Noi raccontiamo la storia dalla prospettiva di Tonto, come Don Chisciotte raccontato dal punto di vista di Sancho Panza. Oserei dire che nel suo centro, la nostra versione è un buddy film avventuroso d’azione con molta ironia e umorismo e abbastanza singolare da renderlo completamente diverso”.
Per scrivere la versione rinfrescata di questa storia leggendaria, i produttori hanno ingaggiato la brillante squadra di sceneggiatori formata da Ted Elliott e Terry Rossio, che avevano anche scritto tutti i quattro film di grandissimo successo dei Pirati dei Caraibi, di cui i primi tre sono stati il risultato della collaborazione tra Jerry Bruckheimer e Gore Verbinski, e Justin Haythe, che ha scritto Revolutionary Road per Sam Mendes.
Commentando la storia, il produttore Jerry Bruckheimer afferma: “Questa è la storia di come John Reid diventa Lone Ranger” aggiunge Bruckheimer “ma nel contesto di una ‘drammedia’ tra due personaggi dalle origini completamente diverse, che all’inizio della storia sono davvero ai ferri corti e poi, nel corso del loro rapporto, arrivano a una sorta di legame irrequieto. La nostra versione è ricca di emozione, avventura, dramma, commedia, spettacolo e sentimento. E, grazie alla visione di Gore, è anche grandiosa”.
Bruckheimer era elettrizzato all’idea che il suo partner del franchise di Pirati dei Caraibi Gore Verbinski facesse parte della squadra per The Lone Ranger. “Gore è un regista di incredibile talento, qualcuno che racchiude tutto in sé. A volte succede di trovare un regista che sa fare bene la commedia ma non l’azione oppure che sa fare solo l’azione” afferma Bruckheimer. “Gore è uno dei pochissimi registi in grado di fare tutto: azione, dramma, commedia, animazione, tutto lo stesso stile brillante. È un grande visionario e non permette che qualcosa gli impedisca di creare sequenze mai viste prima, e in qualche modo trova il modo di girarle con il massimo effetto”.

CASTING & PERSONAGGI

L’interesse di Johnny Depp per il ruolo di Tonto in The Lone Ranger si è manifestato molto presto, quando l’idea stava ancora prendendo forma nella mente di Jerry Bruckheimer. Depp, alla sua maniera tipica, immaginava che il modo migliore per mettere in moto le cose fosse entrare nel personaggio di Tonto. Ha chiesto l’aiuto di due buoni amici, il makeup artist Joel Harlow e il fotografo Peter Mountain, e si è messo a creare la sua versione personale di come Tonto dovesse apparire, nella speranza di convincere Bruckheimer e lo studio, Disney, a dare semaforo verde al progetto. Depp, si sa, è un maestro del travestimento e un fantastico caratterista, oltre a essere tra gli attori più amati di Hollywood. Ha basato l’aspetto di Tonto su un quadro che aveva visto di un guerriero nativo americano, aggiungendo un suo tocco personale e unico.
Il risultato era spettacolare e ha convinto Bruckheimer, e naturalmente i Disney Studios, che era arrivato il momento che Lone Rangere Tonto tornassero a cavalcare sullo schermo.
Come racconta Jerry Bruckheimer, “Johnny Depp crea personaggi stupefacenti, non importa in quale film compaia. Il suo Tonto sarà diverso da qualsiasi Tonto si sia visto prima d’ora. Ha un aspetto completamente diverso, trasmette un’impressione totalmente diversa. Persino noi non sappiamo cosa farà finché non accendiamo le telecamere, ma sappiamo che sarà divertente e molto interessante”.
Depp ha pensato con precisione a come voleva che fosse rappresentato il personaggio di Tonto. Ricorda quando da ragazzo guardava le repliche della serie televisiva e promette che il suo Tonto sarà un compagno alla pari per Lone Ranger, di certo non sarà una semplice spalla, e onorerà la nobile tradizione guerriera del suo retaggio di nativo americano.
“Il Cavaliere solitario era uno dei programmi che si guardavano regolarmente da bambini in televisione. Lo guardavo e mi identificavo sempre con Tonto” afferma. “E anche da bambino mi sono sempre chiesto perché l’indiano dovesse essere la spalla”.
“E non è che il Cavaliere solitario mancasse di rispetto nel modo in cui trattava Tonto, ma pensavo ‘Perché è sempre lui che deve andare e fare questo e quello? Perché non è lui l’eroe?’. Così questa è una cosa che mi è sempre rimasta in testa. Da piccolo mi è stato detto che la nostra famiglia ha un po’ di sangue indiano nelle vene… chissà quanto, magari molto poco, non so”.
“Così, quello che volevo fare era interpretare questo personaggio non come la spalla di Lone Ranger. Volevo interpretarlo come un guerriero e come un uomo di grande integrità e dignità. È il mio piccolo contributo nel cercare di rimediare agli errori che sono stati commessi in passato”.
Con Johnny Depp già ingaggiato nel ruolo di Tonto, i produttori erano alla ricerca del perfetto John Reid alias Lone Ranger. Jerry Bruckheimer e Gore Verbinski hanno subito intuito che il tanto ricercato ruolo di Lone Ranger era fatto su misura per un attore giovane, di incredibile talento e di bell’aspetto di nome Armie Hammer. Grazie al segno lasciato a Hollywood con la sua interpretazione nei panni dei gemelli Winklevoss nel film di David Fincher The Social Network e insieme a Leonardo DiCaprio nel film di Clint Eastwood J. Edgar, Bruckheimer e Verbinski se lo sono assicurato per The Lone Ranger proprio al momento giusto.
Descrivendo Armie Hammer, il regista Verbinski afferma: “Quando incontri Armie, capisci subito che nel suo corpo non c’è un solo osso cinico o smaliziato. Armie ha una sorta di grande, cieco ottimismo nel modo in cui osserva il mondo. Avevamo proprio bisogno di qualcuno che fosse credibile nella sua difesa d’idee di altri tempi”. Parlando della sua esperienza lavorativa con Hammer, Johnny Depp afferma “Innanzitutto, Armie è un grande. È molto brillante, rapido e intelligente con un grande senso dell’umorismo e un talento immenso. Si è impegnato nell’interpretare Lone Ranger come un ‘uomo bianco’ onesto e ingenuo, ed è esattamente così”.
“Armie è un giovane attore che sta facendo carriera e sembra una classica star del cinema e, cosa più importante, ha la stoffa per farcela” continua Depp. “Così ha impegnato tutto se stesso in questo ruolo: l’ha interpretato alla perfezione, ha il senso dell’umorismo giusto e non voleva interpretarlo come un ‘duro’ quale era. È stato fantastico lavorare insieme a lui e sento di aver trovato davvero un buon amico in Armie”.
Gli altri membri del cast di The Lone Ranger incarnano l’eccellenza. Tom Wilkinson, che interpreta il politico e costruttore della ferrovia Latham Cole, è riconosciuto come uno degli attori britannici più validi e versatili, con le sue due nomination all’Academy Award® (per In the Bedroom e Michael Clayton) e le quattro nomination al Golden Globe®, vincitore per la sua interpretazione nel ruolo di Benjamin Franklin nella miniserie della HBO John Adams. “Latham Cole è, in un certo senso, uno dei padri dell’America com’è oggi”, spiega Wilkinson del suo personaggio. “Oggi sarebbe definito un capitalista di ventura. Per Cole, costruire la Ferrovia Transcontinentale non è solo un’opportunità per fare soldi, ma anche la sua visione di una grandezza unificata. Ma Cole non è sempre complicato nel modo in cui ottiene ciò che deve ottenere, ma credo che lo sia stato sempre. Le persone che hanno una visione grandiosa non sono riluttanti a calpestare i diritti legali di altre persone”.
William Fichtner ha assunto il ruolo del fuorilegge Butch Cavendish, acerrimo nemico di Lone Ranger e un personaggio noto a tutti i fan di questa leggenda. Nel corso degli anni, Fichtner si è creato una grande reputazione per la sua versatilità e il suo repertorio. Irriconoscibile nei panni di Cavendish, Fichtner è comunque riuscito a trovare un centro nel suo personaggio che ne fa più che un semplice mostro. “A volte interpreto persone dal carattere rude, ma cerco sempre di trovare qualcosa che li renda reali. Cavendish è piuttosto semplice nei suoi processi mentali su quello che vuole, ma è intelligente e concentrato. Credo si possa affermare che tra tutti i personaggi sorprendenti protagonisti di questo film, l’ultima persona che si vorrebbe incontrare in un vicolo buio sia Cavendish. Penso che nemmeno Cavendish vorrebbe incappare in se stesso”.
Il vincitore dell’Emmy Award® Barry Pepper è il Capitano Fuller. Nelle ricerche per questo ruolo Pepper ha studiato i più famosi “rivali degli indiani” della fine del XIX secolo, come George Armstrong Custer, Ranald Mackenzie e Phillip Sheridan. “Erano uomini molto esuberanti ed egocentrici, che parlavano con ostentazione piena di vanagloria, con in testa obiettivi ancora più altezzosi. Si possono quasi sentire gli slogan e i discorsi delle campagne agitarsi nella mente di Fuller. L’ho visto come un pavone vanitoso travolto dal compito grottesco di sbarazzarsi degli indiani spingendoli fuori dalle praterie, un Cavaliere nella mascherata del progresso”.
La determinazione dei produttori nell’associare i migliori talenti possibili ai loro ruoli specifici ha pagato ancora con la scelta del newyorkese James Badge Dale nei panni di Dan Reid, un Texas Ranger il cui duro carattere di frontiera è in netto contrasto con quello di suo fratello John, raffinato e molto istruito. “Dan Reid è il fratello maggiore di John, è più meschino e stanco della vita” racconta Dale del suo personaggio. “Ci sono molte sfumature di grigio nella visione del mondo da parte di Dan, e forse in un altro mondo e in un altro tempo avrebbe anche potuto passare tra le fila dei fuorilegge. Il bene e il male non sembrano più così distinti per lui”.
L’attrice britannica Ruth Wilson fa il suo debutto nel cinema americano con The Lone Ranger. “Quando Ruth è arrivata al provino, ci ha semplicemente travolto” afferma Verbinski. “È stata migliore di moltissimi altri e l’ha dimostrato a tutti. Sarà una grandissima stella del cinema”.
Commenta la Wilson: “Lavorare in The Lone Ranger è stato epico in ogni senso della parola: la portata della produzione, lo scenario, la qualità dei talenti coinvolti a ogni livello. Come vedrete è un western che passa dall’umorismo assurdo al sentimento tremendamente serio, il tutto in un momento affascinante della storia americana. Per me è stata un’opportunità a cui non ho potuto resistere e un’esperienza che non dimenticherò mai”.
Helena Bonham Carter si è unita al cast nel ruolo di Red Harrington per un’ottima ragione: “La ragione per cui ho voluto fare il film è data dal fatto che non mi è mai stato proposto di interpretare una maitresse del Sud con una gamba di legno in un western”, racconta la due volte candidata all’Oscar®. Un altro richiamo ad accettare il ruolo potrebbe essere stata l’opportunità di lavorare ancora una volta con l’amico Johnny Depp, con cui in passato ha recitato in cinque film. La Bonham Carter descrive la colorita Red, dall’acconciatura esagerata e con la gamba intagliata, come “la proprietaria di un’attività esotica, che è anche mobile. Red segue la ferrovia man mano che viene costruita, perché tutti i suoi introiti vengono dagli operai. È una donna pragmatica, schietta e di grande potere”.
Il vasto cast di comparse per The Lone Ranger è stato selezionato con estrema meticolosità da diversi settori delle comunità di attori, americane e internazionali. Sono stati scelti due attori diversi per interpretare i guerrieri Comanche che affrontano un futuro incerto: Saginaw Grant, un attore/educatore/attivista molto rispettato della Nazione Sac and Fox, Iowa, e della Nazione Otoe- Missouria, interpreta Capo Big Bear, che continua a essere un grande capo nonostante l’avanzare dei suoi anni e della ferrovia nel territorio Comanche; e Gil Birmingham, anche lui Comanche, interpreta Red Knee, il capo della guerra di Big Bear.

SI TORNA A SCUOLA …A SCUOLA DI COWBOY

Il cast e le comparse di The Lone Ranger hanno scoperto che se volevano essere cowboy, pistoleri o costruttori di ferrovie sullo schermo, dovevano tornare a scuola e avere ottimi maestri. Il “campo di addestramento del Lone Ranger” è iniziato tre settimane prima che Gore Verbinski dicesse “Azione” per la prima volta ed è stato frequentato dalla stragrande maggioranza del cast principale presso il ranch Horses Unlimited di Albuquerque. I loro insegnanti comprendevano stunt, mandriani, attrezzisti e armieri, e nessuno ha avuto vita facile, compreso colui che interpreta il personaggio che dà il nome al film. “Di fatto il campo di addestramento vede tutti gli attori muoversi come bambini di 6 anni” afferma Armie Hammer. “Cavalcare per due ore al giorno, lanciare il lazo per un’ora, sparare, cavalcare in una carrozza del treno, sellare e dissellare un cavallo. È stato un po’ come una full immersion. Dopo solo qualche giorno di addestramento, avevo cavalcato più di quanto non avessi fatto in tutta la mia intera vita”.
“Ciò che voleva Gore”, spiega il coordinatore degli stunt Tommy Harper, “era tenere un campo di addestramento dove di fatto insegnassimo a ogni attore come sparare con la pistola, come sellare e cavalcare, insieme ad altre operazioni. In questo modo conosciamo gli attori, quali sono le loro capacità e come garantire la loro sicurezza. La cosa più importante per me è assicurare che alla fine del film abbiano fatto tutti quello che potevano, in totale sicurezza, e concludere il film sani e salvi”. Sebbene l’addestramento sia iniziato prima dell’effettivo inizio delle riprese, Harper sottolinea che “è andato avanti fino alla fine. Proprio quando sai di sapere tutto, qualcosa va storto, perciò non permettiamo mai che si sentano troppo sicuri di sé”.
Ovviamente era essenziale che gli attori imparassero come maneggiare correttamente le armi da fuoco e a questo scopo erano sotto la supervisione esperta dell’armiere Harry Lu. “Anche se sparavano a salve” sottolinea Harper “si tratta comunque di una parte pericolosa dell’equipaggiamento che stavano maneggiando e noi dovevamo assicurarci che
sapessero come muoversi e come apparire credibili mentre la usavano”.
William Fichtner, che nel ruolo del prepotente massimo fuorilegge Butch Cavendish doveva sentirsi assolutamente sicuro con le sue armi, è stato felice di mettersi in mano agli esperti. “Con Harry Lu nei paraggi, mi trovo a mio agio con qualsiasi cosa, quando si tratta di armi da fuoco” afferma l’attore. “È difficile… la prima volta che tieni in mano quella pistola così pesante. Ma ogni volta che arrivavo sul set e vedevo Harry, gli chiedevo se potevo tenere la pistola un po’ di più e lui mi mostrava sempre qualcosa di nuovo da imparare”. Dopo un po’ Fichtner faceva roteare la pistola con grande e pericolosa maestria come si vede nella scena girata a Creede, Colorado. “Sai perché provi con tanta tenacia cose come questa?” chiede Fichtner. “Perché come attore, vuoi brevi momenti in cui metterti allo stesso livello di tutto quello che succede in questo film. Volevo che le mie mosse con la pistola fossero eccezionali quanto l’ambientazione e il set straordinari in cui giravamo a Creede”.
A insegnare il talento dell’equitazione c’era la formidabile squadra di mandriani del film sotto la supervisione del capo mandriano Clay Lilley e del caposquadra Norman Mull. “Chi sa andare a cavallo può osservare un attore e dire se quella persona è in grado di cavalcare” dice Harper. “Riesci a capirlo da come si avvicina al cavallo o da come monta e smonta. Quindi insegnare loro come avere l’aspetto giusto era fondamentale”. Norman Mull aggiunge: “Quello che cerchiamo di fare nei campi di addestramento è mettere gli attori a proprio agio con i cavalli, scegliere il cavallo giusto per loro e insegnare loro tutto ciò che è necessario per assicurarci che siano in grado di cavalcare. Alcuni attori avevano qualche esperienza precedente, compresi Armie Hammer e Ruth Wilson. “Sono caduto da qualche cavallo in passato” racconta Wilson ridendo “così ho pensato che fosse il posto giusto per imparare bene”. Alla Wilson è piaciuto essere l’unica donna al campo di addestramento. “Sì, mi è piaciuto, ero circondata da cowboy, è stato molto divertente. È stato un bel modo per capire il mondo di questo film”.
Hammer, normalmente impavido, era invece un po’ nervoso. “Sono stato a cavallo prima, ma pensavo ‘Questo animale è un essere pensante e la cosa mi rende un po’ nervoso. Cosa succede se vede un coniglio?’. Ma non ti danno molta scelta: ti mettono su un cavallo e ti dicono ‘Vai, cavalca’. È stato un divertimento continuo per tre settimane”.
Anche per gli altri attori principali il campo di addestramento è stato uno sballo, anche se ne riconoscono la durezza. James Badge Dale, il newyorkese che nel film interpreta il duro Texas Ranger Dan Reid, ha dovuto mettere le carte in tavola per quanto riguarda le sue capacità equestri la prima volta che ha incontrato Jerry Bruckheimer e Gore Verbinski. “Non avevo ancora avuto la parte e ho avuto un incontro con loro due. Jerry sedeva tranquillo, come fa spesso, osservando e ascoltando con attenzione. Gore mi ha chiesto se sapevo andare a cavallo. Ho provato a tirare in lungo, ma alla fine ho detto ‘Gore, mi dispiace, non ho la minima idea di come andare a cavallo. Vengo da New York City!’ Poi Jerry improvvisamente ha iniziato a ridere e ha detto ‘Sei la prima persona che è venuta qui e ci ha detto la verità!’. Poi Gore ha aggiunto ‘Va beh, imparerai’. E l’ho fatto. Ho imparato cose sui cavalli che non avrei mai pensato di imparare. Questi mandriani sono molto bravi in quello che fanno. Amano i loro cavalli e ti insegnano a rispettarli”.
Un contributo importante al campo di addestramento è stato dato dalla divisione attrezzi di Kris Peck, poiché era responsabile della fornitura dei finimenti per i cavalli degli attori che fossero coerenti con il periodo. Hanno personalizzato oltre ottanta selle Western, venticinque selle della Cavalleria statunitense e trenta selle dei Nativi americani. “Dobbiamo insegnare agli attori come togliere tutto e dare l’impressione di sapere quello che stanno facendo” spiega l’assistente attrezzista Curtis Akin. “Hanno ogni tipo di arnese che devono usare per le scene dell’accampamento, così quando arrivano devono scendere dai loro cavalli, togliere tutte queste cose, mettere le selle intorno al fuoco dell’accampamento e stendere il loro rotolo di coperte per accamparsi per la notte.

LA REALIZZAZIONE DI THE LONE RANGER

Con l’obiettivo di realizzare un film che superi ogni convenzione e aspettativa, ma che soddisfi il pubblico in modi che non si sarebbe mai aspettato, il produttore Jerry Bruckheimer e il regista vincitore dell’Academy Award® Gore Verbinski hanno iniziato a girare il film Disney/Jerry Bruckheimer The Lone Ranger il 28 febbraio 2012, ad Albuquerque, Nuovo Messico.
Il cast di grandi talenti — Johnny Depp, Armie Hammer, Tom Wilkinson, William Fichtner, Barry Pepper, James Badge Dale, Ruth Wilson e Helena Bonham Carter—è partito per un viaggio di sette mesi che per la produzione del film ha portato i protagonisti attraverso i diversi territori e climi di quattro stati del South West americano, più la California del Sud, facendo anche delle riprese stesse di The Lone Ranger una grande avventura.

Ha catturato i grandiosi scenari di The Lone Ranger il direttore della fotografia Bojan Bazelli (L’apprendista
stregone, Mr. & Mrs. Smith), con cui Verbinski ha lavorato in passato. Verbinski dice di Bazelli: “Nessuno capisce il
processo fotochimico meglio di Bojan. Capisce ciò che accade ai nostri occhi quando si illumina una stanza,
capisce cosa accade sul retro della lente quando colpisce l’emulsione e ora, a livello digitale, quando colpisce il chip. Penso che lo capisca meglio di chiunque. altro con cui abbia mai lavorato”.
Parlando dell’approccio visivo che lui e Bazelli hanno portato a The Lone Ranger, Verbinski dichiara: “Era cruciale che rimanesse realistico. Non volevamo in alcun modo che fosse così bello da apparire teatrale. La storia è già epica e lirica di per sé, ma se si decora eccessivamente penso che rischiamo di perdere un certo senso di integrità. Doveva apparire onesto… e anche un po’ rozzo”. Prima che le telecamere fossero accese per la prima volta su The Lone Ranger, il consulente Comanche del film, Wahathuweeka-William Voelker, e il suo socio Troy hanno eseguito una cerimonia tradizionale di benedizione sui terreni degli Studios di Albuquerque. All’interno, su tre palcoscenici, dovevano essere girate le sequenze che prevedevano vagoni ferroviari, un tendone per la Fiera del Selvaggio West e i sontuosi interni del locale dello Spettacolo itinerante di Red.
Circa 60 chilometri a ovest di Albuquerque si trova Rio Puerco, dove la produzione ha costruito dal nulla i set per le cittadine di Colby e Promontory Summit. Fatta eccezione per alcuni soggiorni temporanei nella Monument Valley e nel Canyon de Chelly nella Nazione Navajo, Rio Puerco ha ospitato le operazioni della produzione per i tre mesi successivi.
La mattina del 12 aprile, la produzione si è spostata nella Monument Valley per iniziare a girare prima dell’alba. Il sole è spuntato al segnale di azione dalla catena montuosa nota come John Ford Point per un’immagine di Lone Ranger e Tonto a cavallo, proprio a margine dell’inquadratura. In corrispondenza della meravigliosa sezione della Monument Valley chiamata North Window, la produzione ha avuto l’onore di una visita da parte dei capi della Nazione Navajo, che ha dato il benvenuto al primo importante lungometraggio girato nella Monument Valley in oltre dieci anni.
Di lì, la troupe si è diretta attraverso la Nazione Navajo fino al Canyon de Chelly lungo un sentiero serpeggiante di oltre 100 chilometri. Canyon de Chelly è un altro sito Navajo di grande importanza storica e spirituale, sotto la supervisione del Servizio dei Parchi Nazionali. Qui per sei giorni Verbinski ha girato la sequenza cruciale dell’imboscata del Bryant’s Gap, nei recessi più profondi del luogo.
Dopo essere tornati a Rio Puerco per altre riprese, la troupe ha subito un drastico cambiamento di scenario quando la produzione si è spostata 430 chilometri a nord di Albuquerque nella cittadina di montagna di Creede, Colorado, per tre settimane di riprese. La storica e pittoresca cittadina di Creede fu l’ultima città del boom economico in Colorado sulla scia delle miniere di argento della fine del XIX secolo. Il villaggio vanta un’affascinante storia di violenze e disordini, che nel fiore dei suoi giorni di gloria grazie alle miniere attirò personaggi sgradevoli come Soapy Smith e Robert Ford. The Lone Ranger ha approfittato dello storico passato di Creede per la costruzione della sua Sleeping Man Mine appena a nord del centro della città, tra le rovine della vera Amethyst Mine.
“È davvero autentica” afferma Jerry Bruckheimer, “una parte bellissima del Colorado. Ma portarci tutte le nostre attrezzature non è stato facile, compreso un treno intero. Non è mai facile muoversi nelle piccole città e trovare una sistemazione per un’attività così grande. Ma quando vedrete il film, ne vedrete l’autenticità ed è questo l’aspetto meraviglioso di questo film. Ci troviamo in luoghi reali, senza ricorrere a troppa CGI. In molti film di questi tempi gli ambienti sono creati in modo artificiale. Qui è tutto vero”.
Il Colorado River a Moab, Utah, ha offerto la location successiva, dove Johnny Depp, molto esperto in scene nell’acqua grazie ai film Pirati dei Caraibi, si è ritrovato ancora una volta fradicio (insieme a tutta la troupe). Poi ancora sulle cime, con le riprese presso due delle più favolose location di Moab, Fossil Point e Dead Horse Point. E sebbene Fossil Point sia noto anche come Thelma & Louise Point, il punto in cui le due fuorilegge si lanciano con l’auto da una scarpata nel finale del famoso film di Ridley Scott, l’aggiunta di un treno a grandezza naturale, un campo degli operai e 154 comparse in costume lo ha reso praticamente irriconoscibile. Dead Horse Point era il luogo dove si trovava la Piattaforma dello Spirito sull’orlo dello strapiombo, sulla quale John Reid
si sveglia dopo essere stato salvato da Tonto. “Si trattava di una struttura traballante alta circa 5 metri” ricorda Armie Hammer, “e quando ero in piedi su quella cosa, la piattaforma oscillava di 1 metro. Poi, guardando giù, ho capito che sarei caduto per circa 600 metri prima di schiantarmi sul fondo del canyon. È stato uno sballo!”. Dopo un giorno di riprese ancora nella Nazione Navajo a Shiprock, una stupefacente formazione rocciosa di 482 metri, la troupe si è spostata nella successiva base operativa, Santa Fe, Nuovo Messico. Oltre a girare le scene dell’Inferno su ruote e della Fattoria Reid nella vicina Lamy, Verbinski ha trovato altri modi per sfruttare la topografia variegata e spesso sorprendente della regione. Le ostili e lunari rocce di Plaza Blanca sono state magistralmente scelte come location per “Valley of Tears” per le scene con Ruth Wilson, William Fichtner e la Banda di Cavendish. Invece, la magnifica Riserva Nazionale di Valles Caldera, un’immensa vallata erbosa che si estende per 20 km nel cratere di un vulcano, è stata utilizzata per l’installazione di un villaggio di guerrieri Comanche. Sono state utilizzate anche le Gilman Galleries, un sito ideale per altre manovre di movimentazione dei treni. E le altezze delle Pajarito Mountains hanno offerto il luogo suggestivo per un’ultima resistenza dei coraggiosi guerrieri Comanche. A metà agosto la produzione ha fatto nuovamente i bagagli per tornare ad Albuquerque per una settimana di riprese, prima di spostarsi 250 chilometri più a nord, oltre Taos, e 2600 metri più in alto sulle montagne di Angel Fire, Nuovo Messico, per 17 giorni di riprese dei paesaggi. Quest’ultima tappa è stata occupata quasi interamente con manovre di movimentazione dei treni ad alta quota e da uno spettacolare scontro progettato dal coordinatore degli effetti speciali John Frazier e la sua squadra.
Johnny Depp e Armie Hammer hanno completato la scena finale del film giovedì 28 settembre 2012 e giustamente erano insieme nella stessa inquadratura invece che essere ripresi separatamente. Quando Gore Verbinski ha gridato “Stop!” hanno alzato le braccia in segno di vittoria alla volta del regista, Jerry Bruckheimer e il resto della troupe.
Ma c’era ancora un ultimo viaggio da fare per il resto della troupe, 280 chilometri a nord verso il deserto di Lone Pine, California, dove era stato eretto un secondo accampamento Comanche per gli ultimi due giorni di riprese.

LA DIVISIONE ARTISTICA: RICOSTRUIRE IL WEST

Gli scenografi di grade talento coinvolti in questo film Jess Gonchor (L’arte di vincere, Il Grinta) e Mark “Crash” McCreery (Rango, Pirati dei Caraibi: la maledizione della prima luna) vantano un personale molto numeroso, composto da sei direttori artistici, due illustratori, un artista scenico, diversi storyboard artist, due graphic designer, due modellisti, un coordinatore della ricerca, un assistente di produzione della divisione artistica e 274 membri della squadra di costruzione, ma qualche volta McCreery voleva semplicemente fare le cose per conto suo. Per esempio, ha intagliato a mano i petroglifi dei Nativi Americani che decorano la cornice in legno attorno al diorama del tendone della Fiera del Selvaggio West e ha dipinto personalmente i simboli che compaiono sulle pareti della galleria ferroviaria lunga 60 metri costruita a Creede, Colorado.
“Crash è un vero cane sciolto” afferma Jerry Bruckheimer, “con un’immaginazione e un’energia illimitate. Abbiamo avuto la fortuna di lavorare con Crash come creature designer in molti film e per lui era davvero arrivato il momento di fare un passo avanti e mostrare tutte le sue abilità”.
Le sfide scenografiche poste da The Lone Ranger comprendevano la progettazione di molti set imponenti in cui potessero snodarsi il dramma, la commedia e l’avventura del film. C’erano 12 strutture di dimensioni reali, compresa la città fittizia di Colby costruita a Rio Puerco, quasi tutte con quattro pareti, compresa una stazione ferroviaria, una stalla, un saloon, un affittacamere, una banca, un ufficio dello sceriffo e diversi negozi, con 8 chilometri di binari ferroviari a circondare la città costruiti appositamente per il film.
Costruito vicino al set di Colby a Rio Puerco c’era il set per un’altra città, Promontory Summit, il sito storico dove i treni della Union Pacific e della Central Pacific si scontrano frontalmente dopo il completamento della Ferrovia Transcontinentale. Promontory Summit, quella costruita per il film, dà una sensazione molto diversa rispetto alla più decadente Colby; è costruita in modo più solido con legno e mattoni, a indicare maggiore prosperità e una storia più lunga.
Il lato più selvaggio di Crash McCreery è stato messo a dura prova con i suoi progetti per l’“Inferno su ruote”, una città di tende mobili ispirata da numerose cittadine che spuntavano dal nulla, realmente esistite nel XIX secolo, che segue gli operai che stanno costruendo la Ferrovia Transcontinentale. La città di tende ha il suo fulcro negli interni sontuosi dell’edificio più grande e più importante, lo Spettacolo itinerante di Red.
Il set colorato e meravigliosamente bizzarro dell’Inferno su Ruote è stato prefabbricato nei laboratori artistici di Albuquerque per cinque settimane e poi, nel corso di altre sei settimane, è stato montato tra le colline di Lamy, Nuovo Messico. Il risultato finale è una fantastica cornucopia popolata da una splendida e bizzarra combinazione di incantatori di serpenti, fenomeni da baraccone, mangiatori di fuoco, mercanti di tè, medici che curano disturbi intestinali, dentisti improvvisati, fanatici religiosi e operai della ferrovia. Tutto questo gozzoviglio è allestito sullo sfondo di tende, palchi e banchetti sontuosi, guidati dagli esterni imponenti dello Spettacolo itinerante di Red.
“L’Inferno su Ruote era una sorta di incarnazione di ogni spettacolo e di ogni fantasia sul Vecchio West” afferma McCreery. “Qualsiasi desiderio o fantasia poteva realizzarsi lì. E gli oggetti di scena di Cheryl Carasik erano spettacolari, riempivano la strada da un lato all’altro con ogni oggetto immaginabile”. Il set per gli ampi interni del locale di Red in realtà era stato costruito e montato mesi prima su un palcoscenico degli Studios di Albuquerque. Le pareti traballanti del chiassoso saloon di Red sono decorate con bottiglie di alcolici, cartoline e pubblicità autentiche del periodo, oltre al cartello che riporta le “Regole della casa di Red”.
A un tiro di schioppo dall’Inferno su Ruote c’era il set, molto più sobrio, della Fattoria Reid, una fetta della classica America, con la sua fattoria in legno e pietra e il grande granaio di legno, confinante con le stalle e i recinti per gli animali. “È uno dei set più realistici che abbiamo costruito” rivela McCreery, “e sembra che siano stati lì per tanto tempo. Ma è stato costruito in poche settimane e abbiamo dovuto incendiarla da un giorno all’altro!”.
Un altro dei set più affascinanti dal punto di vista scenografico è stato quello della Sleeping Man Mine, costruito a Creede, Colorado. Il set era stato progettato per fondersi con gli edifici storici cittadini realmente esistenti della miniera di argento del XIX secolo, ma con nuove strutture elaborate. Queste comprendevano una galleria ferroviaria lunga 60 metri con un fronte roccioso (artificiale) alto 12 metri, un chilometro e mezzo di binari ferroviari, binari sopraelevati e supporti per i carri minerari e baracche per i minatori che, sebbene di nuova costruzione, sembravano abbastanza vecchi da sfasciarsi in qualsiasi momento.
A fornire i personaggi di un formidabile arsenale e un gran numero di accessori ci ha pensato l’attrezzista Kris Peck e il suo socio, l’armiere Harry Lu. Dalle famose pistole con il calcio in perla di Lone Ranger caricate con pallottole d’argento, alla gamba d’avorio di Red Harrington e l’orologio da taschino di Latham Cole, questi oggetti relativamente piccoli hanno avuto tutti un ruolo cruciale nella storia. Peck voleva anche assicurarsi che quegli accessori chiave per gli eroi avessero il giusto aspetto attempato, in linea con l’approccio di Verbinski al contesto grezzo del film. “La storia è nell’oggetto quando lo guardi” fa notare Peck. “Gore mi ha detto chiaramente che ci sarebbero stati quattro o cinque accessori che avremmo visto ingranditi da una parte all’altra dello schermo, e il distintivo e la pallottola d’argento di Lone Ranger sono due di questi. Dovevano apparire come se fossero stati fatti a mano e non in una fabbrica di oggettistica”.
Curiosamente, l’accessorio principale di Tonto è probabilmente la sacca in pelle con perline in cui conserva diversi totem e, cosa ancora più importante, i semi per il corvo che adorna il suo copricapo. Non porta armi da fuoco, solo due coltelli. Ma molto probabilmente l’accessorio più notevole di Peck, sicuramente il più originale, è la protesi d’avorio per la gamba di Red Harrington, che nasconde anche un’arma da fuoco. “Red è l’espressione vivente di come trasformare uno svantaggio in un vantaggio” afferma Helena Bonham Carter, che interpreta questo personaggio pittoresco. “Nascondi una pistola nella tua gamba finta e proteggi le tue ragazze. È rafforzata dalla sua perdita, non svantaggiata”.

STUNT: IL MONDO DI HARPER

I sette mesi di riprese hanno visto lo Stunt Supervisor Tommy Harper e la sua squadra impegnati a realizzare acrobazie impossibili, molte delle quali all’interno e sul tetto dei treni per
le sequenze d’azione spettacolari che infarciscono il film.
“I treni sono fantastici perché sono reali” dichiara Harper. “Su quei treni non abbiamo fatto niente al di sotto dei 50 chilometri orari, di solito intorno ai 65. Sul tetto dei vagoni abbiamo previsto percorsi speciali così che gli stuntman potevano correre lungo i tetti ma essendo sempre legati al treno con una corda di sicurezza, che il pubblico ovviamente non vede, in modo che se fosse successo qualcosa non sarebbero caduti.”
Harper e la sua squadra erano costantemente impegnati in controlli di sicurezza per garantire, al meglio delle loro possibilità, che l’azione, sebbene pericolosa, non superasse certi limiti. Oltre alla sua fantastica squadra di stuntman, Tommy Harper ha avuto la fortuna di trovare due star e molti attori non protagonisti che amano tantissimo fare personalmente la maggior parte possibile delle loro acrobazie. Per Johnny Depp, questo ha significato correre sul tetto di vagoni in corsa e passare molto tempo in groppa al cavallo. “Johnny è fantastico” dice Harper. “La cosa più bella è che gli dici qualcosa e lui ti risponde ‘Okay, sì, ho capito’. E Johnny va a fare esattamente quello che gli hai detto”.
Giovane, atletico e dallo spirito avventuroso, Armie Hammer era sempre all’altezza di tutto in fatto di acrobazie e cavalcate e Tommy Harper ha sfruttato appieno l’entusiasmo dell’attore. “Gli ho detto che se questa faccenda della recitazione non dovesse avere successo potrebbe venire a lavorare con me quando vuole, perché ha fatto un lavoro fantastico con tutte le acrobazie che gli ho proposto”.
Un altro attore protagonista a completare un grande lavoro acrobatico è stato William Fichtner nel ruolo di Butch Cavendish. “Bill ha davvero abbracciato il personaggio” fa notare Harper, “uno dei migliori cattivi del cinema che abbia mai visto. In una scena, salta sul suo cavallo da un treno in corsa ed è davvero lui a farlo”.
Stranamente Fichtner ha trovato quella incredibile acrobazia molto meno spaventosa delle manovre di movimentazione dei treni. “Tutto quello che posso dirvi è che saltare da un treno che corre a 50 chilometri orari su un cavallo lanciato al galoppo e atterrare su una sella vuota non è stato neanche minimamente snervante come stare in piedi sul tetto di un treno che corre su una curva!”.
Ma non si sono divertiti solo i maschietti del cast. “Ruth Wilson è sorprendente” conferma Harper. “Lei è un’altra che potrebbe fare la stunt. È impavida e brillante. Non solo si butta anima e corpo nelle cose, ma pone anche le domande giuste. Ho visto Ruth appesa a testa in giù sul lato del treno con la testa che sfiorava le ruote. Aveva visto quali erano i parametri e si è sentita sicura mentre la spostavamo con le nostre manovre”.

SOPRA E FUORI DAI BINARI: I TRENI

Cosa accade quando un produttore e un regista hanno bisogno di tre treni americani del XIX secolo per molte delle scene d’azione più ambiziose mai viste in un film? “Li costruiamo” afferma Jerry Bruckheimer, “proprio come abbiamo costruito molte navi a grandezza naturale per i film dei Pirati dei Caraibi. Non ci sono sostituti per la realtà e visto quello che avevamo intenzione di fare con quei treni, la realtà era l’unica soluzione possibile”.
Il dilemma che Bruckheimer e Verbinski dovevano affrontare nella preparazione di The Lone Ranger era come riuscire nell’impresa monumentale di girare ciò che c’era nella sceneggiatura: nientemeno che una delle scene d’azione ferroviarie più complesse ed elettrizzanti mai concepite. Tra le possibilità c’erano la creazione di miniature, il ricorso alla CGI o l’utilizzo di treni dell’epoca ancora esistenti, ma i treni erano descritti così minuziosamente nella sceneggiatura e costituivano un elemento così importante della storia e dell’azione che solo la realtà avrebbe funzionato. “Quando incroci il genio esigente di Gore Verbinski, che conosce angolazioni, velocità, inclinazioni delle telecamere e la durata degli scatti, la faccenda si fa molto tecnica e specifica” spiega il responsabile di produzione Tom Hayslip. “Poiché i treni diventavano un elemento sempre più importante del film, abbiamo iniziato a chiederci come avrebbero potuto fare ciò che chiedevamo loro di fare. Come possono andare abbastanza veloci? Come possono arrestarsi abbastanza rapidamente? In un certo senso i treni sono diventati personaggi, proprio come la ‘Perla Nera’ nei film del franchise Pirati dei Caraibi. Erano vivi, respiravano, lavoravano… Alcune volte erano grandi, altre volte no. Ci siamo scervellati non poco quando ci siamo addentrati nella specificità di ciò che Gore voleva trarre da quei treni”.
La divisione dedicata ai treni di The Lone Ranger era coordinata prima da Jim Clark, che ha contribuito all’impresa con anni di conoscenza tradizionale, e poi da Jason Lamb e dall’assistente coordinatore ai treni Luke Johnson, con le sue conoscenze contemporanee tecniche e logistiche. La costruzione dei due treni da 250 tonnellate, e delle rotaie su cui correvano, è stata frutto di una notevole collaborazione tra molte delle divisioni del film e un’impresa tecnica di grande rilievo sotto ogni punto di vista. Originariamente, la produzione aveva previsto di utilizzare rotaie esistenti in una parte diversa del Nuovo Messico. Spiega Hayslip: “Avevano già iniziato la costruzione di Colby nella parte meridionale dello stato, scelta perché c’erano già alcuni binari che potevano essere utilizzati. Ma una volta esaminati abbiamo scoperto che avremmo dovuto ristrutturarli per poterci correre sopra fino a 50 chilometri orari, e anche costruire binari aggiuntivi e condividerli con la società mineraria che li possiede. Abbiamo immediatamente cambiato i piani e iniziato il processo di costruzione di binari e treni nostri”.
Le città di Colby e Promontory Summit sono state costruite con otto chilometri di rotaie tutto intorno a formare un ovale, oltre a qualche chilometro di doppia rotaia, così da consentire a Verbinski di girare sequenze dei treni affiancati. La costruzione di questi binari ha richiesto 16 settimane a Gandy Dancer, una società che si occupa di lavori di scavo e posa di rotaie con sede ad Albuquerque sotto la supervisione di Joey Hutchens.
Gandy Dancer ha trasportato 1.764.213 chilogrammi di binari da 10 metri, barre, traversine e piastre di fissaggio su 82 pianali colmi da Blythe, California. Una quantità enorme pari a oltre 27 tonnellate di bulloni, rondelle e scambi è stata spedita su due pianali da Kansas City e 182 tonnellate di fissaggi e arpioni da Stockton, California. Una volta raccolti tutti i materiali, la società si è messa al lavoro per costruire qualcosa di simile a una intera nuova linea ferroviaria nel polveroso deserto di Rio Puerco e un altro paio di chilometri di rotaia ha dovuto essere posato per la location della Sleeping Man Mine a Creede, in Colorado, per un altro lavoro con i treni. Ancora in un laboratorio a Sun Valley, in California, il coordinatore degli effetti speciali, vincitore dell’Academy Award®, John Frazier (Spider-Man 2, Il Grande e Potente Oz) era impegnato nella costruzione di due treni a grandezza naturale che corressero sulle nuove rotaie: lo storico Jupiter e quello che diventò famoso come il treno di Colby, successivamente convertito nel treno di Latham Cole, the Constitution. I treni rispecchiavano i tratti del periodo fin nel minimo dettaglio, fatte salve due cose importanti: innanzitutto, le locomotive sarebbero state spinte da un moderno motore idraulico al posto del vapore; secondariamente, i vagoni sono stati costruiti tutti come container da imbarco, in modo che potessero essere sollevati e abbassati sul telaio del treno o sul pianale dei camion che comprendevano anche i mezzi di movimentazione.
“I treni hanno tubi idraulici che vanno fino dentro i vagoni di carbone, noti come tender, dove nascondiamo due motori diesel Cummins da 1000 cavalli” spiega Frazier. “Abbiamo previsto effetti speciali per vapore e fumo nero, per dare l’illusione che si tratti di treni dell’epoca”. Frazier ha costruito le locomotive per i treni, mentre le divisioni artistica e costruttiva hanno progettato e costruito i 15 vagoni dell’epoca. Dal momento che le locomotive non erano veramente spinte dal vapore, ha dovuto occuparsi di effetti realistici per il fumo, e di come controllarli.
I treni erano guidati da un computer all’interno della cabina e se Verbinski doveva girare dall’interno della locomotiva, i comandi erano spostati in uno dei vagoni. Tuttavia era necessario un vero tecnico ferroviario per controllare l’impianto frenante, così che in caso di emergenza potesse azionare il freno di sicurezza, l’unico comando non computerizzato. E sebbene Frazier avesse progettato i treni per correre a 50 chilometri orari, quando era necessaria più potenza le moderne locomotive diesel entravano in azione per trainare o spingere i treni dell’epoca. “I nostri treni sono essenzialmente oggetti di scena, quindi non vogliamo rovinarli” sottolinea Frazier. “Così abbiamo usato i nostri treni nelle scene grandi e ampie e quando la telecamera era più vicina o all’interno di uno dei vagoni, venivano messi in moto i motori diesel”.
In termini di progettazione, lo scenografo Crash McCreery fa notare che i treni di The Lone Ranger sono “più grandi di quanto non fossero in realtà in quel periodo, perché Gore ha voluto dare al pubblico la sensazione che questi giganti fossero bestie che squarciavano il paese. Il treno di Colby era un treno passeggeri funzionale, ma il treno di Cole, the Constitution, era molto più elegante, ed è stato divertente progettare i suoi vagoni che ospitano ristorante e salotto, doveva essere un ambiente molto lussuoso e virile”.
Gli art director Domenic Silvestri e Naaman Marshall erano incaricati di lavorare esclusivamente sui treni e hanno tratto ispirazione tanto dalla storia quanto dalle esigenze del film. Così, si sono decisamente presi delle libertà nei confronti dei due veicoli che si sono scontrati frontalmente a Promontory Summit per la cerimonia Golden Spike il 10 maggio 1869. Come fa notare Silvestri, il treno Jupiter del film, noto anche come Central Pacific N. 60, “è relativamente simile alla realtà”, ma il treno Constitution si differenzia dal treno storico noto semplicemente come Union Pacific N. 119. “The Constitution è legato al personaggio di Latham Cole, quindi si rifà più al suo carattere che alla precisione storica. Abbiamo guardato tantissime fotografie del periodo mentre progettavano the Constitution e Gore voleva che fosse grande e impressionante, un mangia-carbone cattivo nero e oro in contrasto con Jupiter, alimentato a legna”. Le locomotive dei treni Jupiter e Constitution erano autentiche fin nel minimo dettaglio, comprese le piastre che decoravano l’esterno.
La scenografa Cheryl Carasik si è assicurata di decorare gli interni dei vagoni con oggetti che ondeggiassero con il movimento del treni, fino anche alle tendine con dei pesi nel bordo scelte appositamente per il loro movimento. Per quanto riguarda i vagoni personali di Latham Cole, Carasik ammette: “Sono un po’ eccessivi per un uomo, ma Cole è eccessivo”.
La sequenza d’azione finale, davvero spettacolare, del film ha anche richiesto l’impiego di camion realizzati appositamente per trainare i vagoni durante i lavori di movimentazione. “La terza sequenza dei treni attraversa molti paesaggi diversi” spiega Hayslip. “Inizia nel deserto, poi passa attraverso una boscaglia, poi scende verso colline basse, poi a valle e poi in alta montagna. Ovviamente non potevamo trovare binari che attraversassero tutti quei paesaggi, così abbiamo pensato subito che avremmo potuto portare i nostri treni in quegli ambienti. I camion sono i nostri effettivi vagoni, sollevati e sistemati sui pianali, alcuni lunghi fino a 23 metri”.
A causa della necessità di far recitare attori e stunt sui tetti dei treni, è stato necessario costruire piattaforme sui lati dei vagoni, con gru telescopiche con telecamere montate che catturano la scena. “Ma quando abbiamo montato tutta quella roba” continua Hayslip “dovevamo comunque percorrere la strada. Così avevamo un treno largo tre metri, una piattaforma per la gru telescopica larga due metri e sull’altro lato il contrappeso, solitamente enormi barili pieni d’acqua, per mantenerlo stabile. Nel frattempo alcune di quelle strade rurali su cui abbiamo girato erano larghe solo sette metri, così abbiamo dovuto tagliare forse cinque centimetri agli alberi”.
Per Armie Hammer, lavorare o anche solo osservare quei giganti per la movimentazione è stato affascinante. “Quando vedi i rimorchi che si fanno strada lungo un’autostrada, lunghi quasi 30 metri e seguiti da veicoli di supporto e auto della polizia dietro di loro ti toglie il fiato. Dopo circa un’ora di riprese, tutta la gente della città si ferma lungo la strada, non ha mai visto niente di simile. Sono sorprendenti anche solo le dimensioni”.
Tutto quello che serviva, ormai, erano attori abbastanza matti da restare in piedi sui tetti dei treni in movimento fino a oltre 60 chilometri orari lungo strade di montagna con curve strettissime e precipizi vicinissimi. Fortunatamente per Gore Verbinski e Jerry Bruckheimer, li hanno trovati. William Fichtner racconta: “Vi dirò una cosa… fa battere il cuore. È fantastico, emozionante, toglie il fiato, ma sì, anche spaventoso”. In una scena, Ruth Wilson, nei panni di Rebecca Reid, viene trascinata da Fichtner, nel ruolo di Butch Cavendish, sul tetto del treno. “Bill mi fa roteare e minaccia di buttarmi giù dal treno” ricorda l’attrice. “Così ho un piede su e un piede giù dal treno che viaggia a quasi 50 chilometri all’ora. È stato incredibilmente eccitante!”. Aggiunge Barry Pepper, che nel film interpreta l’eccentrico Capitano Fuller: “È stato assolutamente incredibile viaggiare su e giù attraverso montagne e foreste, vedere quei paesaggi straordinari, fare tutte quelle sparatorie mentre i treni corrono attorno a quelle curve. Senti la forza del vento sul corpo, i rami che colpiscono il lato del treno, gente che salta e viene sbattuta dappertutto, lanterne che oscillano, ed è tutto molto vivo ed elettrico. È qualcosa che non si può creare su un palco. È incredibile quello che ha realizzato Gore. Voglio dire, c’era Johnny Depp che correva sul tetto del treno, mentre io gli sparavo attraverso il soffitto. È anche un testamento rispetto a quanto Disney intendeva fare per cambiare il paradigma del genere cowboy. Dopo questo film il Western non sarà più lo stesso; segnerà uno standard eccezionale e rivoluzionario, proprio come ha fatto Pirati dei Caraibi con quel genere. Ecco cosa fanno Jerry, Gore e Johnny, ed è fantastico farne parte”.

IL LOOK DEL 1869: I COSTUMI

Per la costumista britannica Penny Rose, il diavolo si nasconde nei dettagli, e nessun dettaglio è troppo piccolo per sfuggire al suo occhio esperto e intransigente. Rose può aver contribuito a creare i vestiti logori che caratterizzano Capitan Jack Sparrow in tutti e quattro i film del franchise Pirati dei Caraibi, i favolosi abiti della dittatrice argentina in Evita e i costumi da battaglia dei guerrieri romani e mediorientali nei film di Jerry Bruckheimer King Arthur e Prince of Persia: le sabbie del tempo, ma non aveva mai affrontato un Western prima d’ora. “È stata una vera e propria sfida” dice Rose “perché realizzo i costumi nel modo più autentico possibile, con un tocco di divertimento”.

Rose era ben consapevole dei costumi iconici del Cavaliere solitario e di Tonto grazie agli spettacoli televisivi classici, ma né lei né Bruckheimer né Verbinski avevano idea di come riprendere il completo lezioso che indossava Clayton Moore. “Una delle cose che ho osservato guardando i Western degli anni Cinquanta e Sessanta era che molto spesso rimandavano al periodo in cui erano prodotti” osserva Rose, “mentre noi abbiamo deciso che avremmo
realizzato dei costumi il più possibile autentici per il 1869”. L’opera imponente della divisione costumi di Rose comprendeva oltre 1500 costumi e centinaia di cappelli, calzature e altri accessori, creati appositamente per il film o noleggiati e modificati secondo necessità. Nascosta in un enorme magazzino presso gli studi di Albuquerque, Rose ha lavorato con piccoli eserciti di costumisti, sarte, cucitrici e addetti al taglio, all’invecchiamento e alla tinta, creando e assemblando i costumi per The Lone Ranger.
A Rose si sono uniti molti collaboratori di vecchia data, compresa l’assistente costumista Charlotte Finlay, il costumista associato John Norster e il supervisore ai costumi Stacy Horn, tutti in linea con il vorticoso stile di lavoro della costumista. “Mi piace chiamarla Hurricane Penny” dichiara Jerry Bruckheimer, che ha coinvolto questa formidabile costumista in sei film precedenti. “Non c’è nessuno come Penny nel suo campo; è incredibilmente creativa e ha un livello di energia sovrannaturale”. E Rose ha avuto bisogno di tutta quella energia per The Lone Ranger” perché a un certo punto lei e il suo staff hanno dovuto creare la sconvolgente cifra di 700 costumi in un giorno per una scena con un gran numero di comparse.
La costume designer, per quanto possibile, ha cercato di utilizzare tessuti autentici per il periodo e il luogo. “Non mi piace niente che sia artificiale” confessa, “quindi è tutto lana, cotone e seta. Potrei imbrogliare e usare un tessuto che sembra lana e che sarebbe forse più comodo per gli attori a causa del caldo torrido con cui abbiamo girato, ma non uso niente di finto. Non ci sono lampo, i bottoni hanno solo due fori in quel periodo e ogni singola comparsa femminile indossa un corsetto.”
Per Lone Ranger ci sono solo due costumi, uno all’inizio del film quando si presenta come il giovane laureato in legge John Reid, il secondo quando viene fatto Texas Ranger da suo fratello, Dan, e si unisce al gruppo radunato per dare la caccia a Butch Cavendish. “John Reid è un avvocato che viene da una grande città dell’Est con un completo di tre pezzi, molto appropriato, quindi quando si trasforma in Lone Ranger, abbiamo deciso che non doveva diventare semplicemente un cowboy da un momento all’altro” afferma Rose. “Doveva esserci una sorta di transizione tra i due. Inoltre, quando ti si presenta un attore alto 1 metro e 95, come Armie, le cose cambiano. Non poteva indossare i copripantaloni o uno spolverino; doveva avere un aspetto iconico tutto suo. Ecco perché abbiamo scelto un look molto elegante e su misura, sebbene poi nel corso del film diventi sempre più sgualcito.
“È una sorta di Lone Ranger ‘GQ’” continua Rose. “Questo tipo ha uno stile naturale”. Rose ha disegnato pantaloni in linea con l’epoca, una maglietta di lino, una giacca di lana inglese, una camicia di lino bianco e, come sottile rimando al costume di Clayton Moore, un fazzoletto da collo e un cappello bianco, realizzati su misura da Stetson e autentici fin nell’etichetta dell’epoca all’interno della tesa. “Sono stati gentilissimi, ci hanno dato più di trenta cappelli” fa notare Rose “una buona cosa, considerati i danni e l’usura causati dalle scene d’azione”.
La lunga collaborazione di Penny Rose con Johnny Depp implicava che ci fosse nell’aria un’altra impresa emozionante per i costumi di Tonto. “Ormai abbiamo una certa dimestichezza e Johnny è molto bravo nei costumi” afferma Rose. “Sa immediatamente quello che va e quello che non va, quindi non ci sono prove molto lunghe. Gli propongo una scelta di cose e la decisione è piuttosto rapida.
“La storia dice che Tonto è una sorta di membro solitario della tribù Comanche” spiega Rose, “che vagabonda da solo per anni. Joel Harlow, il truccatore, ha creato il corvo sulla testa di Tonto e il trucco fantastico che vediamo sul corpo di Johnny, così il mio lavoro si è concentrato dalla cintura in giù, fatta eccezione per gli oggetti sul petto che gli ho dato, tipici dei nativi americani. L’idea è che Tonto abbia raccolto diversi pezzi durante il suo viaggio, tanti piccoli oggetti della sua storia personale”.
Butch Cavendish, interpretato secondo William Fichtner, è “una specie di dandy” secondo Rose, sebbene un dandy terrificante. “William è davvero spettacolare, è un attore meraviglioso. Una volta che Joel ha disegnato il trucco per il viso di Bill, abbiamo subito colto l’essenza dell’uomo. Abbiamo applicato spalline argentate alla sua maglia, perché dice qualcosa di come Cavendish vede se stesso”.
Per Rebecca Reid, la donna di frontiera interpretata da Ruth Wilson, Rose fa notare che “l’ho ideata proprio come una moglie di frontiera, con un tocco alla Furore, ma fortunatamente più avanti nella storia le viene fatta indossare una gonna in bellissimo taffettà color porpora, quindi per una buona parte del film Ruth ha un aspetto davvero magnifico”.
Rose descrive la deliziosa e stravagante Red Harrington come “ovviamente, la più divertente. Niente riesce a essere eccessivo quando disegni un costume per Helena Bonham Carter! Non ci sono mai abbastanza nastri e perline e ricami o altro del genere per Helena. Ho deciso che dovesse essere vestita di rosso e Helena ne è stata felicissima”.
Per sistemare la gamba d’avorio di Red, Rose e il suo team “hanno realizzato un paio di pantaloncini piuttosto ridicoli, in realtà, da un lato lunghi fino alla coscia, dall’altro fino al ginocchio”. Le ragazze di Red, come fa notare Rose “sono piuttosto seducenti in quel periodo e dovevano apparire accoglienti nei confronti dei gentiluomini della ferrovia, così le ho rese piuttosto ironiche. Alcune di loro indossano vestaglie meravigliose, con un’abbondanza di fiocchi e nastri. Altre indossano abiti da sera che una volta erano stati bellissimi, che in un certo senso hanno perso il loro fascino e si sono sgualciti e sbrindellati. Grazie al fantastico makeup della divisione di Joel Harlow e alle favolose parrucche della divisione acconciature di Gloria Casny, c’è stato un momento di grande collaborazione tra i tre team”.
Infine, Penny Rose dice che la sequenza dell’Inferno su Ruote “è stato come un omaggio del film al team creativo, perché abbiamo potuto lasciarci andare e lo abbiamo fatto! Ho realizzato l’Inferno su Ruote praticamente solo con tessuti, una grande sfida perché c’erano acrobati e contorsionisti, ma è stato uno spasso. So che è stato un po’ insolente per una britannica lavorare a un western, perché non è nella mia cultura, ma è stato molto divertente provare qualcosa di nuovo”.

LA CREAZIONE DEL PERSONAGGIO: IL TRUCCO E LA MASCHERA

Il makeup artist vincitore dell’Academy Award® Joel Harlow (Star Trek, Alice in Wonderland) in passato ha trasformato Johnny Depp nell’iconico Capitan Jack Sparrow in tutti i quattro film del franchise Pirati dei Caraibi e nel Cappellaio Matto in Alice in Wonderland, tra gli altri. Ora Harlow e Depp hanno lavorato insieme per reinventare completamente Tonto per The Lone Ranger. “Johnny e Joel sono anime gemelle” osserva Jerry Bruckheimer, “con un amore per ciò che è anticonformista e fuori del comune. Sembra sempre che riescano a trovare visivamente il modo di arrivare al cuore del personaggio interpretato da Johnny”.
Harlow, che ha portato a casa un Oscar® per il suo contributo geniale al film di J.J. Abrams Star Trek, era anche il capo della divisione makeup del film, alla guida di una squadra di 25 collaboratori di grande talento. E che si tratti delle star del film o dell’invenzione di creazioni fantastiche e bizzarre per la sequenza dell’Inferno su Ruote, Harlow e il suo staff hanno lavorato ai limiti delle loro capacità, e oltre. Lui e la sua squadra erano responsabili non solo di Depp ma anche dell’intero cast, fino alle comparse. L’aspetto di Tonto ha iniziato a prendere forma durante le riprese di The Rum Diary – Cronache di una passione a Puerto Rico durante l’estate rovente del 2009. “Sono incappato in un dipinto davvero interessante di Kirby Sattler intitolato ‘I Am Crow’” ricorda Harlow. “L’ho mostrato a Johnny, che ha pensato potesse essere di grande ispirazione per il personaggio e l’aspetto di Tonto. Johnny poi ha mostrato l’immagine a Jerry e Gore, che hanno dato il via a tutto questo”.
Il dipinto di Sattler mostra un guerriero nativo americano con tratti molto decisi, il viso dipinto di bianco e quattro strisce nere verticali su entrambi i lati del naso, lunghi capelli adornati con piume d’aquila e, la cosa più sconvolgente, un corvo in cima alla testa.
Inoltre, Harlow voleva inserire una nota stile “terra crepata”. Sottolinea Harlow: “L’idea era che Tonto si fosse spalmato in faccia questa terra che poi si era seccata durante un certo periodo di tempo, creando delle crepe come una maschera di fango. Avrei potuto spalmare una sorta di materiale fangoso per la maschera sul viso di Johnny, lasciando che le crepe si creassero in modo naturale, ma non c’era modo che rimanesse attaccata e aspettare che seccasse sarebbe stato ridicolo. Così quello che ho fatto è stato prendere uno stampo dal vero di Johnny e spalmarlo con argilla fusa; a quello stato, ha la stessa consistenza del fango. Quindi l’ho tolta dallo stampo, l’ho modellata, le ho dato la forma e ho tracciato delle crepe per trasformarla in una protesi in silicone”.
Come racconta Harlow, ci sono state volte in cui Depp ha indossato il suo trucco protesico di Tonto per più giorni senza toglierlo alla fine delle riprese, non solo perché in questo modo si sarebbe risparmiata l’ora e mezza di trucco ogni giorno, ma anche perché “questo tipo di trucco migliora tenendolo il più a lungo possibile, senza superare i tre giorni”. Un naso finto insieme a quattro parti del corpo e quattro parti per il viso componevano l’aspetto di Tonto, realizzato e applicato minuziosamente in un processo che Harlow alla fine è riuscito a rifinire in soli novanta minuti.
Anche i numerosi tatuaggi di Depp hanno rappresentato una sfida per il makeup artist. “Alcuni erano in linea con il periodo e abbiamo potuto lasciarli” spiega Harlow. “Tonto è un nomade, esiliato dalla sua tribù Comanche, quindi abbiamo potuto prenderci delle libertà con il suo aspetto sulla base del viaggio che ha intrapreso fin da bambino. I tatuaggi che non funzionavano sono stati coperti con lo stesso tipo di fango che ricopre il viso di Johnny, cosa che rafforza il suo aspetto”. In un caso, un tatuaggio che inizialmente era pensato come un trucco provvisorio, il fulmine seghettato sulla mano di Tonto, è diventato un vero tatuaggio quando Depp si è fatto tatuare in modo permanente il disegno durante la produzione del film.
Anche l’onnipresente corvo che domina la testa di Tonto era responsabilità della divisione di Harlow. Sono state create circa 15 versioni diverse del corvo di Tonto, partendo da una combinazione di uccelli imbalsamati, riprodotti e scolpiti realizzata in una sezione secondaria della divisione nota come “the Lab”, guidata dal supervisore alla modellistica Steve Buscaino e il suo team. Per quanto riguarda la lunga criniera di Tonto, il capo della divisione acconciature Gloria Casny ha realizzato l’elaborata parrucca, misteriosamente venata sul retro con quello che sembra guano. Infine, il consulente tecnico Comanche William Voelker ha fornito le piume ornate di perline applicate ai capelli di Tonto.
Armie Hammer non ha avuto bisogno di altrettanta attenzione nel suo ruolo di Lone Ranger, ma anche la sua maschera, di importanza fondamentale per l’eroe, è rientrata nella supervisione della divisione di Harlow. “Era molto importante la forma” afferma Harlow. “Ho lavorato in stretta collaborazione con Gore e Crash McCreery su questo punto perché anche una minima differenza nei contorni della maschera poteva far passare Armie Hammer da Lone Ranger a un supereroe. Una volta ottenuta la forma si è posta la questione del materiale, perché Tonto utilizza il panciotto dell’assassinato Dan Reid per realizzare la maschera per suo fratello minore, John. Il materiale della maschera doveva corrispondere al materiale del panciotto, ma doveva anche avere l’aspetto di un elemento a sé. Nel testo, le aperture per gli occhi sono tagliate dai fori di pallottola nel panciotto, davvero geniale”.
In tutto, la sistemazione della maschera nel punto giusto ha richiesto dieci disegni diversi e sette prove con Armie Hammer. “Non è semplice come legare un pezzo di pelle sul viso di un ragazzo” continua Harlow. “È un’immagine iconica e vuoi assicurarti che vada bene per tutto il film”. Di conseguenza, l’effettiva realizzazione della maschera di Lone Ranger doveva essere scrupolosa come la sua progettazione. “La maschera è realizzata in una pelle di capra molto morbida” spiega Lenny MacDonald, che ha fabbricato le maschere in laboratorio. “È stata stampata sotto vuoto proprio sul viso di Armie, quindi si adatta bene e aderisce perfettamente. La pelle viene riscaldata con acqua calda, cosa che la rende flessibile, e vengono create delle increspature in modo da conferirle un aspetto naturale, si spera”. Come sempre con progetti di questo tipo, c’è stato un periodo di prove e di errori. “È molto simile all’aspetto iconico” continua MacDonald, “ma volevamo renderla più realistica dell’originale, che assomigliava piuttosto a quello che si può acquistare in un negozio di costumi”.
“La prima volta che ho indossato la maschera” ricorda Armie Hammer “mi trovavo nel retro di una sartoria di Burbank. Era la prima versione che avevano realizzato e non andava bene. Due o tre giorni dopo sono tornati e hanno detto ‘Abbiamo finito la maschera, entra’. Così sono entrato e la maschera era stata modellata sotto vuoto e si adattava perfettamente al mio viso. Mi ricordo che l’ho indossata e ho pensato ‘Cavolo, è perfetta. Farà sicuramente furore’”.
Un altro attore che Harlow e la divisione trucco hanno trasformato in modo irriconoscibile era William Fichtner nei panni di Butch Cavendish. “In un primo momento mi sono misurato con il disegno della punta del naso di Butch e ho continuato fino a scolpire un elemento che presentava un labbro leporino” spiega Harlow. “Poi, in linea con quello, abbiamo creato un effetto per cui abbiamo inserito un pezzo di filo su una dentiera con un dente d’argento, poi abbiamo spinto in su il labbro, così da mostrare il dente”.
“Poi, dato che Gore voleva che Butch fosse disprezzabile, la mattina del primo giorno di Bill, abbiamo preso la coda di un serpente a sonagli e l’abbiamo applicata ai capelli di Butch” continua Harlow. “Gore e Bill adoravano il look di Butch e basandosi su quello abbiamo deciso che ogni membro della Gang di Cavendish avrebbe avuto un suo segno fisico distintivo. Per esempio Ray, interpretato da Damon Herriman, ha forse il segno più estremo della gang, perché era stato vittima di un’impiccagione non riuscita. Così, abbiamo realizzato una protesi che gli attraversa il collo e gli sale sul lato del viso anziché sul retro della testa”.
Lo stesso Fichtner è rimasto molto impressionato dal suo trucco, come de resto da tutto quello che ha visto durante la sua partecipazione al film. “Non sono mai stato così ispirato da un primo giorno in un nuovo progetto. Due giorni dopo aver parlato con Gore della mia interpretazione di Cavendish, sono atterrato con l’aereo ad Albuquerque, sono andato direttamente a Horses Unlimited per prendere un cavallo, cosa che non avevo mai fatto in trentotto anni, per venire a sapere che la prima cosa che mi avrebbero chiesto di fare era saltare da un treno su un cavallo al galoppo. Poi sono andato a trovare l’incomparabile Joel Harlow, che ha creato un look completo nel giro di due ore di cui sono riuscito solo a dire ‘Wow!’. Ecco cosa succede quando hai a che fare con i migliori”.
Il look stravagante creato per il personaggio di Red Harrington, interpretato da Helena Bonham Carter, era il risultato di una collaborazione tra la divisione trucco di Harlow e la divisione acconciature, sotto la guida di Gloria Casny. “Abbiamo cercato di trovare un nostro colore e una nostra tonalità per il personaggio di Helena e ci abbiamo messo un po’” afferma Casny. “Helena aveva le sue idee sul colore della parrucca e ha una spiccata sensibilità per il personaggio che interpreta. Alla fine abbiamo scelto una parrucca lunga 70 centimetri, con extension di altri 70-80 centimetri”.
Per tutta la durata della produzione Joel Harlow è stato colpito da quanta libertà creativa fosse stata lasciata a lui e ai responsabili delle altre divisioni. “Non so esprimere quanto apprezzi Gore e Jerry Bruckheimer” aggiunge Harlow “perché quando puoi lasciar fluire liberamente le idee, le loro idee alimentavano le mie; è un processo creativo a doppio senso. Non sei represso e puoi raggiungere e superare i limiti. Siamo autorizzati a fare pazzie”.

EFFETTI VISIVI E FISICI

Gli spettacolari effetti speciali di The Lone Ranger sono il risultato degli sforzi separati, ma spesso collaborativi tra i supervisori agli effetti speciali visivi Tim Alexander e Gary Brozenich e il supervisore agli effetti speciali fisici John Frazier. Quest’ultimo ha realizzato i sorprendenti effetti meccanici “in camera”, mentre il primo è il mago incaricato di creare gli effetti digitali. Queste impercettibili meraviglie della CGI comprendono il trasferimento dei paesaggi ripresi nella Monument Valley sullo sfondo delle riprese girate a Rio Puerco e l’ampliamento digitale dei set costruiti fisicamente per le città come Colby con qualche edificio in più.
Tim Alexander, uno dei giovani geni di Industrial Light & Magic, aveva già lavorato con Gore Verbinski in un film che era totalmente realtà virtuale, l’innovativo Rango. Alexander ha aiutato a creare un grado di realismo mai visto prima dal pubblico, alzando il livello già altissimo definito nei precedenti film di Verbinski, dal suo film all’avanguardia, che ha riscosso un successo modesto Un topolino sotto sfratto ai suoi tre film del franchise Pirati dei Caraibi, dove i personaggi animati in modo digitale come Davy Jones si inseriscono in modo molto naturale con l’azione reale. La filosofia dominante di Verbinski per gli effetti visivi è che non devono mai essere fini a se stesse. “È qualcosa che mi frullava per la testa durante Rango” conferma Alexander, “che doveva avere luogo al momento delle riprese, che la CGI deve far parte della storia”. In The Lone Ranger, Alexander era a capo di una divisione di circa 30 persone durante le riprese, che sono diventate oltre 100 nella fase cruciale della post- produzione, e il suo lavoro finirà solo poco prima dell’uscita del film nelle sale, il 3 luglio 2013.
Per The Lone Ranger, Alexander spiega che “Gore, io e gli altri abbiamo proposto una filosofia che abbiamo chiamato ‘la regola del 50 percento’, con cui vogliamo cercare sempre di avere nelle riprese almeno una metà di realtà, per ottenere il maggior realismo possibile. Talvolta puoi restare bloccato in una modalità in cui riprendi semplicemente uno schermo blu su un palco e pensi che tutto sarà bellissimo, ma alla fine ti ritrovi con un mucchio di schermate blu senza qualcosa di reale a cui aggrapparti.
“L’altra cosa che abbiamo fatto, sempre con la stessa filosofia” continua Alexander “era di non riprendere schermi blu su un palco. Tutti i nostri schermi blu sono stati girati in esterna, alla vera luce del sole, così si allineeranno con il resto del film. Quando sei sul set spesso è più facile perché gli spazi sono più contenuti, ma l’illuminazione è condizionata dal sole invece che essere il sole stesso e spesso appare finta”.
Gli ordini ricevuti da Tim Alexander da parte di Gore Verbinski erano di realizzare gli effetti visivi in modo che non sembrassero effetti visivi. “Gli effetti sono davvero notevoli ed estremamente complicati in questo film” sottolinea Alexander “e penso che il nostro trucco sarà non consentire al pubblico di pensare a The Lone Ranger come a un film di effetti visivi. L’importante è la storia, non si tratta di un blockbuster estivo fatto di effetti visivi”. Incarico certo non facile, considerato che la sequenza culminante con i treni è una delle più complicate nella storia cinematografica recente. “È grandiosa” ammette Alexander. “Richiede circa 350 riprese di effetti visivi, tra cui la rappresentazione di treni a tutto campo o in primo piano. Gore vuole che la sequenza sia una corsa pazza con due treni che sembra stiano duellando, girando, roteando e schiantandosi, e sembra non finire mai. E noi dobbiamo farla apparire reale. Così, tutti i filmati reali dal vivo che Gore ha realizzato ci danno le basi per questo scopo e dobbiamo assicurarci che il nostro materiale creato in CG sia altrettanto buono”.
La necessità di circa 1300 riprese di effetti visivi in The Lone Ranger ha comportato che in aggiunta al lavoro di ILM, Tim Alexander doveva supervisionare altri fornitori, comprese le aziende di effetti Moving Picture Company (MPC), con sede a Londra, e Lola, con sede a Santa Monica. In qualità di supervisore agli effetti visivi di MPC, Gary Brozenich spiega che la sua azienda è responsabile della sequenza dell’attacco Comanche alla Sleeping Man Mine. “Dall’inizio alla fine di quella sequenza” dice Brozenich “ci occupiamo di tutto, dalle estensioni del set all’aggiunta di milioni di frecce Comanche fino alla creazione di controfigure CG colpite dalle frecce, alla sostituzione dei volti e alle esplosioni. Abbiamo realizzato anche scorpioni CG e alcuni sfondi e paesaggi che saranno disseminati in tutto il film”.
Brozenich dice che lavorare con Gore Verbinski e lo scenografo Crash McCreery “ci ha dato una visione forte fin dall’inizio. Gore farà qualsiasi cosa perché sia reale. Esiste una visione olistica per The Lone Ranger, che ci guida nel lavorare all’interno della struttura della visione del film. È definita in modo netto, sebbene lasci spazio alle spinte creative”. Uno dei metodi adottati da Verbinski e dal suo team era la previsualizzazione dettagliata attraverso animatics per mappare le sequenze più complesse. Questo sistema funziona essenzialmente come bozzetti mobili (un’altra tecnica alla quale il meticoloso Verbinski si è affidato spesso), ebbene Brozenich sottolinei che “tecnicamente era una guida e non un’imposizione”.
Alla fine della lunga ripresa, sia Alexander sia Brozenich sapevano che una parte del lavoro più impegnativo doveva ancora venire, ma erano pronti a prendere il toro per le corna. “Sono stanchissimo” dice Alexander due giorni prima della fine delle riprese “ma sono ansioso di entrare nella nuova fase, perché posso tornare in ILM e iniziare a guardare il lavoro che tutti hanno fatto per quasi due mesi. So che sarà dura, con lunghe giornate e nottate, ma con così tanto materiale su cui lavorare è ora di iniziare con l’implementazione”. Aggiunge Gary Brozenich: “Si può già dire che stiamo lavorando a un grande film, ecco perché motivarci a lavorare fino a tardi non sarà un problema per me”.