The Lone Ranger: Recensione in Anteprima
Dopo una vigilia estremamente travagliata, The Lone Ranger è pronto ad invadere le sale di mezzo mondo. Banco di prova non da poco per l’esperto Depp, chiamato ancora una volta a reinventarsi pur di consegnare al pubblico un personaggio capace anche solo di scalfire l’incontrastato primato di capitan Sparrow. Ma anche per Gore Verbinski, che dopo il fortunato Rango dei rivali della Paramount, è stato scelto per dalla Disney per essere traghettata verso nuovi ed oramai irrinunciabili lidi
Guglielmo Tell. Overture. Parte conclusiva. Non ci dispiace per nulla partire da qui, da quel brano ripescato da Stanley Kubrick e consegnato alla storia del cinema attraverso uno dei passaggi più provocatori, fraintesi ed irriverenti mai proposti. Ma passiamo avanti. La medesima traccia, riadattata, ad un certo punto si carica sulle proprie spalle The Lone Ranger e lo accompagna (così come fa con noi) verso la rocambolesca conclusione. Verso l’epilogo di un film che da principio concesse più di qualche riserva a chi si aspettava un’operazione-fotocopia de I pirati dei Caraibi, e che invece, se è questo, è anche qualcosa di altro.
D’altronde se un manipolo di autori decidono di cavalcare l’onda anomala di un Rossini che sul grande schermo, lasciatecelo dire, pare davvero per tutte le stagioni, il messaggio risulta abbastanza chiaro. Si tratta di rendere appetibile un blockbuster delicato, con un retaggio produttivo peraltro nient’affatto avaro d’imprevisti, anche nei riguardi di quel pubblico che a certe operazioni tende sempre più ad impermeabilizzarsi.
Ecco allora la più semplice delle ricette: due personaggi, due storie convergenti in maniera apparentemente casuale, qualche gag e un bel po’ d’azione. Sembra essere tornati ai tempi, a dire il vero non troppo a ridosso di quelli che stiamo vivendo, in cui Hollywood sapeva in un certo senso come prenderci. E lo fa operando per sottrazione anziché altro, senza nemmeno accettare chissà quale compromesso. Sia perché The Lone Ranger non è – e molto probabilmente non sarà – un caso isolato (quindi c’è ancora parecchio da raccontare), sia perché a conti fatti non si tratta di una pellicola logisticamente inconcepibile al di fuori delle mura dorate di quel vecchio appezzamento di terra californiana.
Da un lato abbiamo Armie Hammer, oramai maturo per il grande salto da protagonista in una megaproduzione; dall’altro il sempre poliedrico Johnny Depp, il qualche, checché se ne dica anche e soprattutto per via dell’abusato Jack Sparrow, a ‘sto giro rimane pressoché inattaccabile. Oltre a degli attori di supporto di notevole spessore: tutti promossi, dalla letale gamba di Helena Bonham Carter al redivivo William Fichtner, passando per l’impeccabile Tom Wilkinson e Barry Pepper. Tornando ai due protagonisti, entrambi compongono una miscela interessante, non esplosiva magari, ma che il veterano Depp gestisce con tangibile mestiere, mettendo in cassaforte uno dei ruoli più interessanti che abbia mai interpretato. Pensate al pennuto che si trascina a mo’ di copricapo: quando scopri che è una sua trovata ed hai già realizzato che è una delle misure più esilaranti del film, riconoscere qualche merito al buon vecchio Johnny è inevitabile.
Certo, a questo punto bisognerebbe anche spiegare perché un uccello morto rappresenti uno degli elementi più riusciti, ma così facendo, in fondo, rischieremmo di vanificare il gusto dell’apprendimento. Sì perché se c’è qualcosa che più di ogni altra appare azzeccata in The Lone Ranger è proprio la sua venatura demenziale. Pronunciata quanto basta per non infastidire, trattasi della componente determinante, la quale impreziosisce una storia che mai, in nessun caso, si prende sul serio. Anzi, il film si fa beffa di certi consolidati scenari, girandoci per lo più attorno per la prima metà circa del film, salvo poi dare libero sfogo al proprio estro votato al nonsense.
Inizialmente la storia viene costruita in maniera tale da far convergere più o meno tutto verso la vendetta, così da avere un primo elemento che foraggi gli eventi, dando loro consistenza. Situazione dopo situazione, però, tale tematica viene gradualmente accantonata, senza che però ci sia dato di rendercene conto. Incalzati da cavalli che si lanciano da altezze assurde senza sapere come le abbiano raggiunte; nodi narrativi che cominciano, se non a sciogliersi, quantomeno ad allentarsi; più qualche piccolo twist, lo spettatore viene dolcemente preso a schiaffi. E la sensazione è piacevole, non soltanto poiché nel frattempo ci si è lasciati andare a qualche sana risata, ma soprattutto perché di lì a poco arriva lei: la lunga e ben congegnata scena che ci conduce sparata, letteralmente come un treno, verso l’inesorabile fine.
Sulle note di quell’Overture di cui in apertura, Verbinski e compagnia bella optano per un salto di livello ulteriore, quasi estemporaneo, dopo aver mantenuto il tutto su una lunghezza d’onda più o meno costante. Al diavolo premesse, logica e quant’altro! Spazio al puro spettacolo, qui ricreato mediante un gratificante inseguimento che porta via un bel po’ di tempo e che tiene incollati alla poltrona. A quel punto non hai le forze, e probabilmente nemmeno la voglia, di ragionare sulla tremenda svolta iniziale che ha segnato una volta e per sempre John Reid (Armie Hammer), né all’ambigua e quindi ancor più accattivante figura di Tonto (Depp), particolarissimo nativo americano qui ritoccato alla bisogna. Ti basta l’euforia con il quale il film si congeda, ed un sorrisetto stampato sulla bocca non te lo toglie nessuno.
The Lone Ranger doveva contraddire chi (scrivente incluso) tendeva a credere poco o nulla in questo progetto, oltre che gettare le basi per un nuovo franchise che riuscisse in qualche modo a far breccia. E se per quanto riguarda il botteghino lasciamo che siano i nudi dati a dire la propria, nella solita, spietata maniera, la Disney è senz’altro riuscita a destare la nostra attenzione intanto. E qualcosa ci dice che non saremo in pochi.
Voto di Antonio: 7
Voto di Federico: 6,5
The Lone Ranger (USA, 2013), di Gore Verbinski. Con Armie Hammer, Johnny Depp, Ruth Wilson, Tom Wilkinson, Helena Bonham Carter, Barry Pepper, James Frain, James Badge Dale, William Fichtner, Harry Treadaway, Matt O’Leary, Leon Rippy e W. Earl Brown. Nelle nostre sale dal 3 Luglio.