The Lost City per Jonás Cuarón, figlio di Alfonso Cuaron
Un altro ‘figlio di’ calato dall’alto? Tutt’altro, visto che in tanti sarebbero pronti a scommettere sulle capacità di Jonas Cuaron
Ha 32 anni, è messicano e ha co-sceneggiato Gravity con Alfonso Cuaron. Solo che non stiamo parlando di un ‘normale sceneggiatore’ bensì proprio del figlio dell’acclamato regista messicano, in odore di una più che meritata nomination agli Oscar per lo straordinario lavoro compiuto nello Spazio.
Ebbene la Warner Bros. avrebbe seguito a lungo il talento di Jonas, pochi mesi fa regista con il cortometraggio Aningaaq, ad un passo dalla pubblicazione Blu-ray. Secondo quanto riportato da Variety, infatti, la major avrebbe affidato alla penna del giovane Cuaron uno sci-fi ambientato su Atlantide chiamato The Lost City. Tutto questo in attesa che Jonas faccia il suo esordio cinematografico da regista con Desierto, con Gael Garcia Bernal protagonista, papà Alfonso produttore e un via alle riprese in arrivo nel 2014. La storia sarebbe quella di un gruppo di immigrati messicani che cercano di entrare illegalmente negli USA ma si ritrovano a combattere contro uno spietato americano che esercita il controllo sulla frontiera.
Per la regia di The Lost City ci sarebbe invece un interessamento di Peter Jackson, tra poco più di un anno libero dal ‘peso’ de Lo Hobbit uscendo in sala con il terzo ed ultimo capitolo della nuova trilogia tolkeniana, se non addirittura quello di papà Alfonso. Cuaron Jr., per chi non lo sapesse, ha debuttato nella regia con Año uña, corto presentato in anteprima alla Settimana della Critica del Festival del Cinema di Venezia nel lontano 2007. Pochi mesi dopo ha diretto The Shock Doctrine, corto che è stato proiettato nella sezione Corto Cortissimo del Festival del Cinema di Venezia, per poi tornare alla regia con Aningaaq, visto sempre a Venezia, meno di due mesi fa, nella sezione Orizzonti. Un film definito dallo stesso Jonas un’opera sul nostro bisogno di compagnia, su quanto la comunicazione vada al di là della lingua e su quanto il contatto umano sia capace di recare conforto persino davanti alla morte.
Fonte: Collider