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The Master: le recensioni dall’Usa e dall’Italia

Due scuole di pensiero per il film di Paul Thomas Anderson: un capolavoro o una delusione? Voi che ne pensate?

di carla
pubblicato 6 Gennaio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 18:56

Avete visto The Master? Il film di Paul Thomas Anderson è uscito nelle nostre sale il 3 gennaio e anche se l’abbiamo già recensito vogliamo vedere cosa ne pensano le altre scuole di pensiero. Ecco qualche stralcio di recensioni dall’Italia e dall’Estero.

    Rene Rodriguez – Miami Herald: L’impegno degli attori per i loro ruoli è impressionante, ma è legato ad un film senza peso, senz’aria, un film così innamorato di sé stesso che il pubblico è chiuso fuori.

    Cary Darling – Dallas Morning News: The Master è una delle opere più interessanti di Paul Thomas Anderson per due semplici ragioni: Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman.

    Jason Gorber – Twitch: The Master è brillante e/o terribile. Può far parlare di sé per i secoli o dimenticato in pochi anni. Può essere un capolavoro, e/o può essere vuoto di contenuti.

    CJ Johnson – ABC Radio (Australia): Il meno accessibile dei film di Anderson, e il meno divertente, ma è intelligente e abbastanza originale.

    Brian Henry Martin – UTV: Per me è un capolavoro, un’esplosione del cinema puro. Se siete annoiati da questo film allora siete annoiati dalla vita.

    Matthew Toomey – ABC Radio Brisbane: Il film trae forza dalle eccezionali prestazioni sia di Phoenix e Hoffman sia dall’interazione avvincente tra i loro personaggi.

    Jim Schembri – 3AW: Ci sono delle voragini nella storia ma la prestazione di Philip Seymour Hoffman è così ipnotica da perdonare gli errori del film.

    Leigh Paatsch – Herald Sun (Australia): The Master è un film che merita di essere celebrato e punito in egual misura.

    Alex Zane – Online Sun: Certamente non è un film per tutti, ma quelli a cui piacciono le sfide avranno molto da imparare.

    Tom Clift – FILMINK (Australia): Il lavoro più criptico di Paul Thomas Anderson, è brillantemente girato, ottimamente recitato e fortemente stimolante.

    Curzio Maltese – la Repubblica: The Master di Paul Thomas Anderson non è purtroppo il capolavoro annunciato. Dimenticate la potenza de Il Petroliere. La storia, per quanto negato dall’autore, è del tutto ispirata alla figura di Ron Hubbard, fondatore di Scientology, la potente setta para religiosa che da 60 anni miete soldi in mezzo mondo, ma in particolare a Hollywood, all’insegna del pagare per credere. Amici di Hubbard erano i regimi fascisti e razzisti e i milionari spostati. Nemici giurati il comunismo, gli omosessuali, la scienza ufficiale, i medici veri e la psicanalisi, avvertita come una minaccia perché toglieva i clienti migliori. Il film è la storia della relazione del capo setta con un discepolo, un marinaio tornato dalla guerra con disturbi mentali. Un difetto del film, pure strepitoso per qualità filmica, è il duello impari fra attori protagonisti. Troppo bravo Seymour Hoffmann nella parte del simil- Hubbard, troppo caratterista e un po’ gigione Joaquin Phoenix nel ruolo del matto devoto. Il rapporto hegeliano servo-padrone al cinema ha ispirato opere ben più profonde, da Losey in giù. Rimane inspiegato il mistero del successo delle sette religiose, che in America ormai costituiscono una minaccia alla democrazia. In Italia il fenomeno è assai più limitato. Il mercato è già preso dai partiti carismatici, i cui leader guru sono altrettanto bravi a lucrare sulla crescente percentuale di persone con disturbi della personalità non curati.

    Maurizio Caverzan – il Giornale: In The Master sono straordinari Philip Seymour Hoffman, il maestro della storia che evoca Ron Hubbard, fondatore di Scientology, e Joaquin Phoenix, il marinaio suo allievo che torna dalla seconda guerra mondiale (…) Non bastano due attori superbi per fare del buon cinema se la storia è lenta, prevedibile, persino un tantino spocchiosa. Nella quale, dopo un lungo preambolo, si inizia a chiedersi quando comincia il film (…)

    Alberto Crespi – l’Unità: L’eccesso di attesa provoca, a volte, delusione. Ed è forte la perplessità di fronte a The Master, forse il film più atteso della mostra (…) The master è invece, come dice Anderson, una storia d’amore fra due casi clinici. Un po’ poco, rispetto a ciò che ci si attendeva.

    Fabio Ferzetti – Il Messaggero: Un film grandioso per impianto e ambizioni che riscrivono la storia degli Usa nel dopoguerra attraverso due personaggi ignobili e memorabili, visti come due facce di una sola medaglia. Un’avventura epica e insieme intima che guarda alla genesi di una setta concentrandosi sui protagonisti e sui loro rapporti più viscerali anziché sulle conseguenze sociali del loro agire.

    Alessandra Levantesi kezich – La Stampa: The Master è un film sconcertante e grandioso pur non concedendo nulla allo spettacolo. A cominciare dal fatto che nel mettere in scena i due protagonisti, il marinaio Freddie, tornato sconvolto dalla terribile esperienza bellica sul pacifico, e il santone Dodd, mellifluo capo di una setta in fase di crescita che lo prende sotto protezione. Il regista non fa nulla per renderli accattivanti: ma gli interpreti Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman (…) sono magnifici e non si può che restarne conquistati.

    Paolo Mereghetti – Il corriere della sera: The Master tanto bello nella sua forza visiva quanto stimolante in quella emotiva. Se può avere un possibile neo è nella sua fragilità narrativa ma il rapporto che lega i due protagonisti è talmente forte , inquietante e ricco di sfumature da far passare quella “mancanza” in secondo piano (…) il vero soggetto del film è la fragilità psicologica dell’homo americanus, il bisogno di tutta una nazione di avere chi la soggioghi e la guidi pur rivendicando sempre il suo bisogno di libertà.

Per saperne di più vi rimando al nostro specialone su Paul Thomas Anderson, al trailer italiano del film e alle dichiarazioni di Joaquin Phoenix.