Home Festa del Cinema di Roma Roma 2017, The Place di Paolo Genovese: Recensione in Anteprima

Roma 2017, The Place di Paolo Genovese: Recensione in Anteprima

Un uomo in un bar esaudisce tutti i desideri che gli vengono posti. Ma solo a determinate condizioni.

pubblicato 4 Novembre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 00:11

Un anno e mezzo dopo il boom di Perfetti Sconosciuti, campione d’incassi in sala, venduto in mezzo mondo, a breve rifatto da Álex de la Iglesia, vincitore di 2 David, 3 Nastri, 4 Ciak d’Oro e in trionfo al Tribeca Film Festival grazie alla sceneggiatura, Paolo Genovese torna al cinema con l’adattamento di una serie tv americana del 2010 e ai più sconosciuta, The Booth at the End il titolo originale.

The Place, film di chiusura della 12esima Festa del Cinema di Roma, vede il regista romano affrontare il primo progetto drammatico della propria carriera, spiazzando con un’opera coraggiosa e al tempo stesso presuntuosa, di fatto perfetta per una rappresentazione seriale ma costretta, limitata, all’interno di un adattamento cinematografico.

Dopo l’appartamento di Perfetti Sconosciuti è un altro spazio chiuso a far sua l’intera ambientazione di The Place: un bar/ristorante qualsiasi, con un uomo seduto ad un angolo. Davanti a lui un tavolo, una fitta agenda su cui scrivere continuamente, cibi e bevande varie ed un’altra sedia, puntualmente occupata da vari visitatori, persone qualunque che chiedono lui desideri, da esaudire in cambio di compiti da svolgere. Cosa saranno disposti a fare, costoro, per ottenere ciò che vogliono?

Questo il quesito centrale su cui poggia The Place di Paolo Genovese, puntualmente imboccato da un misterioso uomo in grado di realizzare sogni apparentemente impossibili. Far sparire un cancro, guarire dall’Alzheimer, ritrovare Dio, riacquistare la vista, diventare bellissimi, riabbracciare un figlio perduto, l’amore della propria vita, fare sesso con la protagonista del proprio calendario preferito. Tutto si può fare, ma solo e soltanto dopo aver pagato un prezzo. Inevitabili le conseguenze, spesso drammatiche e imprevedibili, con questo impassibile ‘intermediario’ costretto a digerire dettagli, reazioni, dolorose verità.

E’ un film estremamente ambizioso, The Place, nel voler affrontare temi eticamente e moralmente profondi e alquanto inediti nel cinema italiano. Come già avvenuto in Perfetti Sconosciuti Genovese torna ad indagare la parte più oscura dei suoi protagonisti, chiedendo però loro di guardare al proprio io e non tra gli sms di un telefonino. Ma se l’analisi tra i rapporti umani ai tempi della tecnologia era stata centrata dall’acclamato script di Perfetti Sconosciuti, con quest’opera che strizza l’occhio a Cose Preziose di Stephen King Genovese scivola sulla ridondanza, sul pretenzioso che si fa borioso. Colpa, si fa per dire, di una scelta stilistica precisa, che visivamente parlando va ad escludere tutto ciò che viene raccontato.

Alle parole non corrispondono immagini, rappresentazioni pratiche di quanto avvenuto, bensì altre parole, appesantendo uno sviluppo inizialmente affascinante che causa sfiancante e ripetuta sfilata di volti si fa lentamente tedioso. Interrogativi profondi, quelli posti dal regista di Immaturi, alimentati dal solito ottimo Mastandrea che gioca tutto di sottrazione, ascoltando e impartendo ‘ordini’, senza mai giudicare.

Il suo ‘uomo’ non interferisce, istruisce il male provando pietà per chi è chiamato a compierlo. Non ha un nome, il suo personaggio, perché indefinibile. Potrebbe essere Dio così come un angelo, il diavolo o la nostra coscienza, se non addirittura una pura e semplice visione. Chiudendo ogni storia, e l’intera pellicola con uno switch che fortunatamente evita ridicole svolte sentimentali, The Place rilegge una piccola e poco conosciuta serie televisiva da 10 puntate di 20 minuti l’una, intrecciando le sue storie e i suoi caratteri, drammaturgicamente parlando.

Genovese si è detto consapevole del rischio cavalcato, così come Medusa che si è ritrovata tra le mani non una commedia bensì un dramma dai risvolti esistenziali, visibilmente imperfetto e tronfio ma indubbiamente temerario, nel provare a realizzare un cinema diverso da quello a cui siamo tristemente abituati.

[rating title=”Voto di Federico” value=”5″ layout=”left”]

The Place (Ita, drammatico, 2017) di Paolo Genovese; con Alba Rohrwacher, Sabrina Ferilli, Alessandro Borghi, Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Vittoria Puccini, Vinicio Marchioni, Silvio Muccino – uscita in sala: 9 novembre

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