The Portable Door, recensione: un divertente fantasy “Sky Original” con atmosfere alla Harry Potter e una intrigante digressione dark
Leggi la recensione di “The Portable Door”, il fantasy “Sky Original” con Christoph Waltz e Sam Neill disponibile dall’8 aprile anche su NOW e on demand.
Tom Holt è uno scrittore britannico che negli anni ’90 divenne popolare per i suoi fantasy umoristici, siamo dalle parti di Doug Adams (Guida galattica per gli autostoppisti), ma qualcosa di più simile lo si può trovare nella serie del Mondo Disco di Terry Pratchett, anche se gli stili dei due autori sono in realtà molto diversi. Holt ha scritto una serie in sette volumi dal titolo The Portable Door, un fantasy che racconta la storia di Paul Carpenter e Sophie Pettingel (nel film interpretati da Patrick Gibson e Sophie Wilde), due modesti tirocinanti che iniziano a lavorare presso la misteriosa azienda londinese J.W. Wells & Co. e ben presto però si rendono conto che i loro datori di lavoro sono tutt’altro che convenzionali. I carismatici ma decisamente ambigui Humphrey Wells (il Premio Oscar Christoph Waltz), amministratore delegato dell’azienda, e il manager Dennis Tanner, interpretato da Sam Neill, stanno sconvolgendo il mondo della magia, portando le moderne strategie aziendali nelle antiche pratiche magiche per influenzare il mondo esterno, un po’ come faceva la “Squadra riparazioni” del film I guardiani del destino.
Paul e Sophie scoprono quindi di essere pedine al soldo dell’azienda che li recluta poiché “dotati”: Paul timido e impacciato vuole solo un lavoro ed è ignaro di essere un “divinatore”, persona abile nella ricerca dell’invisibile a cui verrà affidato il compito di trovare un particolare oggetto magico smarrito all’interno della sede dell’azienda; Sophie ambiziosa e sin troppo sicura di sé vuole invece fare carriera velocemente, e così l’azienda le propone una via preferenziale in cui saranno sfruttate le sue capacità di “veggente” per influenzare il destino altrui con coincidenze che in realtà scopriremo non essere tali.
Il pluripremiato regista australiano Jeffrey Walker (Il matrimonio di Alì, Dance Academy: Il ritorno) è piuttosto abile nel creare un mondo celato in un moderna Londra che rievoca molto quello creato da JK Rowling per la saga di Harry Potter. Al posto di una scuola, il film ci porta all’interno di una misteriosa azienda che di Hogwarts ha tutta una serie di caratteristiche scandite dalla magia, che vanno dai passaggi segreti a misteriose creature, da labirintici sotterranei agli eccentrici personaggi del team dirigenziale. La società J.W. Wells & Co. è un luogo alquanto strambo, sempre in perpetuo movimento, anche quando non dovrebbe, e con ferree regole da seguire, tra cui non rimanere mai nell’edificio oltre l’orario di lavoro, e soprattutto non fare troppe domande.
Il comparto creature del film è curato dalla Jim Henson Company che è co-produttrice della pellicola che presenta un reiterato tocco dark e un make-up delle creature tutt’altro che rassicurante rispetto all’indole, elementi questi che alzano il livello di fruibilità della pellicola agli over 14, insomma non siamo di fronte ad una fiaba adatta a tutte le età, anche per una caratterizzazione dei personaggi decisamente spigolosa che bisogna ammettere l’intero cast approccia con grande bravura. Le interpretazioni del cast riescono a trasmettere per l’intero film una sensazione di straniamento, disagio e mistero che alla fine diventa il vero cuore del film, invece della magia e della “Porta portatile” del titolo, protagonisti all’interno della mitologia creata da Holt, ma che in questo adattamento finiscono per diventare momenti suggestivi ma didascalici, quasi orpelli rispetto ala creazione di un “non luogo” quale è la J.W. Wells & Co.. L’azienda così diventa enigma essa stessa, con le sue bizzarre e surreali ambientazioni impiegatizie, che rievocano le atmosfere del Brazil di Terry Gilliam; a cui si aggiunge una percettibile sensazione di sconfinamento in una dimensione altra, una volta varcato l’atrio dell’edificio, un luogo ampio, ma volutamente insignificante custodito da una bizzarra receptionist, dietro al quale però scoperta e meraviglia attendono i visitatori più audaci.
“The Portable Door” vive quindi quasi in toto delle interpretazioni di un talentuoso cast, come se nella fase di scrittura si fosse sacrificata, forse scientemente, la parte che vede i due mondi, quello della magia e quello esterno, interagire e collidere, infatti scopriamo queste interazioni a piccolissime dosi: attraverso flashback dell’infanzia di Humphrey Wells (Waltz), stralci rubati di una riunione in cui Humphrey propone alle aziende un innovativo e poco etico sistema di marketing, i sotterranei dell’azienda che ospitano una banca molto particolare, ma soprattutto le porte che ricordano quelle nella fabbrica del film d’animazione Monsters & Co., ma anche quelle della serie tv Locke & Key; molteplici via di accesso a potenziali mondi fantastici, ma che restano nel film mezzi per sfuggire alla monotonia del lavoro con viaggi in posti sparsi per il pianeta alla scoperta delle meraviglie del mondo, tranne nel finale in cui si fa cenno al vero potenziale di queste porte che va ben oltre il mero “turismo magico”.
“The Portable Door” nel complesso intrattiene con efficacia e si giunge ai titoli di coda con il desiderio di proseguire il viaggio, magari con un sequel, anche se il film è concepito con un finale che tira le fila e lascia soddisfatti rispetto alla trama; una scena dopo i titoli di coda però lascia aperta, è proprio il caso di dirlo, una “porta” sul futuro del franchise e siamo davvero curiosi di scoprire se la saga proseguirà, ma soprattutto in quale luoghi ci condurrà.
Il film sarà in esclusiva su Sky dall’8 aprile alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming solo su NOW e disponibile on demand.