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The Twilight Saga: le frasi più belle del romanzo Breaking Dawn

Dal libro di Stephen Mayer al film di Bill Condon: ecco le frasi più romantiche di Breaking Dawn

di carla
pubblicato 18 Novembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 06:37


The Twilight Saga: Breaking Dawn Parte 1 è uscito nei cinema il 16 novembre. L’avete già visto? Per farci perdonare (!??!?!) della nostra recensione negativa, ecco che oggi ci occupiamo del romanzo di Stephenie Meyer da cui è tratto il film ed ecco per voi le frasi più belle di Breaking Dawn. Ho cercato di non mettere nessuno spoiler, naturalmente se avete letto il libro potete aggiungere nei commenti la vostra frase preferita. Io intanto vado a chiedere un aumento di stipendio, il capo me lo deve dopo questo post!

  • Io ed Edward non ci eravamo scambiati un’ultima scena tragica di addio, e non era nei miei programmi. Pronunciare quella parola equivaleva a renderla definitiva. Sarebbe stato come scrivere la parola fine sull’ultima pagina di un manoscritto.
  • “Resta con me, Bella!”, le gridai. “Mi senti? Resta qui! Non voglio che mi lasci. Fai battere il tuo cuore!”
  • Alzai gli occhi al cielo e ricambiai il sorriso. E quando incrociai il suo sguardo, vidi tutto ciò che avevo cercato…
  • Con un ultimo tonfo sordo il suo cuore vacillò e tacque.
  • Serve un cuore? Fai pure. Prendi il mio. Prendi tutto ciò che ho.
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  • Eccolo arrivato. L’oceano di dolore. L’altra riva così lontana, oltre quella massa d’acqua ribollente, che non potevo neanche immaginarla, ancor meno vederla. Ancora una volta, smarrito il mio obiettivo mi sentivo vuoto. Salvare Bella era stata la mia battaglia per tanto tempo. E avevo fallito. Aveva deciso di sacrificarsi e di lasciarsi fare a pezzi dalla figlia del mostro. La battaglia era persa. Era tutto finito.
  • Ecco cosa succedeva a frequentare i vampiri: ci si abituava a loro. Iniziavano a crearti confusione a far vacillare la tua maniera di vedere il mondo. Cominciavano a comportarsi da amici.
  • A volte era così facile dimenticare che baciavo un vampiro. Non perché il suo aspetto fosse comune o umano – nemmeno per un secondo riuscivo a dimenticare che tra le braccia stringevo qualcuno che era più un angelo che un uomo – ma perché Edward trasformava in una cosa dal nulla il fatto che le sue labbra fossero sulle mie, sul mio viso e sul mio collo. Diceva che il mio sangue ormai non era più una tentazione, che il timore di perdermi aveva neutralizzato ogni brama. Eppure sapevo che l’odore del mio sangue lo faceva ancora soffrire, gli bruciava ancora la gola come se respirasse fuoco. Socchiusi gli occhi e vidi i suoi fissi sul mio viso. Era assurdo quando mi guardava così. Come fossi il premio anziché la vincitrice, sfacciatamente fortunata.
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  • Di te sono sicura, al resto posso sopravvivere.
  • Era come far recitare a un arcangelo la parte di un ragioniere: non potevo immaginarlo in un ruolo tanto banale.
  • Non uno: un milione. Non di corda, ma d’acciaio. Un milione di cavi d’acciaio che mi legavano ad una cosa sola; al centro dell’universo. Finalmente capii che l’universo ruotava intorno a quel punto. Non avevo mai colto la simmetria dell’universo, che adesso mi era chiara.
  • E allora perché diavolo tutto quell’entusiasmo nel vedermi? Come se valicando quella porta avessi dato un senso alla sua giornata.
  • Per un attimo mi sentii un bambino, un bambino che aveva trascorso tutta la sua vita nella stessa cittadina. Un bambino e nient’altro. Perché sapevo che avrei dovuto vivere molto di più, soffrire molto di più, per capire il tormento lancinante che traspariva dagli occhi di Edward.
  • Fu Edward, l’espressione del suo volto. L’avevo visto infuriato, l’avevo visto arrogante, una volta l’avevo anche visto soffrire. Ma quello… quello superava di gran lunga anche i più atroci tormenti. Sembrava spiritato. Non mi guardò nemmeno. Teneva gli occhi bassi, fissi sul divano, con l’espressione di un uomo divorato dalle fiamme.
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  • Ma se ami chi ti sta uccidendo, non hai alternative. Come puoi scappare, come puoi combattere se così feriresti il tuo adorato? Se la vita è tutto ciò che hai da offrirgli, come fai a negarglielo?
  • Come prima, fu come se il tocco della sua pelle, delle labbra, delle mani, affondasse nella mia pelle, dura e liscia, nelle mie nuove ossa. Fino al centro del mio corpo. Non avevo immaginato che lo avrei potuto amare più di prima. La mia vecchia mente non sarebbe mai riuscita a contenere tutto quell’amore. Il mio vecchio cuore non avrebbe mai avuto la forza necessaria a sopportarlo.
  • Non desideravo altro che morire. Non essere mai nata. La mia intera esistenza svaniva di fronte a quel dolore. Non valeva la pena sopravvivere a un altro battito del cuore. Fatemi morire, fatemi morire, fatemi morire. E, per un intervallo infinito, non ci fu nient’altro. Solo la tortura incandescente e le mie grida mute che imploravano l’arrivo della morte. Nient’altro, neanche il tempo. Al suo posto l’infinito momento di dolore.
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  • Continuai a spingere contro quel nero, una reazione quasi automatica. Non tentavo di sollevarlo. Stavo solo resistendo per non permettergli di schiacciarmi completamente. Non ero Atlante e quell’oscurità pesava come un pianeta: non potevo reggerla sulle spalle. L’unica possibilità che avevo era di non lasciarmi annullare del tutto.
  • Sapevo solo una cosa, ossia che ogni secondo trascorso con lei non faceva altro che accrescere il dolore che avrei provato dopo. Come un tossico che dispone di una scorta limitata, vedevo approssimarsi il momento della resa dei conti, quello dell’astinenza. Più mi facevo più sarebbe stata dura quando la roba avesse cominciato a scarseggiare.
  • Per lui ogni battito del mio cuore era prezioso.
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  • Tutto era stato più semplice di quanto mi aspettassi: ci eravamo adattati l’uno all’altra come frammenti fatti apposta per combaciare ed unirsi. Ciò mi aveva dato una soddisfazione segreta: eravamo compatibili anche fisicamente. Fuoco e ghiaccio, che chissà come esistevano affiancati senza distruggersi a vicenda. L’ennesima prova di quanto gli appartenessi.
  • “Non temere”, mormorai. “Noi ci apparteniamo”. Fui immediatamente travolta dalla verità delle mie stesse parole. Quel momento era così perfetto, così giusto, che per nulla al mondo potevo dubitarne. Le sue braccia mi avvolsero stringendomi a lui, estate e inverno. Era come se ogni terminazione nervosa del mio corpo sprizzasse elettricità. “Per sempre”, aggiunse Edward e mi trascinò con dolcezza verso acque più profonde.
  • Sei orribilmente piccola per essere così terribilmente irritante.
  • E’ tutto ciò che vuoi, tutto ciò che non puoi avere.
  • Tu e io. Questo è tutto ciò che importa. L’unica cosa a cui hai il permesso di pensare.
  • Le sue braccia mi avvolsero stringendomi a lui, estate e inverno. Era come se ogni terminazione nervosa del mio corpo sprizzasse elettricità.
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  • In testa avevo l’inferno. I miei pensieri mi ronzavano nel cranio come uno sciame di api disorientate e chiassose. Di tanto in tanto mi pungevano pure. Dovevano essere calabroni, altro che api. Le api pungono e poi muoiono. Invece, a pungermi ripetutamente erano sempre gli stessi pensieri.
  • Non volevo accettarlo, non volevo pensarci. Non volevo immaginare lui dentro di lei. Non volevo sapere che qualcosa che odiavo tanto avesse messo radici nel corpo che amavo.
  • E perché non era mai stata fino in fondo mia, perciò non volevo perderla davvero.
  • Nemmeno tu puoi odiarmi più di quanto odio me stesso.
  • Troverai anche tu la persona giusta, la persona che stai aspettando, e allora, forse tutto questo avrà un senso.