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Cannes 2019, The Whistlers, recensione: Porumboiu assembla un noir intelligente e spiritoso

Festival di Cannes 2019: intelligente e spassosa commedia noir, Porumboiu rielabora stilemi e topos con un’intelligenza rara

pubblicato 21 Maggio 2019 aggiornato 29 Luglio 2020 19:14

Cristi (Vlad Ivanov) ha appena posteggiato la propria auto sotto casa. Mentre si avvia verso la porta del proprio palazzo viene però fermato da una donna: bella, statuaria, di un’eleganza particolare, dato dai modi, dal vestiario, dal portamento. È Gilda (Catrinel Marlon). I due s’incontrano per la prima volta. Lui è spaesato; sa di essere seguito e lo sa anche lei. Ed allora il gioco comincia, con Gilda che mette la mano sul collo di Cristi e comincia a baciarlo. Una farsa che si protrae fin dentro il triste ancorché decoroso appartamento di lui: anche lì infatti ci sono delle telecamere nascoste. Ecco allora che per sostenere la messa in scena i due finiscono a letto, lui spaesato ma a quel punto compiaciuto, lei lì a dimenarsi su quel letto come se stesse svolgendo un lavoro.

Il motivo di tutto ciò è che Gilda ha bisogno che Cristi si rechi in Spagna per trovare Zsolt, dileguatosi con in tasca la bellezza di 30 milioni di euro. Con The Whistlers Corneliu Porumboiu si conferma uno dei registi più intelligenti e al contempo spiritosi che ci sono in circolazione. Questo suo ultimo lavoro è un noir, ma anche una commedia tagliente, nera, che fa eco al cinema di figure capitali come Hitchcok e Melville su tutti. Un lavoro sofisticato ma al contempo accessibile, che appunto pilucca qua e là per rielaborare il tutto in una chiave che compete al regista rumeno.

Sulla scia di The Treasure, infatti, presentato a Cannes quattro anni fa in Un Certain Regard, Porumboiu un mistery solido, sopra le righe ma controllato, imbevuto di quell’assurdo che non si fa in nessun caso surrealismo, malgrado le premesse. Il modo in cui trae elementi, idee o mere intuizioni è di per sé un processo interessante, specie rispetto a come rielaborare il tutto. Mutuando stilemi rodati, che qui assolvono magari funzioni diverse. Si prenda ad esempio la divisione in capitoli: ogni capitolo prende il nome di uno dei personaggi, senonché questa scelta non è finalizzata a farceli conoscere uno ad uno, bensì solo una soluzione per portare avanti il racconto, senza spostare la prospettiva o approfondire alcunché.

La capacità di Porumboiu sta perciò proprio nel non farsi travolgere dalla congerie di materiale che accumula, e qui mostra l’intelligenza di cui sopra. Tenendoci impegnati con abbastanza informazioni per raccapezzarci all’interno di questa grottesca vicenda, di gente che scappa e si nasconde ma nemmeno troppo bene, mentre la polizia tiene sott’occhio il protagonista, il quale deve in pratica spartirsi fra due tavoli; ebbene, nel fare tutto ciò The Whistlers riesce a tenere desta la nostra attenzione per altre vie. Si pensi al contrasto tra la seriosità delle performance degli attori e la ridicolaggine della vicenda; un equilibrio del genere in ambito dark comedy si rivela fondamentale, a tal punto che su tale componente sta o cade la resa del film.

Quando cominciamo grossomodo a capire quale sia il piano o quantomeno le intenzioni di Cristi, che, come detto, gioca su più tavoli, allora cominciamo a chiederci se riuscirà a compierlo, e come, oppure se ne resterà schiacciato. In tal senso The Whistlers vanta la propria imprevedibilità come determinante valore aggiunto, grazie al modo consapevole ma non troppo con cui Porumboiu si serve di certi escamotage.

Nota conclusiva sulla lingua che Cristi deve imparare per portare a termine quella che per buona parte del film è la sua missione, ossia trovare Zsolt. El Silbo è una lingua che si parla fischiando, infilandosi le dita in bocca; una lingua che virtualmente replica tutte le altre. Più marginale di quanto non possa suggerire il titolo inglese (i whistlers di cui al titolo sono appunto coloro che fischiano), nondimeno il suo ricorso dà adito ad alcune scene che mettono in rilievo il potenziale comico di questa storia. Finché sul finire non si sfocia sul romantico, ed anche lì il ricorso alla lingua dei fischi si rivela funzionale a quest’ultimo registro. Una flessibilità che in fin dei conti descrive almeno in parte il percorso di Porumboiu, il quale riesce ad adattarsi a svariate condizioni, generi e contesti, pur mantenendo inalterata la propria verve, così puntuale e spassosa persino mentre scorrono i titoli di coda.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”7.5″ layout=”left”]

The Whistlers (La Gomera, Romania/Francia/Germania, 2019) di Corneliu Porumboiu. Con Vlad Ivanov, Catrinel Marlon, Rodica Lazar, Agustí Villaronga, Sabin Tambrea, István Teglas, Cristóbal Pinto e Antonio Buíl. Concorso.