Ti Stimo Fratello: Recensione in Anteprima
E’ il 2008 quando Giovanni Vernia porta in tv Jonny Groove. Il personaggio del discotecaro dai 2 neuroni pensanti fa furore a Zelig, sbancando i dati auditel per circa due anni, per poi approdare il libreria, a teatro e al cinema. Ecco la nostra recensione
E’ il 2008 quando Giovanni Vernia porta in tv Jonny Groove. Il personaggio del discotecaro dai 2 neuroni pensanti fa furore a Zelig, sbancando i dati auditel per circa due anni, per poi approdare il libreria e a teatro. Con il calmarsi delle acque, e con evidente ritardo, la Warner Bros. prova ora a cavalcare il fenomeno della ‘commedia italiana’, tornata a sbancare i botteghini da due anni, con questo Ti Stimo Fratello, agghiacciante esempio di come i Checco Zalone non crescano sugli alberi.
A pesare sul film c’è infatti proprio il personaggio di Jonny Groove, digeribile per uno sketch di 4 minuti ma a dir poco insopportabile in un lungometraggio da 90 minuti, soprattutto dinanzi ad uno script dalla così esplicita pochezza. Scritto e diretto a quattro mani dallo stesso Vernia e da Paolo Uzzi, autore di Zelig, Ti Stimo Fratello riesce nella non semplice impresa di non strappare un sorriso per un’infinita ora e mezza, dimostrando lo scarso momento di ‘forma’ del cinema italiano. Perché se i cugini francesi conquistano l’Academy con The Artist e i box office di mezzo mondo con Quasi Amici, in Italia siamo costretti a dover digerire titoli simili, figli della televisione commerciale e di una generazione di comici che sembrava essersi eclissata, per poi riaffiorare dal nulla, e raschiare sempre più il fondo del barile produttivo.
E’ il 1999 quando Giovanni Vernia si laurea in Ingegneria Elettronica, lavorando per diverse compagnie internazionali del settore. Fino a quando nel 2005 non si mette a studiare recitazione, per poi provare l’esperienza Zelig, che pian piano prende piede. Perché nel giro di pochi mesi Giovanni Vernia diventa una ‘celebrità’ televisiva grazie a Jonny Groove e ai suoi tormentoni truzzi. Quattro anni dopo, cullando l’ambizione di poter ripetere il boom del ‘compagno’ di avventure televisive Checco Zalone, Vernia esordisce al cinema con quella che è in qualche modo un ‘biopic’. Perché in Ti Stimo Fratello c’è molto della sua vita privata.
Giocando con il ruolo del doppio,Vernia indossa sia la sua ‘vera’ maschera, quella dell’ingegnere elettronico, che quella del discotecaro Groove, portando al cinema due gemelli, ovviamente completamente differenti. Giovanni, ingegnere che ha trovato lavoro in campo pubblicitario grazie alla sua nuova fidanzata, riceve improvvisamente l’inattesa visita del fratello gemello, ovvero Jonny, vera mina vagante che vive solo per passare le notti in discoteca e che, per volere del padre Michele (maresciallo della Guardia di Finanza) deve sostenere a Milano l’esame orale per entrare nel Corpo. A Milano Jonny scopre il Gilez, mitico locale dove in men che non si dica diventa una star della notte, tanto da stringere amicizia con tre colorite drag queen, interpretate da Carmelo Pappalardo, Mauro Leonardi (ovvero i Karma B, celebri nella Capitale), e Daniele Quistelli.
Tralasciando gli scarsi e scontati intrecci narrativi che contraddistinguono la pellicola, Ti Stimo Fratello meriterebbe di trasformarsi nel sincero commento che qualsiasi spettatore pagante dovrebbe porgere ai produttori della pellicola, per poi pretendere ovviamente la restituzione del prezzo del ticket d’ingresso. Perché il cinema di cui fa orgogliosamente parte Ti Stimo Fratello è un cinema con la c minuscola, un tipo di cinema che andrebbe sempre più abbandonato, perché privo di contenuti, tecnicamente limitato, registicamente elementare, fragile nella scrittura, forzato nella recitazione e soprattutto ingiustificato dal punto di vista prettamente produttivo. ‘Ma finirà per far cassa’, potrebbe essere la vostra sensata risposta a questo mio appunto. Ed è vero, molto probabilmente finirà per far cassa, alimentando così un circolo vizioso la cui fine appare sempre più irraggiungibile. Tralasciando le tre attrici, ovvero Susy Laude, Stella Egitto e Carmela Vincenti, la pellicola deraglia infatti sotto tutti i punti di vista.
Se i primi 20 minuti rasentano l’imbarazzo cinematografico, con l’arrivo dell’attesa discoteca l’animale Jonny Groove comincia finalmente ad avere senso, perdendo però immediatamente contatto con lo spettatore a causa di un personaggio troppo stupido per suscitare ilarità per più di 2 minuti. Inconcludente l’intenzione di raccontare l’Italia di ‘oggi’, con problemi apparentemente quotidiani forzatamente inseriti all’interno di un contesto evidentemente vuoto. Finanza creativa, evasori e drag queen, senza dimenticare la surreale visione della discoteca ‘pulita’ da droghe ed alcool, costretti a convivere con due gemelli tanto differenti quanto ugualmente deludenti. Perché di stima nei confronti di un film simile ce n’è davvero poca, tanto da farci urlare, ancora una volta e con scarso orgoglio patriottistico “e siamo noi, e siamo noi, e siamo noi“. Quelli che guardano con sempre più crescente invidia il Cinema altrui.
Voto di Federico: 3
Ti Stimo Fratello (Ita, 2012, Commedia) di Paolo Uzzi, Giovanni Vernia: con Giovanni Vernia, Maurizio Micheli, Susy Laude, Stella Egitto, Bebo Storti, Carmela Vincenti, Diego Abatantuono, Carol Visconti, Giancarlo Barbara, Paolo Sassanelli, Albertino – uscita venerdì 9 marzo 2012 – qui il trailer.