ToHorror 2011: The gerber syndrome – Trailer italiano e recensione del film di Maxì Dejoie
Un nuovo virus colpisce l’Europa: la pandermia porta terrore e morte. Ecco il film horror The gerber syndrome
Il morbo di Gerber è un nuovo virus che si sta diffondendo in Europa e i cui effetti sono letali: la sintomatologia inizia come una forte influenza, ma poi degenera rapidamente attraverso tre stadi di sviluppo, fino ridurre chi ne è affetto come una specie di zombie estremamente aggressivo.
Una troupe sta realizzando un documentario su questa malattia e attraverso lo sguardo delle telecamere si seguono le vicende parallele di un medico, il dottor Ricardi, chiamato a soccorrere una ragazzina che ha contratto il morbo, e di Luigi, un agente della Central Security, un nuovo corpo speciale creato appositamente per catturare i malati e portarli in appositi e inquietanti centri di detenzione, per salvaguardare i cittadini “sani”. Intanto, nei talk show televisivi ci si interroga sull’effettiva gravità della nuova pandemia.
L’idea del finto documentario per raccontare una storia horror non è proprio di primo pelo, ma è pur sempre un escamotage a effetto, permette di nascondere i limiti di budget e, quando ben costruito, di creare una rapida e profonda empatia con i personaggi.
Ed è proprio quest’ultimo il punto di forza del film di Dejoie: i personaggi, dei quali spicca molto il lato umano, la problematicità delle scelte e l’ambiguità della condizione, merito anche di una buona recitazione generale, molto naturale, com’è necessario che sia per questo genere.
La tensione regge bene per tutto il film, bilanciata tra le pene dei genitori per le difficili decisioni da prendere a proposito di una possibile cura per la figlia e la rabbiosa frustrazione dell’agente di CS che esplora la notte alla ricerca dei malati da isolare dalla società. Certo, il discorso sulla pericolosità dei cosiddetti “normali” e la ghettizzazione di una categoria a cui si getta addosso uno stigma (qui, i malati) non dice niente di nuovo rispetto a quanto non emerga già dai film di Romero sui morti viventi, ma è pur sempre un discorso di una certa importanza (rispetto a tanta produzione italiana contemporanea) e il quadro che ne emerge è una rappresentazione problematica della realtà, a volte ambigua, e per questo quindi (quasi sempre) credibile. E problematico diventa anche lo sguardo stesso del film, che per mostrarci l’umanità dei personaggi deve invaderne le vite e l’intimità in modo disumano.
Meno adrenalinico rispetto a “Rec“, al quale è impossibile non paragonarlo, e senza raggiungere le vette di “Diary of the dead” di Romero, “The gerber syndrome” sceglie un andamento lento e ossessivo, quasi del tutto privo di accessi splatter o di colpi bassi e facili per suscitare uno spavento nello spettatore, in virtù invece di una tensione più strisciante e un approccio verosimile nel raccontare le paranoie della nostre società.
Molto divertente, a questo proposito, la parentesi con lo spot di Topo Tino che dispensa i consigli per evitare il contagio, evidente parodia di quello con Topo Gigio per l’influenza H1N1 diffusi a suo tempo dal nostro governo. E interessante, come specchio della nostra epoca, è anche la condizione dei malati-zombie di Dejoie, che, nonostante la loro aggressività, hanno perso l’unica prerogativa comune a tutti i morti viventi cinematografici post-Romero, l’istinto a mangiare cibandosi della carne dei vivi, e siano invece del tutto privi di stimoli, al punto da lasciarsi morire di fame senza neanche accorgersene, afflitti da un’apatia che elimina da loro ogni guizzo vitale.
Certo non tutto gira alla perfezione, qua e là emerge qualche ingenuità e, come si è detto, il film manca di una sua originalità e di veri e propri colpi di scena o guizzi di sceneggiatura, ma nel complesso funziona, la storia procede dritta e sicura per la sua strada e almeno ha l’ambizione di andare oltre il provincialismo che spesso affligge la produzione italiana e ambire a un respiro più internazionale.
Voto Fulvio: 7
The gerber syndrome (Italia, 2011 – mockumentary/horror – 88′) Regia di Maxì Dejoie. Con Valentina Bartolo, Sax Nicosia, Luigi Piluso, Pia Lanciotti, Beppe Rosso, Nicola Marchitiello, Federico Tolardo.