ToHorror 2011: The orphan killer – trailer e recensione del film di Matt Farnsworth
Marcus: dalla terribile infanzia ad una nuova promettente carriera… horror. E’ The Orphan Killer.
Audrey e Marcus sono solo due bambini quando i loro genitori vengono massacrati in casa da una coppia di rapinatori e finiscono in un orfanotrofio cattolico. Dopo uno scatto di violenza contro un compagno che fa il solletico alla sorellina, le suore, applicando un profondo e ragionato metodo educativo e pedagogico, decidono di isolare il piccolo Marcus dagli altri bimbi, colpevolizzarlo per ogni minima cosa, frustarlo, affogarlo nel lavandino di tanto in tanto e fargli indossare un’inquietante maschera da scheletro che, nelle loro idee, dovrebbe fargli capire quanto il male sia dentro di lui. Stranamente, il bambino non mostra cenni di pentimento.
Nel frattempo, la sorellina, biondina, graziosa e dolcissima, viene adottata da una famiglia e abbandona il fratello nell’orfanotrofio, nelle grinfie di suore crudeli e preti pedofili, per andare a giocare con tutte le sue barbie nuove.
Comprensibilmente, Marcus, che già ha dimostrato di essere un tipo leggermente emotivo e impulsivo, non la prende troppo bene e tornerà anni dopo per compiere un vero e proprio massacro.
Anteprima assoluta per l’Italia per The orphan killer, film ultra indipendente e low-budget (per quanto il concetto di low-budget per gli americani preveda riprese aeree e una telecamera digitale Viper) dell’attore Matt Farnswoth, che ne affida la distribuzione a Facebook e centra il colpo, visto il successo ottenuto. Cosa che gli ha già garantito la promessa di due seguiti.
Il film è presentato dallo stesso regista come un sentito omaggio agli slasher degli anni ’80 (Halloween e Venerdì 13 in testa) e il protagonista stesso, molto efficace nella sua rappresentazione iconografica, è una vera e propria summa tra Micheal Myers e Jason (ed è per altro presente in sala alla proiezione, con tanto di sangue addosso, filo spinato, minacce agli spettatori e lancio di magliette del film sul pubblico, con un meraviglioso gusto per lo spettacolo tipico degli americani).
In realtà è uno slasher del XXI secolo e quindi pregno di una violenza e un sadismo visivo insistito che va ben oltre le serie originali, inoltrandosi nei territori del torture porn per tutta la lunga sequenza del confronto tra fratello e sorella.
Il film è eccessivo, splatterissimo, girato per lo più a mano dallo stesso regista con una furia simile a quella dell’Halloween di Rob Zombie (ma con qualche limite in più, dovuto verimilmente al budget), con una fotografia livida e sporca, 50 galloni di sangue utilizzati (pari a circa 225 litri, secondo i dati riportati dal regista stesso a inizio proiezione), nudi assolutamente gratuiti in puro stile exploitation, la foto del Papa bruciata dall’assassino dopo il primo omicidio (cosa che suscita anche l’unico applauso in sala) e una serie di immagini e discorsi blasfemi e scorrettissimi che fanno pensare alla rappresentazione visiva di un album degli Slipknot o dei Cannibal Corpse.
E fin qui sono tutte le cose divertenti del film: gli stilemi dell’horror indipendente americano che rappresenta con la violenza e il gore il rimosso della collettività, il reietto, la parte che non si vorrebbe guardare, lo scarto delle coscienze e di una società che si vorrebbe in apparenza perfetta ma che invece cova e pratica il male, generando mostri che a distanza di anni vengono a ricoprire di sangue le vite borghesi e perfette dei protagonisti. Per tutti questi aspetti il film ha un suo perché e, non arretrando di fronte a niente e spingendosi ben oltre il buon gusto, finisce, per gli appassionati, per essere abbastanza divertente. Ma l’appassionato, in quanto tale, ha anche visto molti film horror e qui vengono le note dolenti, perché l’originalità non è proprio una delle caratteristiche del film.
Certo, una volta dichiarato che è un omaggio, ci dovremmo aspettare di vedere situazioni e personaggi che in fondo già conosciamo, ma il confine tra citazione e plagio, omaggio e mancanza di idee è sempre molto labile e difficile da stabilire. In questo, i film di Rob Zombie, per dire, sono più interessanti nell’aver reinterpretato Non aprite quella porta, prima (con La casa dai mille corpi) e Halloween, poi, con i due remake ufficiali.
Nel film di Farnsworth, invece, la storia è veramente troppo simile a quella di Micheal Myers e della sorella Laurie, per quanto l’origine del male nel piccolo Micheal fosse intrinseca e coincidesse con l’uccisione della sorella più grande, mentre Marcus (già scioccato dall’uccisione dei genitori) aggredisce il bambino che scherza con lei per, in qualche modo, proteggerla. E poi, se l’inizio della follia di Micheal coincideva cinematograficamente con l’estrazione della maschera e il passaggio dalla soggettiva all’oggettiva, qui, al contrario, l’inizio dello sprofondare nella follia di Marcus coincide con uno stacco sulla sua soggettiva, che comincia a vedere il mondo attraverso gli occhi della maschera che gli impongono le suore. Ma queste forse sono sottigliezze, per altro non sviluppate nel film.
Che dire quindi di The orphan killer? Sicuramente un film che ha una sua dimensione underground, a suo modo divertente nei suoi eccessi di violenza, blasfemia (degno di nota l’uso del filo spinato come corona di spine, in una trasfigurazione perversa del racconto evangelico, messa in atto dalla mente di Marcus, evidentemente devastata dalle contraddizioni della brutale educazione cattolica ricevuta), furia contro le istituzioni repressive, la normalizzazione e il conformismo, il tutto al ritmo di una musica metal (ad opera dei Bullet Tooth) sparata a tutto volume quasi per l’intero film ed eccessiva a sua volta. Ma è anche poco originale, sgangherato nella trama (in realtà pressoché inesistente e puro spunto per mettere in scena la furia iconoclasta e misantropa di Marcus, difetto comunque assai comune nelle pellicole di questo genere) e nella descrizione dei personaggi, che sono a loro volta delle semplici maschere e sembrano non avere avuto una vita tra i flash-back dell’infanzia e i giorni nostri, come se, impiantata la radice del racconto, fossero stati catapultati nella situazione solo per rappresentare un qualche aspetto della società americana e venire per questo massacrati.
Insomma, laddove la vetta del genere è sicuramente rappresentata dall’Halloween di Carpenter, The orphan killer ne è un po’ il fan movie punk, anarchico ed eccessivo, come tanti, in realtà, ce ne sono stati negli anni e con i pregi e i difetti della cosa. Un po’ di cura in più in fase di scrittura e qualche guizzo di inventività per spostare un po’ più in là i confini del genere e sarebbe stato proprio un bell’horroraccio d’altri tempi.
Voto Fulvio: 6
The orphan killer (USA, 2011 – horror – ) Regia di Matt Farnsworth. Con Diane Foster, David Backus, Matt Farnsworth
The orphan killer è acquistabile in DVD attraverso la pagina Facebook del film