ToHorror 2011: Ubaldo Terzani Horror Show – trailer e recensione del film di Gabriele Albanesi
Metacinema e amarcord dell’horror italiano che fu nella seconda opera dell’autore de “Il bosco fuori”.
Alessio Rinaldi è un giovane regista romano (che giustamente fa notare di avere 25 anni e non essere più così “giovane” a chi invece gli ribadisce “sei giovane, sei giovane”, in un’Italia in cui lo si è almeno fino ai 45 di anni) che tenta di farsi produrre il suo esordio al cinema. Il produttore però non è soddisfatto delle sue storie troppo splatter (perché non siamo più negli anni ’80) e quindi non adatte alla televisione, unica fonte possibile di finanziamento. Per aiutarlo a scrivere una storia più consona alla sue esigenze (non chiedetemi perché) lo manda a Torino, per farsi aiutare da Ubaldo Terzani, famoso scrittore di romanzi horror truculentissimi.
Inutile dire che Ubaldo Terzani vorrebbe essere una sorta di Sutter Cane un pelo più mefistofelico e coinvolgerà il povero Alessio Rinaldi (ma soprattutto la sua povera fidanzata) in una spirale di incubi e follia, alla ricerca dell’orrore che è dentro di lui e che bisogna saper tirare fuori per scrivere dei buoni horror.
Opera seconda di Gabriele Albanesi, dopo il successo underground (ma internazionale) de Il bosco fuori, Ubaldo Terzani Horror Show è un film molto meno forsennato e splatter del predecessore, costruito con maggiore cura e più ambizioso, ma alla fine della fiera, piuttosto noioso e anche un po’ irritante.
Eviterò ogni confronto con Il seme della follia di John Carpenter. Sorvolerò sull’incongruenza logica che dà avvio alla storia, perché, in tutta sincerità, non riesco proprio a capire perché il produttore, dopo aver fatto al povero Rinaldi – il bravo Giuseppe Soleri, col quale effettivamente ogni appassionato del genere non può non identificarsi – tutto il pippone sulla necessità di abbandonare le velleità splatter alla Lamberto Bava dei tempi che furono e la necessità di fare un film “T-E-L-E-V-I-S-I-O-N-A-B-I-L-E”, decida, per ottenere questo, di mandarlo a scriverne il soggetto con uno scrittore di romanzi horror violentissimi e non da un Federico Moccia qualsiasi, cosa che per altro, forse, avrebbe avuto potenzialità più interessanti da sviluppare in chiave gore.
Il film risulta comunque costruito come un fumetto delle gloriose riviste “Mostri” o “Splatter” della Acme, che tanto hanno preoccupato i benpensanti a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, ma senza averne la forza dissacrante e genuina. Anzi, con un fastidioso intellettualismo ammiccante e metacinematografico in cui ogni cosa che succederà nel film, oltre a essere di per sé prevedibile, è persino preannunciata dai dialoghi dei personaggi e in particolare dalla storia che Rinaldi e Terzani stanno scrivendo.
Meccanismo che ha come unico effetto quello di azzerare la tensione e la suspense, per poi giungere a uno scioglimento che, a ben vedere, sembra quasi dare ragione proprio a quelli che volevano censurare l’horror estremo in quel periodo di massimo fulgore del genere che culminò con il famoso albo di Dylan Dog “Caccia alle streghe“.
Da un punto di vista strettamente cinematografico, c’è poi da rilevare una fotografia secondo me inadatta a un film horror, quella sì televisiva, in cui molto spesso le immagini sono troppo illuminate e in modo troppo piatto per poter veramente suscitare inquietudine, o, viceversa, vengono colorate con le solite luci blu e rosse, a volte intermittenti, per dimostrare che si sono visti e amati i film di Mario Bava (e ci mancherebbe altro…). Anche la messinscena è abbastanza povera e convenzionale, con l’imbarazzante scena della “festa di scrittori e gente del cinema” che vorrebbe mostrare lo squallore di un mondo, ma è semplicemente troppo lunga e già vista. La recitazione del pur bravo Paolo Sassanelli nel ruolo dell’Ubaldo Terzani del titolo è spesso eccessivamente gigioneggiante e ammiccante (in linea con il resto del film) e rende evidenti le reali intenzioni del personaggio dalla sua prima apparizione, senza lasciare mai un minimo di dubbio o di ambiguità e senza che il film si preoccupi di stupire mai lo spettatore con un rovesciamento o uno svelamento inatteso.
Certo, c’è tanto amore dichiarato per il cinema italiano che fu, in primis il Maestro Fulci (di cui si intravvede anche una scena di Un gatto nel cervello, tanto per dare di gomito una volta di più all’appassionato sul tasto del metacinema), ma anche Sergio Leone, Argento, e tanti altri. C’è anche la maglietta che ho cercato inutilmente per tutta New York con scritto “Fulci Lives!” (lo so che si trova su internet, lo so…).
Ma alla fine, tutti questi riferimenti ammassati nella prima parte del film, finiscono per esserne l’unico punto di interesse e distorgliere l’attenzione dalla storia. E poi, resta da chiedersi perché uno spettatore dovrebbe nutrire interesse per un film che, nel momento stesso in cui si ha finalmente la possibilità di fare un film horror che può avere una certa attenzione, decide di ruotare attorno alla solita lamentela autoreferenziale sul fatto che l’horror in Italia non si può più fare, ma noi abbiamo avuto Mario Bava, Fulci e Argento nel nostro glorioso passato, invece che fare, per esempio, come i francesi, che ne hanno raccolto l’eredità e cercano di portarne avanti la lezione estetica e autoriale, costruendo film che cercano comunque di parlare della realtà contemporanea e non delle frustrazioni private degli autori.
Insomma, perché da noi si fa “Ubaldo Terzani Horror Show” e da loro “Martyrs“? Per restare nel solco dei riferimenti scelti dallo stesso regista, Lucio Fulci realizzò Un gatto nel cervello (che per altro, pur non essendo tra i lavori migliori del Maestro, era intriso di tutt’altra autoironia e spingeva fino in fondo sul pedale dell’auto-dissacrazione) alla fine della sua carriera e non alla sua seconda prova.
Menzione di merito per gli ottimi effetti splatter di Sergio Stivaletti, per lo più relegati agli ultimi minuti.
Certo, è anche questo un film a basso budget, indipendente e tutto il resto, e quindi in qualche modo da sostenere, rispetto all’uniformazione imperante del gusto e del pensiero, ma è anche un film con alle spalle una struttura più solida di tanti altri, garantita da Minerva Pictures, dai Manetti Bros, dagli effetti speciali di Sergio Stivaletti e dal sostegno della Film Commission Torino Piemonte, quindi sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più.
Voto Fulvio: 5
Voto Carla: 3
Ubaldo Terzani Horror Show è distribuito in DVD e Blu-Ray, prodotto da Minerva Pictures e distribuito da Terminal Video
Ubaldo Terzani Horror Show (Italia, 2010 – horror – 83′) Regia di Gabriele Albanesi. Con Giuseppe Soleri, Paolo Sassanelli, Antonino Iuorio, Laura Gigante, Francesco Mastrorilli