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Venezia 2016: Tommaso di Kim Rossi Stuart, recensione in anteprima

10 anni dopo Anche libero va bene Kim Rossi Stuart torna dietro la macchina da presa con il suo ‘sequel’. Tommaso.

pubblicato 6 Settembre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 06:03


Non solo presidente della giuria per il Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” – Leone del Futuro, perché Kim Rossi Stuart è alla 73esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia anche in qualità di regista. Merito di Tommaso, opera seconda nonché ‘sequel’ di quel Anche libero va bene che 10 anni or sono venne presentato al Festival di Cannes, per poi vincere un David e un Nastro come miglior regista esordiente.

Protagonista proprio il piccolo Tommaso di un tempo, all’epoca interpretato da Alessandro Morace e nel film abbandonato dalla madre, ora adulto ma neanche a dirlo scosso da un’esistenza stravolta dai complessi e dal disagio esistenziale. Un attore pieno di fisime che tra sogno e realtà vive nell’insoddisfazione perenne, tanto sentimentale quanto lavorativa, a cui la ritrovata libertà amorosa ha fatto danni incommensurabili. A causa della propria profonda e innata insicurezza Tommaso passa da una donna all’altra, innescando ciclicamente disturbati comportamenti che lo porteranno ad affogare nella più profonda solitudine.

Cinque film appena negli ultimi 10 anni, una serie di incidenti che ne hanno segnato la vita privata ed un’opera seconda in qualità di regista particolarmente attesa. C’era enorme curiosità nei confronti di Tommaso, ritorno in sala di un Kim Rossi Stuart che ha inspiegabilmente indossato gli abiti di Nanni Moretti, a lui tutt’altro che congeniali e qui letteralmente scimmiottati. C’è la barba morettiana, il ciuffo castano morettiano, i vestiti morettiani e persino Jasmine Trinca, in questo Tommaso che spazia tra Freud e rapporti uomo-donna, visioni oniriche e complessa realtà, agognato sesso e inarrivabile amore, distacco materno e mancanza paterna.

Sceneggiato da Federico Starnone e dallo stesso Rossi Stuart, tanto da poterlo probabilmente definire in parte autobiografico, il film prova a nuotare nel movimentato io del protagonista, finendo però per affogare a causa di un’esagerazione nei toni che a lungo andare si fa insostenibile. Perché Rossi Stuart non è Moretti, non ne ha il physique du rôle ne’ l’irresistibile, innata e quasi involontaria verve comica, eppure Kim si ostina a replicarne tic e ossessioni, tra sogni d’oro ad occhi aperti con donne nude che si materializzano dinanzi a lui e reiterate indecisioni che tramutano il protagonista in un uomo onestamente insostenibile.

Un adulto accartocciato su se’ stesso e sulla costante ricerca di quel bambino interiore da tempo smarrito, collezionista di belle ragazze (prima Jasmine Trinca, poi Cristiana Capotondi ed infine la verace e travolgente Camilla Diana) nonché bisognoso di un sano equilibrio con il tanto amato universo femminile, da lui segretamente temuto. Incapace di prendere una precisa posizione di genere, perché il marcato fare da commedia stona con la psicanalitica lettura forzatamente più profonda da lui rappresentata tramite erotiche ed animalesche visioni, Tommaso torna sì a regalarci un Rossi Stuart troppo poco impegnato nell’ultimo decennio, e questo è un bene, ma nel modo meno convincente. E questo è decisamente male.

[rating title=”Voto di Federico” value=”4.5″ layout=”left”]

Tommaso (Ita, commedia, drammatico) di Kim Rossi Stuart; con Jasmine Trinca, Camilla Diana, Cristiana Capotondi, Kim Rossi Stuart, Dagmar Lassander, Serra Ylmaz, Edoardo Pesce, Renato Scarpa, Melissa Bartolini, Alessandro Genovesi, Gabriella Infelise, Giovanna Monaci, Valentina Reggio – uscita giovedì 8 settembre 2016.

Commento del regi