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Torino 2010: commenti a caldo su Homme Au Bain e The Bang Bang Club – Con Trailer

Mancano solo un paio di titoli alla fine del concorso del 28° Torino Film Festival. Oggi parliamo di tre titoli in competizione e del ritorno di un autore francese sempre molto discusso, Honoré, che porta fuori concorso la sua drammatica storia d’amore gay con protagonista il pornodivo François Sagat. Ma ieri è stata anche la

pubblicato 3 Dicembre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 17:26

Mancano solo un paio di titoli alla fine del concorso del 28° Torino Film Festival. Oggi parliamo di tre titoli in competizione e del ritorno di un autore francese sempre molto discusso, Honoré, che porta fuori concorso la sua drammatica storia d’amore gay con protagonista il pornodivo François Sagat. Ma ieri è stata anche la giornata di uno dei più grandi colpi di fulmine del festival, lo straordinario Neds di Peter Mullan, e dell’atteso L’ultimo esorcismo, in uscita proprio oggi in Italia…

Homme au bain (Man at Bath)- di Christophe Honoré
Omar ed Emmanuel sono una coppia che vive nella periferia di Parigi. Il giorno in cui Omar deve partire per lavoro per andare a New York, i due hanno un (ennesimo) litigio. Il primo a Parigi e il secondo a New York affronteranno la loro situazione sentimentale in modo libertino, nella speranza di scordarsi l’uno dell’altro…

Il sempre discusso Christophe Honoré torna, ad un anno dal suo sottovalutato Non ma fille, tu n’iras pas danser, fuori concorso a Torino con un’altra opera pronta a dividere la platea. E forse questo Homme au bain è il suo film più estremo, teorico, difficile, e l’accoglienza già avuta da altre parti la dice lunga.

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Partendo da una citazione pittorica (il quadro omonimo di Gustave Caillebotte), il regista francese gira un film sulla nudità e sulla sua rappresentazione, e la cosa più interessante e particolare è che ad interpretare il protagonista Emmanuel c’è François Sagat, attore porno gay (che rivedremo in L.A. Zombie: ne parleremo!).

In più Omar, regista, gira sempre con una piccola videocamera, il che permette ad Honoré di girare tutta la parte in cui il ragazzo si trova a New York con questo espediente, quale fosse un videodiario del personaggio: anche lui alle prese con un corpo maschile, quello di un giovane ragazzo incontrato in una scuola di cinema durante la presentazione del suo film.

Però tuttavia, se la questione è interessante, Homme au bain non riesce a convincere del tutto. E non è neanche una questione della quantità di nudo che viene mostrato durante il film (spero che nessuno si scandalizzi più, anche perché è funzionale), ma di stile: perché così com’è, la pellicola sembra più che altro il primo tempo di un film che aspetta una svolta vera che non arriva. Inutilissimo il personaggio dell’amica di Omar, attrice protagonista del suo film, interpretato da Chiara Mastroianni.

Voto Gabriele: 6, qui trovate il trailer

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The Bang Bang Club – di Steven Silver (In Concorso)
Sudafrica, 1994. Mandela è stato liberato e la tensione si fa altissima fra le diverse fazioni tribali. Alcuni giovani fotoreporter, dopo essersi conosciuti, fondano il Bang Bang Club, con la convinzione di dover testimoniare quello che sta accadendo per le strade. Assieme a Robin, la loro phoro editor, cercano di attirare l’attenzione internazionale sulla vicenda…

La questione della moralità, quando si tratta certi temi, diventa centrale, soprattutto quando si tratta con uno stile “mainstream” tematiche come il contesto storico dell’apartheid e le questioni etico-morali legate alle immagini e allo sguardo, in questo caso alle fotografie di denuncia ed informazione.

Steven Silver racconta la storia vera dei suoi quattro protagonisti come se fosse un film d’avventura, con uno stile che possa raggiungere un pubblico decisamente ampio, insomma. E non c’è niente di male. Il problema è che uno stile del genere porta alla semplificazione e totale banalizzazione della materia e delle tematiche implicate, che siano implicite od esplicite.

Il problema non è che Silver si dimentichi di certe questioni, come quelle del problema di scattare una fotografia in mezzo alla guerra e al dolore invece di fare qualcosa di attivo per aiutare la gente, cercando magari la propria popolarità lavorativa, e ne parla: ma le sfiora soltanto, senza approfondire, quasi si lavasse la coscienza, preferendo l’aspetto più “spettacolare” dell’opera.

E quindi il dubbio che viene fuori ad un certo punto durante il film, ovvero che quelle foto scattate in quei posti siano foto fatte da bianchi per bianchi, si può trasferire anche sul film: un film per i bianchi, per farli sentire a posto. Ma anche come film spettacolare The Bang Bang Club non è granché: colpa anche della caratterizzazione dei personaggi, scritti in modo abbastanza monotono. E gli attori, compreso Ryan Phillippe, non salvano la baracca.

Voto Gabriele: 4; qui trovate quattro clip del film e qui il trailer.

Torino Film Festival