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Torino 2010: voti e considerazioni finali

Prendiamo due film, 127 Hours e Hereafter. Con il primo, Danny Boyle racconta una storia molto semplice con uno stile inaspettato, sicuramente personale, “videoclipparo” ed esagerato, dove il montaggio, le trovate “assurde”, le inquadrature impossibili e la musica la fanno da padroni. Clint Eastwood invece con il secondo racconta una storia rischiosa, dove si parla

pubblicato 6 Dicembre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 17:22

Prendiamo due film, 127 Hours e Hereafter. Con il primo, Danny Boyle racconta una storia molto semplice con uno stile inaspettato, sicuramente personale, “videoclipparo” ed esagerato, dove il montaggio, le trovate “assurde”, le inquadrature impossibili e la musica la fanno da padroni. Clint Eastwood invece con il secondo racconta una storia rischiosa, dove si parla di morte, di Aldilà, di “doni” sovrannaturali, ma lo stile è decisamente classico, come il regista ci ha sempre abituato.

In mezzo a questi due opposti c’è tutto il cinema che si è visto durante il 28° Torino Film Festival. Un festival sorprendente e meraviglioso non solo per la quantità impressionante di ottimi film che il pubblico ha avuto occasione di vedere, ma anche per le questioni che tra le righe del programma si potevano scovare, scoprire ed analizzare.

Ma prima di affrontarle, pariamo del concorso. Che ha visto giustamente trionfare il film più bello della competizione, Winter’s bone di Debra Granik (miglior film, ma anche miglior attrice – ex aequo con Erica Rivas di Por tu culpa – e sceneggiatura): storia profondamente americana, variazione western, thriller d’atmosfera, tanta tensione ed emozione.

Al posto di Las marimbas del infierno, premio della Giuria ex aequo col bel Les signes Vitaux (rovinato in parte però dal finale), avremmo preferito trovare quel gioiello che è Small Town Murder Songs, piccolo film che lancia probabilmente un autore con le idee chiare. Si è parlato di Egoyan e dei Coen: forse è vero, ma il regista Ed Gass-Donnelly ha già anche una bella personalità.

L’andamento del concorso si è tenuto poi su un livello discreto, con tanti piccoli film validi e solo poche cose inspiegabili. A partire da Henry, unico film italiano in concorso e scandaloso Premio del pubblico (ma perché!?): mancano una sceneggiatura valida, una storia forte, una recitazione degna. C’è poi poco da urlare allo scandalo, forse nulla, anche se ci chiediamo ancora se il fasullo The Bang Bang Club, lo statico Blessed events e lo sperimentale Les hommes debout fossero proprio necessari all’interno della competizione.

Ma è anche vero che le etichette da festival interessano poco o nulla: contano i film nel loro complesso. E quest’anno ce ne sono stati tanti di valore. Abbiamo scelto qualche tematica principale, qualche filo comune che abbiamo riscontrato nel programma per poterne parlare in modo diverso dal solito e per vedere se questa edizione del festival è riuscita a dirci qualcosa di più sullo stato del cinema contemporaneo.

Torino 2010 - Mockumentary e finto-documentarismoMockumentary e finto-documentarismo Sottogenere rinato e tornato di moda da qualche annetto, ha fatto la sua figura anche a Torino. Ne L’ultimo esorcismo Daniel Stamm sembra voler utilizzare il (sotto)genere cavalcando la moda, di sicuro con una certa efficacia ma rompendo qualche regola diegetica (un montaggio che “tradisce” qualche videocamera che non dovrebbe esistere, un uso della musica che non dovrebbe esserci).

Si attiene di più alle regole John Gray nel suo Vampires, finto documentario su una famigia di vampiri belga. Il regista utilizza la confezione per raccontarci anche altro, ovvero di politica, di sessualità, di pena di morte, di esilio e di leggi. Anche Les hommes debout gioca col documentario e il finto documentario: documenti, fotografie, filmati e materiale di repertorio vario uniti ad interviste e momenti di fiction ci restituiscono un’immagine di un quartiere operaio di Lione.

Ma è difficile riuscire a dire che cosa sia vero e cosa sia stato filmato ad hoc. Lo stesso Las marimbas del infierno inizia con un’intervista/monologo del protagonista che guarda fisso in camera: forse il cinema contemporaneo ha a volte bisogno di questi espedienti per far stare “sull’attenti” lo spettatore.

Torino 2010 - New York e Los AngelesNew York e Los Angeles Nell’immaginario collettivo di certo cinema americano, New York ha sempre avuto un posto privilegiato. Manhattan ritorna come sfondo speciale nell’esordio dietro la macchina da presa di Philip Seymour Hoffman, ovvero Jack goes boating. New York è lo sfondo perfetto per raccontare due storie d’amore: una che sta nascendo e una che si sta sgretolando.

Ma è Los Angeles a fare la figura del leone al festival. I ragazzi di Gregg Araki in Kaboom sono sempre quelli bellissimi, arrapati, sessualmente ambigui dei suoi film, cliché perfetto per la città degli angeli. Ma Los Angeles è anche luogo di solitudine (ricordate Somewhere?), e ce lo ricorda il divertente Cyrus, dove il protagonista è così fortemente attaccato alla madre da non avere altre amicizie e da ostacolare ogni suo rapporto con altri uomini.

In L.A. Zombie François Sagat veste i panni di un morto vivente che per le strade di Los Angeles incontra un’altra fetta di realtà della città: quella dei senzatetto. E a suo modo anche lo zombie protagonista è un senzatetto che vaga per le strade in totale solitudine. Ma L.A. resta ancora la città dei sogni e dello spettacolo: non a caso Ali in Burlesque vuole a tutti i costi vivere e lavorare lì, dove i sogni sbrilluccicano di pailettes e diventano realtà. Ahhh, la magia del cinema…

Torino 2010 - Satira e parodiaSatira e parodia Due film del concorso trattano un tema simile. In The Infidel (da noi sarà Infedele per caso) un musulmano deve fingersi ebreo per non far saltare il matrimonio del figlio. In Four Lions quattro amici decidono di diventare combattenti jihadisti, ma non avranno vita facile. Entrambi i film sono delle commedie. Il genere è usato per ridere a 360° dei fondamentalismi e delle stupidità di certe scelte estreme, e spesso (soprattutto nel secondo) si ride amaro.

Sul versante della parodia, si segnalano due film che fanno il verso a icone cult dell’immaginario collettivo: i vampiri e i supereroi. Con Suck si parodizza con tantissime divertenti trovate la figura che con Twilight è stata riportata alla ribalta (e a suo modo stravolta), paragonando il vampiro ad un drogato (intuizione già avuta da Abel Ferrara nel suo capolavoro The Addiction). Con il bellissimo Super si ride di un uomo deciso a trasformarsi in supereroe per riavere la sua ragazza che l’ha abbandonato e per sconfiggere la malavita: in realtà si passano in rassegna, con intelligenza e tante risate, le frustrazioni personali.

E non dimentichiamo poi The Special Relationship (da noi nelle sale con il titolo I due presidenti): non una parodia, evidentemente, ma Michael Sheen che veste per la terza volta i panni di Tony Blair ed un Dennis Quaid “macchietta” nei panni di Bill Clinton fanno riflettere sulla linea che divide analisi politica, satira e maschera.

Torino 2010 - Lo stato di salute dellâ��horrorLo stato di salute dell’horror La sezione Rapporto confidenziale era incentrata sul New Horror contemporaneo. Come sta l’horror ai giorni nostri? Non male, anche se sono ancora i maestri o i registi di culto a regalare le cose migliori. I saw the devil non è un horror, ma è decisamente violento (non più di altre opere che si vedono in giro, in realtà); a Kim Jee-Woon interessano più l’estetica e la velocità del racconto più che la morale e la sceneggiatura: nel suo, gira un must.

Di The Ward avremo occasione di parlare ancora tra poco, ma abbiamo già detto che non è così male come si poteva pensare. Strano però non aver visto uno dei più interessanti film di genere in questa sezione ma in Festa Mobile, ovvero Red Hill. Certo, anche lui non è un horror puro, visto che si fondono western, avventura e thriller, ma è davvero un film tosto, e ci ricorda che l’Australia è uno dei centri più interessanti del cinema di genere di oggi.

E in questa sezione persino robette come Altitude e Outcast, pronte a farsi spernacchiare da tutti, hanno un loro perché tutto da scovare: i fan dell’horror che non sono stati a Torino provino a cercarli, a guardarli, a studiarli, e forse a tentare di difenderli (se ne vale la pena).

Torino 2010 - Il corpo e la sessualitàIl corpo e la sessualità Uno dei protagonisti di questa edizione è stato senza alcun dubbio il pornoattore gay François Sagat. Che viene messo davvero a nudo in due film, il già citato L.A. Zombie e il nuovo film di Honoré, Homme au bain. Ci sono voluti due film così estremi (ad ogni livello, innanzitutto estetico) per riuscire a rendere davvero espressivo un corpo abituato alla pornografia.

Di Kaboom abbiamo già parlato prima, e nella nostra recensione l’abbiamo definito un “inno alla libertà sessuale”, scatenando qualche ira: ma è la leggerezza e il divertimento con cui Araki affronta l’argomento a far nascere spontanea la definizione. Ci sono poi ancora corpi in Tournée di Amalric, quelli delle ballerine di newburlesque che si mettono a nudo ogni sera davanti a centinaia di spettatori, mentre il regista tenta di mettere a nudo le loro personalità con uno stile il più verosimile possibile.

Ma uno dei film che riesce meglio a ragionare sul corpo è sicuramente lo sconvolgente Caterpillar, in cui un soldato torna a casa senza braccia e senza gambe: ovvero un bruco che non riesce più a vivere in modo indipendente, con tutte le terribili conseguenze del caso. E anche qui entra in ballo la sessualità, il rapporto con la donna, oltre ad una serie di questioni politico-sociali trattate in maniera superlativa.

Torino 2010 - Brutti?Brutti? Hereafter in patria è stato stroncato. A dir la verità, molti degli ultimi film di Eastwood non sono andati molto giù a certa critica americana, ma di sicuro l’ultimo lavoro del grande regista è stato quello meno amato. Ma siamo sicuri sia così brutto? Chissà che film hanno visto: Hereafter affronta un argomento rischiosissimo con un equilibrio encomiabile, sfugge alla retorica e sceglie la strada della delicatezza. Un altro film umanissimo dall’ultimo regista classico.

E anche The Ward, sbertucciato a Sitges e Toronto, sorprendentemente non è affatto male. John Carpenter, nonostante la malattia, è vivo e lotta insieme a noi, e realizza un film semplice, tesissimo, davvero efficace. Un film che attacca i nervi dello spettatore (non oso pensare di guardarlo da solo al buio…) e ragiona ancora sui mostri che sono dentro di noi.

Ed infine, il caso Burlesque. Ancora una volta stroncato in patria. Le carte per farlo ci sono tutte, sia chiaro, peccato che il ritmo indiavolato ed una grandissima Cher salvino davvero la baracca, e rendano il musical di Antin forse il guilty pleasure assoluto di questa edizione.

Torino 2010 - Belli?Belli? Molti film sono arrivati al Torino Film Festival con una grande fama alle spalle. Sono davvero tutti così belli? Per nostra fortuna, la risposta è sì. Dopo aver vinto a San Sebastian, la visione di Neds di Peter Mullan non lascia alcun dubbio: è davvero un gran film, un bel pugno nello stomaco, girato divinamente, con una scena straniante (la lotta con Gesù!) ed un metaforico finale da magone in gola.

Anche Poetry, il nuovo film di Lee Chang-dong, arrivava con un gran peso sulle spalle: ovvero belle critiche da Cannes e un premio per la miglior sceneggiatura. Anche in questo caso nessuna delusione, anzi: ancora una volta il regista coreano si dimostra raffinato ma non calligrafico, pur ragionando su un argomento a rischio come la poesia. Ma la riflessione che ci sta dietro ed una storia davvero bella reggono il film meravigliosamente.

E quando un film è davvero bello c’è poco da fare, ed è un fatto oggettivo: non è affatto un caso che dopo il premio al Sundance e le critiche entusiaste, Winter’s bone sia stato anche qui amato, applaudito, premiato, e sia uno dei più bei risultati di questa memorabile edizione.

Di seguito trovate i voti a tutti i film visti con i link alle nostre recensioni ed opinioni.

Concorso

The Bang Bang Club – di Steven Silver
Voto: 4

Blessed events – di Isabelle Stever
Voto: 4.5

Four Lions – di Chris Morris
Voto: 7

Henry – di Alessandro Piva
Voto: 4

Infedele per caso (The Infidel) – di Josh Appignanesi
Voto: 7

Les hommes debout – di Jeremy Gravayat
Voto: 5

Last chestnuts – di Zhao Ye
Voto: 7

Las marimbas del infierno – di Julio Hernandez Cordon
Voto: 5

Portrait of the fighter as a young man – di Constantin Popescu
Voto: 6.5

Por tu culpa – di Anahi Berneri
Voto: 7

Les signes vitaux – di Sophie Deraspe
Voto: 7

Small town murder songs – di Ed Gass-Donnelly
Voto: 8

Soul Boy – di Shimmy Marcus
Voto: 7

Vampires – di Vincent Lannoo
Voto: 6.5

White Irish Drinkers – di John Gray
Voto: 7

Winter’s bone – di Debra Granik
Voto: 8.5

Festa Mobile

127 Hours – di Danny Boyle
Voto: 8

Burlesque – di Steven Antin
Voto: 6

Bus Palladium – di Christopher Thompson
Voto: 5.5

Caterpillar – di Kôji Wakamatsu
Voto: 9

Contre toi – di Lola Doillon
Voto: 5

Cyrus – di Jay Duplass e Mark Duplass
Voto: 7.5

I due presidenti (The Special Relationship) – di Richard Loncraine
Voto: 6

Hereafter – di Clint Eastwood
Voto: 8.5

Homme au bain – di Christophe Honoré
Voto: 6

Jack goes boating – di Philip Seymour Hoffman
Voto: 7

Kaboom – di Gregg Araki
Voto: 7.5

Mr. Nice – di Bernard Rose
Voto: 6

The myth of the american sleepover – di David Robert Mitchell
Voto: 5.5

Neds – di Peter Mullan
Voto: 9

Parked – di Darragh Byrne
Voto: 6.5

Poetry – di Lee Chang-dong
Voto: 8.5

Red Hill – di Patrick Hughes
Voto: 7.5

Super – di James Gunn
Voto: 8

Third star – di Hattie Dalton
Voto: 4

Tournée – di Mathieu Amalric
Voto: 7.5

Rapporto Confidenziale e Onde

Altitude – di Kaare Andrews
Voto: 6

I saw the devil – di Kim Jee-Woon
Voto: 8

L.A. Zombie – di Bruce LaBruce
Voto: 6.5

Outcast – di Colm McCarthy
Voto: 6

Suck – di Rob Stefaniuk
Voto: 7

L’ultimo esorcismo (The last exorcism) – di Daniel Stamm
Voto: 6

The Ward – di John Carpenter
Voto: 8

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