Home Curiosità Torino 2011: I Più Grandi Di Tutti – Recensione del film di Carlo Virzì

Torino 2011: I Più Grandi Di Tutti – Recensione del film di Carlo Virzì

La storia dei Pluto, una band rock tutta italiana.

pubblicato 3 Dicembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 05:57


Dalla cittadina toscana di Rosignano Solvay partì quindici anni fa l’avventura rock dei Pluto: un gruppo composto, come da tradizione, da voce, chitarra, basso e batteria che incise due album e piazzò un brano in un noto spot televisivo. Ma, come spesso accade, liti e contrasti portarono la band allo scioglimento e oggi i suoi ex componenti affrontano problemi ben più comuni: qualcuno cerca lavoro, altri hanno una famiglia. Per tutti, l’esperienza dei Pluto si è definitivamente chiusa, almeno fino a quando un ammiratore non li contatta per girare un documentario.

Cinque anni dopo il suo esordio, L’estate del mio primo bacio, Carlo Virzì torna dietro la macchina da presa per girare il suo secondo lavoro, I più grandi di tutti. Secondo film italiano in concorso a Torino dopo Ulidi piccola mia, l’opera è prodotta tra gli altri ovviamente anche dal fratello di Carlo, Paolo Virzì: e in molte cose il film richiama forse un po’ i suoi primi film, come in molti hanno già avuto occasione di commentare dopo la proiezione.

L’idea di Carlo è intrigante. Visto che non ha mai visto una commedia italiana di fantasia che racconta le disavventure di musicisti spiantati, alle prese con l’utopia del rock’n’roll (parole dello stesso autore), ha deciso di lavorarci lui. Vista anche la sua conoscenza in campo musicale e il suo lavoro di compositore, anche per i film del fratello. I modelli di riferimento? Si vola abbastanza alto: si va dai Blues Brothers a The Commitments, passando per un prodotto più recente come Quasi famosi.

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Lo spunto di base del soggetto è quella di far riunire i quattro componenti della band dei Pluto, che si sono persi di vista da una decina d’anni, ovvero da quando hanno deciso di sciogliere il gruppo, per farli partecipare ad un documentario che un loro fan ha deciso di girare per una collana di film sulle band più importanti d’Italia. C’è chi non è disposto subito a tornare, c’è chi non vede altra soluzione che buttarsi a capofitto nel progetto, complice anche la disoccupazione e la possibilità di guadagnare qualche bel soldino.

Ai Virzì non manca di certo la simpatia. Che però ben presto, come spesso capita anche al fratello più celebre, si trasforma in una pura ostentazione della “simpatia toscana”, con tanto di forte accento a riaffermare un’identità che non va al di là dello stereotipo. Ma I più grandi di tutti negli stereotipi ci sguazza, nonostante tenti di elevarsi al di là della qualità media (quindi bassa) della produzione nostrana: e non ha alcuna invenzione, nessuna carta da giocarsi, nessuna sorpresa. Tanto che ci si chiede alla fin fine il perché della sua presenza in concorso a Torino.

Il film di Virzì, che gli attori tentano gentilmente di rinvigorire, ma che non possono fare più di tanto anche per colpa dei personaggi abbastanza bidimensionali, ci mostra sempre e comunque la solita Italietta, fatta di beata ignoranza (il perché del nome della band? Non per il pianeta, ma per il nome del cane della nonna della Pandolfi), amori ritrovati e puzzette (sconvolgente che a farla sia una donna, vero?). Non manca neanche una doppia citazione di riporto dei Beatles, vista e stravista in tanti film musicali.

Appesantisce il tutto anche la volontà di Virzì di radicare per bene lo script nell’Italia della disoccupazione, della precarietà e della crisi. Perché più che ridere intelligentemente dei problemi del paese, li si sfrutta nel modo più superficiale possibile, come dimostra anche la chiusa finale. Per non parlare poi del concerto finale in cui la band, finalmente riunita dopo anni, fa impazzire un nutrito gruppo di giovanissimi che non li conoscono neanche. Un film con poco ritmo, nessuna invenzione e di cui non si capisce molto cosa dovrebbe in fondo raccontare.

Voto di Gabriele: 4.5

I più grandi di tutti (Italia 2011 – Commedia 100 minuti) regia di Carlo Virzì con Alessandro Roja, Claudia Pandolfi, Marco Cocci, Corrado Fortuna, Dario Cappanera, Frankie HI-NRG MC, Catherine Spaak.