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Torino 2011: recensione in anteprima di Twixt di Francis Ford Coppola

Tra omaggio e parodia, ecco l’horror sperimentale (e giocoso) di Coppola: che ha fatto molto discutere a Torino.

pubblicato 5 Dicembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 05:54

Hall Baltimore è uno scrittore di romanzi horror che ha perso l’ispirazione. Durante un tour promozionale finisce in una piccola città, sconvolta dalla morte di una ragazzina, uccisa con un paletto di legno conficcato nel cuore. Quella stessa notte, in sogno, riceve la visita della giovane e misteriosa V. Sempre più immerso in una realtà in cui il soprannaturale e l’onirico sembrano prendere il sopravvento, Baltimore si troverà quindi ad affrontare i fantasmi del proprio passato, prima di riuscire a giungere alla verità.

Un lungo periodo di pausa, e poi tornare, più “giovane” di prima. La svolta nella carriera di Francis Ford Coppola, da Un’altra giovinezza, è indicativa delle scelte di un uomo che ha prima riformato Hollywood e poi ne ha preso le distanze, volontariamente. Che Coppola sia più libero che mai, con i suoi ultimi film, è sotto gli occhi di tutti, e assieme alla sua American Zoetrope può girare (e produrre) le cose che gli piacciono davvero.

La filosofia di Un’altra giovinezza, l’autobiografia e l’amore per il cinema e il teatro di Segreti di famiglia, il ritorno al gotico quasi vent’anni dopo Dracula (e a quaranta dai film girati nella factory di Corman) con Twixt. Il “nuovo” cinema di Coppola è diverso e allo stesso tempo sempre quello per il suo autore, perché tematiche e ossessioni ritornano sempre, magari con uno stile differente rispetto al passato (qualcuno potrebbe definirlo più europeo e sperimentale…).

Twixt di Coppola

Twixt si inserisce nel filone vampiresco tornato alla ribalta grazie a chi sappiamo noi da qualche annetto, ma gli interessa poco di dire qualcosa sulla figura del vampiro in sé. Quel che interessa a Coppola è innanzitutto giocare ancora con la macchina-cinema, con le sue potenzialità estetiche ed espressive. Coppola gioca e sperimenta: ed è questa la base per approcciarsi all’ultimo lavoro del regista. Che, siamo pronti a scommetterci, farà discutere animatamente i cinefili ancora di più dei due lavori precedenti. A Torino, almeno, ci si scannava di brutto.

La pellicola sta a metà strada tra omaggio postmoderno ed affettuosa parodia di un genere, l’horror gotico (cinematografico e letterario), e si inserisce all’interno del percorso coppoliano in diversi modi. C’è innanzitutto il discorso appena affrontato sulla nuova libertà dell’autore e delle possibilità che l’indipendenza gli ha donato per poter finalmente sperimentare. Twixt è stato portato dal suo autore in tour per alcune cittadine americane, partendo dal Toronto Film Festival, per vedere le reazioni del pubblico e poter montare in tempo reale le sequenze grazie all’iPad.

Coppola sperimenta anche per la prima volta l’uso del 3D, in due sequenze segnalate curiosamente da un paio di occhialini che vengono letteralmente indossati in soggettiva dalla macchina da presa: come ai bei vecchi tempi di William Castle, uno dei punti di riferimento per il regista in questo caso. C’è poi un secondo livello da tenere conto quando si va a leggere un prodotto complesso come Twixt, ovvero quello della connessione con altri film di Coppola.

Il regista torna all’horror e lo fa con un accorgimento estetico che i suoi fan noteranno sicuramente: l’uso espressivo del colore. Se durante le sequenze in cui Hall Baltimore è sveglio e si muove per la cittadina dove si è fermato sono tutte a colori, tutte le sequenze ambientate nel mondo dei suoi sogni, dove lo scrittore viene spesso accompagnato nel suo peregrinare da Edgar Allan Poe (!), sono in bianco e nero. Ma hanno tutte almeno un particolare colorato: il sangue, il trucco di V, alcuni limoni, le luci colorate…

Proprio come accadeva anni fa con Rusty il selvaggio (i pesci; attenzione poi al motociclista Flamingo), e recentemente con Tetro (le sequenze dei ricordi). Sarà mica un caso che quindi realtà e viaggio mentale siano capovolti, a livello cromatico, rispetto all’operazione fatta con il film precedente? Chi lo sa, ma sicuramente c’è una poetica che Coppola porta avanti con determinazione nei suoi progetti più piccoli e strettamente personali di cui non si può fare finta di nulla. C’è infine il dato autobiografico. Hall (un Val Kilmer “imbolsito” che piace e non poco) ha perso una figlia, proprio come il regista ha perso nell’86 il figlio Gian-Carlo: e ancora una volta Tetro ritorna prepotentemente dalla finestra (e Alden Ehrenreich, Bennie in Tetro, interpreta qui Flamingo!).

Perfetto: abbiamo messo tutte le carte in tavola. Ora c’è un altro problema: che cosa ce ne facciamo? Twixt purtroppo è un film che dev’essere sicuramente analizzato e rispettato per tutto ciò di cui si è scritto sopra, ma è anche un esperimento che è proprio molto più bello raccontare ed analizzare, piuttosto che vederlo sul grande schermo. Sempre secondo chi scrive, ovviamente. Non si parla qui tanto delle qualità estetiche del film, visto che c’è un fascino a suo modo nostalgico e sinistro nelle inquadrature fisse del film e nelle sue ambientazioni, colorate digitalmente in modo volutamente naïve.

Che Twixt sia anche un film sul modo di concepire l’arte (nel senso proprio dell’atto creativo), la dice ovviamente lunga sulle intenzioni del regista di raccontare e raccontarsi. E la storia di Twixt, tra l’altro, è stata partorita dopo un sogno. Film citazionista più che mai (la V di Elle Fanning è davvero parente stretta delle donne di Poe, da Berenice e Lenore), e quindi per forza di cose anche autoreferenziale, Twixt resta intrappolato all’interno del suo stesso progetto e si scorda un po’ di regalare allo spettatore la sua trama. Che c’è, e sarebbe anche intrigante, se non fosse raccontata in modo così confuso da portare al totale disinteresse dei suoi risvolti, anche quelli religiosi.

Il giochetto del 3D non si capisce bene: la prima volta è usato nella sequenza del campanile, prima che parta il sogno del protagonista. La seconda volta viene usata nella parte finale, dove i nodi vengono al pettine e c’è commistione tra realtà e sogno in un gioco di scatole cinesi. Non cogliamo il nesso, e l’uso della stereoscopia, così com’è, resta piuttosto aleatorio. Un gioco, si dirà, come ai bei vecchi tempi. Abbiamo adorato quegli occhialini che avvisano il pubblico che sta per iniziare la sequenza stereoscopica, però…

Il fatto è che Twixt non spaventa, non intriga, non interessa più di tanto, e resta sostanzialmente un lavoro di testa. Intellettualmente apprezzabile, stimolante, ma che ancora una volta fa più piacere analizzare che vedere al cinema. Un’operazione del genere poteva, provocatoriamente, essere fatta però già a priori… Da rivedere, ovviamente: perché Coppola è Coppola, e a dire certe cose si fa una fatica notevole. Come però non si faticano a capire sia i detrattori che gli entusiasti.

Voto di Gabriele: 5.5
Voto di Carla: 3 (non riesco a credere che sia così brutto)

Twixt (USA, 2011, Horror, 90 minuti) di Francis Ford Coppola; con Val Kilmer, Bruce Dern, Ben Chaplin, Elle Fanning, Joanne Whalley, David Paymer, Alden Ehrenreich, Anthony Fusco, Don Novello, Ryan Simpkins.

Qui il trailer.
Il film uscirà nel 2012 distribuito dalla Movies Inspired.

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