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Torino 2012 – Ruby Sparks: Recensione in Anteprima

In anteprima su Cineblog, la recensione di Ruby Sparks. Dai registi di Little Miss Sunshine

pubblicato 22 Novembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 20:13

Tanta e giustificata attesa per Ruby Sparks. Opera seconda per Jonathan Dayton e Valerie Faris, dopo il successo indiscusso di Little Miss Sunshine, che nel 2007 è valso a a Michael Arndt l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale e al grande Alan Arkin quello per il miglior attore non protagonista – cui vanno ad aggiungersi le nomination per il miglior film e la miglior attrice non protagonista. Insomma, quando si dice un esordio col botto.

Facciamo un salto in avanti. Siamo nel 2012, e i coniugi Dayton si ripresentano con una nuova pellicola. Non meno singolare, se vogliamo, ma che muove da premesse meno particolari rispetto a Little Miss Sunshine; pur mantenendo un tenore decisamente familiare. Calvin, scrittore prodigio il cui primo libro, pubblicato quando ancora ragazzino, è stato paragonato addirittura a Il giovane Holden, sta attraversando un momento difficile.

Incertezza e confusione che investono la sua stabilità emotiva e che quindi, naturalmente, non fanno che riversarsi sulla sua ispirazione. Esatto, l’ex-enfant prodige è in crisi di idee. Come uscirne, dunque? La risposta, alla fine dei conti, è quella che ben conosciamo e di cui in tanti ci hanno parlato: l’amore. Insomma, niente a che vedere con una famiglia sgangherata unita dalla realizzazione del sogno di una bimba. Eppure anche in Ruby Sparks non viene meno quella magia, analoga ma diversa, che il duo in cabina di regia seppe infondere in quel loro primo film.

Diversi sono gli aspetti a priori interessanti di quest’opera. Come fare a meno di spiegarsi l’affiatamento tra Calvin (Paul Dano) e Ruby (Zoe Kazan) se non alla luce della reale relazione che intercorre tra i due? Dano e la Kazan sono una vera coppia anche al di là dello schermo, elemento a nostro parere tutt’altro che secondario. Ma andiamo con ordine.

Torniamo alla crisi di Calvin, perché è da lì che comincia tutto. Uno dei punti di forza di Ruby Sparks è quello di riuscire a trattare temi tutt’altro che scontati, con un’abilità che non è facile riscontrare altrove. Giunti a questo punto ci pare evidente che l’interesse dei due registi sia rivolto alle relazioni, di qualunque tipo, tra più persone. Dietro la straordinarietà dei loro personaggi (qualcuno direbbe anormalità, ma a noi piace pensare che certi profili siano più che altro meravigliosamente fuori dall’ordinario), riescono a mostrarci cosa li rende unici e al tempo stesso universali. E per riuscirci non possono fare a meno di servirsi di uno o più legami, quale che sia la loro natura.

In tal senso Ruby Sparks non viene assolutamente meno ai moti che agitano Little Miss Sunshine. Solo che qui si gioca al ribasso, focalizzandosi principalmente sulle peculiarità di due personaggi attorno ai quali ne ruotano degli altri, seppur in seconda battuta. Per intenderci, qui Mort (Antonio Banderas), nel suo ruolo da gregario, funziona diversamente rispetto a nonno Edwin (Alan Arkin) in Little Miss Sunshine. In quest’ultimo caso ogni personaggio pseudo-secondario è parte integrante della struttura su cui si regge l’intero impianto narrativo, mentre in Ruby Sparks si tratta per lo più di astuti innesti.

Un discorso piuttosto ampio quello approntato dalla Kazan, qui in veste non solo dell’amabile Ruby ma anche di sceneggiatrice. Calvin frequenta assiduamente uno psicologo, unica valvola di sfogo attraverso cui finisce per catalizzare tutto ciò che vorrebbe ma non riesce a scrivere. Non a caso è durante una di queste sedute che lo strampalato scrittore ottiene un’idea: scrivere di ciò che ha visto in un suo sogno, senza preoccuparsi troppo di scadenze e quant’altro. Tanto non sarà il suo prossimo lavoro.

Qui si innesca un meccanismo magico, fiabesco oseremmo dire, perché oggetto di quel sogno è la donna che Calvin ha sempre desiderato. Ed è esattamente quello che succede qualche istante dopo a scaraventare il film su un altro livello. Colto da un fervore di cui da tempo non faceva più esperienza, Calvin comincia compulsivamente a scrivere e descrivere di questa giovane e avvenente ragazza. Tale e tanta è la foga con cui macina fogli al ritmo dei tasti premuti nella sua macchina da scrivere old style, che il suo mondo si capovolge. Ruby prende letteralmente vita.

Quanti scrittori, poeti e artisti hanno osato sperare tanto, pur venendo costantemente disattesi? Eppure Calvin si ritrova ad assistere ad una sorta di miracolo, quando ciò che più lo anima assume forma e consistenza nella vita reale. Nessuno, lui per primo, riesce a dare una spiegazione a riguardo. Neanche la “fervida immaginazione” di cui è stato sempre tacciato può in qualche modo esaurire il discorso.

Ma al di là dell’orizzonte, oltre lo spaesamento iniziale, si cela un intero mondo, oltremodo suggestivo. Da qui è tutto un rincorrersi di idee e concetti proposti con intelligenza unica. Senza eccedere in alcuna seriosità, Ruby Sparks ci descrive le dinamiche sottese ad un legame così potente, come quello che lega due persone che si amano, sottoponendoci esempi semplici ma mai per questo banali. La totale sudditanza di Ruby, completamente in balia della spietata penna di Calvin, il quale si atteggia a Dio indiscusso di quella che percepisce come una sua esclusiva creatura, ergo proprietà.

Un articolato percorso di maturazione, che ribalta o per lo meno amplia la citazione iniziale al libro di Salinger. Qui al protagonista non è dato bearsi troppo della sua solitudine, del suo sfrenato individualismo. Chissà quante chiavi di lettura potrebbe trarre uno psicoanalista di quelli integerrimi attraverso le varie fasi di acquisizione di consapevolezza da parte di Calvin. Ma a conti fatti, Ruby Sparks dà un calcio deciso a certe logiche così strettamente etichettabili. Lo psicologo con cui si intrattiene il giovane scrittore dovrà egli stesso arrendersi all’evidenza, pur non credendoci né comprendendola.

Perché in fondo la storia di Ruby Sparks è la storia di come Calvin riesca disperatamente ad uscire da un guscio, quello da lui fabbricato; duro, invalicabile, oltre il quale è impossibile accedere. Ponendo al tempo stesso delle domande anche a noi, felicemente costretti ad assistere come in fondo ciò di cui aveva bisogno il protagonista è sempre stato parte di lui. Anche se, come si capirà ad un certo punto, non esiste creazione che, una volta posta in essere, vada imprigionata dalle catene del suo creatore.

Ruby era Ruby e basta, felice o triste. Comunque si sentisse“; questo passaggio, questa frase, messa nero su bianco, finisce col rappresentare l’atto d’amore più estremo di cui lo scrittore è capace. Ciò che ha creato gli è favolosamente sfuggito di mano, plasmando anzi il creatore stesso. Solo attraverso il continuo contatto con Ruby, infatti, Calvin riesce a sottrarsi da quella asfissiante gabbia dentro la quale è prigioniero. Finalmente aprendosi, agli altri, alla sua famiglia, ma soprattutto a sé stesso. Stiamo quindi parlando di un romanzo di formazione in movimento, allora? Esatto, si tratta proprio di questo. Grazie a un cast ancora una volta pressoché impeccabile, con un’ottima Zoe Kazan ed un eccezionale Paul Dano, oramai attore maturo oltre ogni ragionevole equivoco.

Ruby Sparks rappresenta quindi un’ottima opera seconda. Jonathan Dayton e Valerie Faris si avvicinano ad un contesto leggermente diverso, mostrando però una coerenza registica notevole. In questa loro seconda fatica c’è tutto lo stile con cui si fecero apprezzare in Little Miss Sunshine, tra brani musicali oltremodo azzeccati ed un’adorabile tenerezza di fondo nel trattare i propri personaggi e gli episodi che li vedono coinvolti. Soffermandosi ancora una volta su ciò che ci rende sani, al di là dei nostri desideri, ossia i legami, i due talentuosi registi ci offrono un ritratto fiabesco all’intero di un’atmosfera leggera e sognante. Poco male se ogni tanto Ruby Sparks tenda a perdersi in certi dettagli; ad ogni modo il risultato resta come minimo ampiamente apprezzabile.

Voto di Antonio: 8
Voto di Gabriele: 7

Ruby Sparks (USA, 2012). Di Jonathan Dayton, Valerie Faris, con Paul Dano, Zoe Kazan, Antonio Banderas, Annette Bening, Steve Coogan, Elliott Gould, Chris Messina, Alia Shawkat, Aasif Mandvi, Toni Trucks, Deborah Ann Woll, Eleanor Seigler, Barrett Perlman, John F. Beach, Rightor Doyle e Wallace Langham. Qui trovate il trailer italiano. Nelle nostre sale il 6 Dicembre.

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