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Torino 2012 – Su Re: recensione in anteprima (Concorso)

Secondo film italiano in concorso al 30. Torino Film Festival, Su Re ha convinto e affascinato critica e pubblico: leggi la recensione in anteprima di Cineblog.

pubblicato 29 Novembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 20:03

Su Re è un bel film italiano: coraggioso, stimolante, e con una messa in scena pienamente convincente. Secondo film nostrano in concorso al 30. Torino Film Festival, dopo Smettere di fumare fumando di Gipi, l’opera di Giovanni Columbu spicca senza problemi nel panorama del cinema italiano, per capacità di usare un linguaggio “ardito”, ma anche per un’invidiabile resa tecnica. Su Re è un’opera sulla scia di Cesare deve morire, quindi sperimentale e innovativa.

L’operazione che Columbu compie in Su Re è molto particolare. Prende i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, e, per raccontare l’ultima parte della vita di Gesù Cristo, li “ricompone” assieme. Fa quindi due interpretazioni, collegate l’una all’altra in modo decisamente coerente e personale. I fatti delle ultime ore di Gesù vengono descritti nei Vangeli secondo punti di vista diversi: questo perché a narrare la storia sono quattro uomini diversi, che la filtrano attraverso la loro memoria ed esperienza umana.

Dando spazio a tutt’e quattro le versioni di raccontare la storia della vita di Cristo, Columbu decide di ambientarla in un posto ben riconoscibile e che conosce in prima persona: la Sardegna. Così sceglie attori non professionisti del posto – e perfino i pazienti dei Centri di Salute Mentale -, facce che in molti hanno già definito “pasoliniane”, ma che in un film del genere danno un tocco unico: rendono Cristo e la vicenda narrata umane, forse mai così vicini all’uomo sul grande schermo.


L’idea di Su Re viene mente al suo autore ben quindici anni fa, quando vede in una chiesa una “tavola che riportava su quattro colonne i brani dei quattro Vangeli che descrivono i patimenti inflitti a Gesù”. Quattro testimoni dello stesso fatto, quattro modi di raccontare un’identica vicenda, in cui però a fare la differenza sono i dettagli. Per qualcuno potrà anche peccare in presunzione (viene da pensare che il regista sia il “quinto evangelista” che, in qualche modo, mette ordine ai fatti), ma Columbu ha invece prima di tutto la stoffa del narratore.

Vicino ma allo stesso tempo lontano dal Pasolini de Il Vangelo secondo Matteo, e lontanissimo dalla patina hollywoodiana de La Passione di Cristo di Gibson, Columbu sceglie Fiorenzo Mattu come interprete del Cristo. Un volto che non si accosterebbe subito a Gesù, ma che all’interno del percorso del suo autore risulta una “pedina” dalla faccia indispensabile e subito riconoscibile, in un film che fa di una struttura a-cronologica uno dei suoi punti di forza.

All’inizio del film Gesù è già morto sulla Croce, e Maria lo regge fra le braccia. Poi si torna indietro nel tempo, al momento della Crocifissione. In mezzo ci sono tutti i passaggi che conosciamo: l’Ultima Cena, il tradimento di Giuda e il suo pentimento, l’arresto di Gesù nel Getsemani, la Via Crucis, le torture. Torture che sono violente e terribili, ma che restano spesso fuori campo: un pudore che fa ancora più male, grazie ad un sonoro potentissimo (si pensi al suono del martello sui chiodi, o alle frustate). I diversi momenti poi ritornano, si mischiano tra loro, hanno angolazioni diverse e ci offrono qualcosa in più rispetto a prima.

L’intera operazione ricorda a suo modo, con le dovute differenze, quello che aveva fatto Andrea Arnold con Wuthering Heights, per quel che riguarda ambientazioni e resa visiva: se le ultime ore della vita di Gesù dovevano per forza tornare al cinema, forse “personalizzare” il tutto era l’unica soluzione possibile. L’inquieta macchina da presa riprende un paesaggio arcaico, e masse di persone, primissimi piani, composizioni curate: quando si dice il potere della messa in scena.

Girato con la Red, e con una magnifica fotografia curata da Massimo Foletti, Uliano Lucas, Francisco Della Chiesa, Su Re può anche godere, come si diceva a proposito delle pene inflitte a Gesù, di un audio potentissimo, che tra vento e riverberi fa spesso tremare le gambe. Sarà anche un film ostico, ma il risultato vince senza sconti. Soprattutto per una parte finale di grande bellezza: come non emozionarsi con l’ultima soggettiva di Cristo, che guarda la folla e soprattutto sua madre? Chiusura con Nunc Dimittis del minimalista sacro Arvo Pärt, unico brano musicale all’interno di una pellicola rigorosa e coerente.

Voto di Gabriele: 7.5

Su Re (Italia 2012, sperimentale 87′) di Giovanni Columbu; con Fiorenzo Mattu, Pietrina Menneas, Gavino Ledda, Giovanni Frau, Maurizio Melis, Tonino Murgia, Mario Pira.

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