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Torino 2012 – Terrados: recensione in anteprima (Concorso)

Ritratto generazionale nella Spagna in tempo di crisi. Terrados sbarca in concorso al 30. Torino Film Festival: leggi la recensione di Cineblog.

pubblicato 29 Novembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 20:04

Anche la Spagna ha il suo posticino nel concorso del 30. Torino Film Festival. Si presenta con una “commedia” attualissima, inserita dentro la condizione attuale della crisi economica. Come ben sappiamo, la Spagna è stato uno dei paesi europei più duramente colpiti dai problemi finanziari, e Terrados è un ritratto generazionale che racconta i trentenni di oggi alle prese con lo smarrimento più totale nei confronti di questa dura realtà.

Leo è disoccupato da cinque mesi. Ha studiato per diventare avvocato, e 11 anni fa è finito a lavorare nello studio di Mario. Assieme a loro c’era Elsa, la giovane segreteria che ha studiato economia, ma che ha sempre sognato di fare quel che è finita a fare. Ma per colpa della crisi, il fatturato dello studio non permette più di andare avanti: così Mario è costretto a chiuderlo…

Primo lungometraggio di Demian Sabini, attore e regista di un paio di cortomeraggi, Terrados segue da vicino Leo e i suoi amici, che amano passare le giornate sui tetti dei palazzi. Parlando, fumando sigarette, bevendo birra, tentando di capire il da farsi. Un da farsi che però, per Leo, non arriva mai, visto che quello che pare semplice e puro “fancazzismo” regna sovrano nella sua vita. Stava per prendere casa con la sua ragazza Ana, prima che lo studio chiudesse, ed ora lei cerca conferme del fatto che Leo stia effettivamente cercando un altro lavoro.


Ha uno stile leggero, Sabini, nel descrivere la generazione dei giovani spagnoli di oggi. Sceglie un tono divertito per passare sotto la sua lente i suoi personaggi. Tra questi ci sono anche Pablo, chiamato Maradona per i suoi capelli e disoccupato pure lui, e Nachete. Pur avendo un ruolo particolarmente secondario, Nachete è fondamentale per il discorso che il regista vuole affrontare con la sua opera.

Secondo Sabini, evidentemente, troppi giovani spagnoli sono andati all’università perdendo, a volte, tempo utile. Altri, invece, hanno saltato l’appuntamento con lo studio specialistico e sono andati direttamente a lavorare, costruendosi da soli il proprio futuro. Così è successo a Nachete, che, finite le superiori, è andato a lavorare in un’azienda. Le cose non vanno meravigliosamente neanche per lui, ma almeno sta a galla e tira avanti in modo piuttosto convinto.

Schematico? Assolutamente sì, e fin troppo banale come discorso. Certo, in tempo di crisi bisogna rimboccarsi le maniche, e Leo troverà alla fine del suo percorso una sua strada. Ma Terrados, sin dai suoi discorsi, soffre di un evidente schematismo. Uno schematismo che però, allo stesso tempo, riesce comunque a far sembrare verosimili i suoi personaggi, piuttosto credibili nei comportamenti, nelle azioni e, non a caso, anche nei discorsi che affrontano.

Un film che richiama Muccino, in un certo senso? Affatto. Sabini, pur con qualche problema di regia (l’uso non chiarissimo dei flashback), sembra più consapevole della realtà che ha sotto gli occhi, e sfrutta alcuni “cliché” in modo opportuno, come nel momento in cui Leo si trova a fare un colloquio con un importante studio legale e viene redarguito per il suo aspetto poco consono (abbigliamento casual, barba incolta).

Terrados è una pellicola che non è niente di memorabile, in sostanza, e non è affatto priva di difetti. Ma, bisogna ammetterlo, è anche piuttosto godibile. Attenzione alla chiusa del film, “dedicato a tutti quelli che, a un certo punto della loro vita, non sapevano più chi erano”.

Voto di Gabriele: 6

Terrados (Spagna 2011, drammatico 76′) di Demian Sabini; con Demian Sabini, Alain Hernández, Carolina Cabrerizo, Alex Molero, Pablo Molinero, David Resplandí, Jéssica Alonso, Óscar Aragonés, Anna Bertran, José María Blanco, Jesús Comaposada, Carol Groot.

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