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Torino 2014: i magnifici restauri di Profondo Rosso e Via col Vento

Torino Film Festival 2014: non è solo una mera questione di qualità del restauro. La rassegna torinese ha dimostrato innanzitutto che Profondo Rosso e Via col Vento sono due eventi che il pubblico è disposto a seguire. Appassionandosi ieri come oggi.

pubblicato 29 Novembre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 20:07

Il Torino Film Festival 2014 non è stato solo quello del concorso (qui i vincitori) e degli altri film in programma, oppure quello della magnifica retrospettiva sulla New Hollywood, ma è stato anche quello di due restauri eccellenti: Profondo Rosso di Dario Argento e Gone With the Wind (Via col Vento) di Victor Fleming.

Due capolavori che hanno visto nuova vita nelle sale della rassegna torinese e che sono state fra le sue punte eccellenti. Facile inchinarsi di fronte a eventi come questi, certo. Si parla pur sempre, con le dovute differenze di epoche e quant’altro, di due capisaldo della settima arte, su cui si sono riversati fiumi di inchiostro, e che ancora oggi appassionano senza limitarsi a essere solo materia di studio del settore.

Profondo Rosso nel 2015 compie 40 anni di vita; è stato per la maggior parte girato a Torino, e ha influenzato il cinema di genere non solo in Italia ma in tutto il mondo. Via col Vento compie quest’anno 75 anni di vita; è il monumento autocelebrativo della Hollywood di fine anni 30 e ha influenzato tutto e tutti sin da allora.

Il restauro del primo è presentato dalla Cineteca Nazionale e ci si aspetta che arrivi nelle sale italiane l’anno prossimo; il restauro digitale del secondo è presentato dalla Warner Bros. proprio in occasione del 75° anniversario. In entrambi i casi il pubblico del TFF è corso a vedersi i film in sala, e non certo soltanto perché si trattava di restauri: entrambi i film sono eventi a prescindere.

Nel restauro di Profondo Rosso spicca innanzitutto la densità dei colori, mai così accesi in nessuna copia che ci sia passata tra le mani. La sensazione è quella di aver visto effettivamente una copia che ha ripulito tutto quello che c’era da ripulire ed esaltato quello che si poteva esaltare. Però diciamo anche che forse sono differenze che salteranno subito agli occhi di appassionati ed esperti.

Quello che invece è più importante è ciò che successo ieri alla presentazione ufficiale del film, presentata dallo stesso Dario Argento (emozionatissimo). Si è trattato davvero di un evento collettivo da brividi, nel quale sono scattati applausi da stadio appena è iniziato il film con il suo celebre main theme sui titoli di testa. Il sonoro e l’audio a palla della sala hanno fatto ovviamente la differenza.

C’erano molte persone che stavano guardando Profondo Rosso per la prima volta, cosa che può farci storcere il naso e che invece non è mica un male. Si tratta della conferma che restuari-evento come questo contano ancora, sia ai festival che in sala. Anche perché avreste dovuto sentire come il pubblico ha reagito al film, soprattutto quando si scopre chi è il (primo?) assassino: con una serie di “oohh”, “eccolo!”, “ma com’è possibile?”. Indice di una partecipazione attiva e coinvolta che mi ha toccato, e che conferma il film prima di tutto come un giallo appassionante e più che mai valido anche oggi.

Discorso un po’ diverso per Via col Vento, della durata di 4 ore, con tanto di Intermission a metà come forse si sarebbe fatto all’epoca. Qui in molti saranno andati a vederlo anche per valutare il lavoro di restauro che è stato fatto sull’opera, che lo ricordiamo ancora una volta è del 1939 ed è uno dei primi film ad essere stati girati in Technicolor (e i titoli di testa ce lo dicono subito: è una Technicolor Production!).

Ecco: scommetto che se avessi fatto entrare in sala uno spettatore che non ha mai visto Via col Vento e gli avessi chiesto in che anni fosse stato girato, probabilmente mai mi avrebbe detto anni 30. Ovviamente stiamo parlando di un oggetto clamoroso sia dal punto di vista puramente stilistico sia dal punto di vista del budget, avanti anni luce. Ma quel che è stato fatto da un punto dal restauro è incredibile: e credo che quella ipotetica persona mi avrebbe risposto al massimo che si tratta di un film anni 60!

Poi c’è il film stesso, che fanno impallidire certi titoli da 80 minuti visti qui al TFF dal punto di vista del ritmo. Su Via col Vento si è posato nel tempo – non si sa per qualche oscuro motivo – un velo che vorrebbe che si tratti di un lentissimo polpettone. La durata ovviamente spaventa, ma si arriva al punto che molti di quelli che dicono che è un’opera noiosa non l’hanno mai visto per davvero. Ecco: il pubblico a Torino era costantemente divertito. Perché Via col Vento è la prova che in quella Hollywood si facevano film (di qualità) innanzitutto per il pubblico.

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