Torino Film Festival 2009: Le roi de l’évasion – Chi l’ha visto
Le roi de l’évasion – di Alain Guiraudie (Concorso) Armand è un gay obeso e annoiato dal suo lavoro e dalla vita; lo annoiano ormai anche gli amanti occasionali. Un giorno salva la sedicenne Curly da un’aggressione, la riporta a casa dove capisce che la ragazza è praticamente segregata in casa a causa del folle
Le roi de l’évasion – di Alain Guiraudie (Concorso)
Armand è un gay obeso e annoiato dal suo lavoro e dalla vita; lo annoiano ormai anche gli amanti occasionali. Un giorno salva la sedicenne Curly da un’aggressione, la riporta a casa dove capisce che la ragazza è praticamente segregata in casa a causa del folle padre. Ma Curly s’innamora di lui, e Armand farà di tutto per portarla via con sé. In mezzo, una strana radice eccitante….
La commedia a tinte grottesche prende la via dell’eccesso. Ma non sempre l’eccesso rende. Mettiamola così: Le roi de l’évasion ha una prima mezz’ora in cui si lavora d’accumulo, ellissi e salti vari in cui s’incomincia a perdere la bussola. Poi, con un “espediente di sceneggiatura”, il film si rimette in carreggiata, e per un po’ è simpatico e strappa la risata. Poi appunto il troppo stroppia.
Si scopa tantissimo, il sesso è sempre presente, si corre, si viaggia, si lotta. Il film riesce a sparare qualche cartuccia di sana volgarità, ma alla fin fine il gioco mostra la corda. Hafsia Herzi, anche in un ruolo del genere, e anche offrendo un nudo quasi integrale, risulta elegante, bella e brava.
Chi l’ha visto – di Claudia Rorarius (Concorso)
Gianni ha origini tedesche e italiane che vive in Germania. Arriva un giorno in cui decide di partire per Roma per incontrare il padre che non ha mai conosciuto. Durante il viaggio verrà a conoscenza del programma italiano Chi l’ha visto?, e decide di chiedere aiuto per rintracciare il padre…
Il titolo fa pensare ad un film italiano, e invece la pellicola della Rorarius è tedesca, ma ovviamente guarda al nostro paese sin dall’ambientazione, passando ovviamente per la nostra televisione (attenzione al “cammeo” della De Filippi e il suo C’è posta per te!). Il percorso che la regista vuole tracciare di Gianni (interpretato da Gianni Meurer, che in sostanza fa sé stesso) è un percorso on the road: ma ci si chiede effettivamente quale fosse l’intenzione.
Il problema di Chi l’ha visto non sta tanto nel fatto che sia un film a livello estetico quasi amatoriale, con un budget ridotto al minimo e girato un po’ come veniva. Ma sta nel non riuscire ad appassionare lo spettatore allo stesso percorso di Gianni. E anche il suo girovagare sperso per Roma, nella seconda parte del film, non ha lo sguardo giusto per poter interessare. Una delusione su tutti i fronti, che presenta il primo vero momento interessante proprio nel finale: un po’ tardi.