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Torno da mia madre: recensione in anteprima

Partendo dall’attualità più incalzante, Eric Lavaine tratteggia le dinamiche di una famiglia in cui i conflitti aspettano solo di emergere. Troppi registri in Torno da madre, e gestiti in maniera timida e confusionaria

pubblicato 12 Agosto 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 07:45

In Torno da mia madre Stéphanie (Alexandra Lamy), divorziata e disoccupata, deve fare i conti con le incerte dinamiche che coinvolgono la sua famiglia. Costretta a tornare dalla madre Jacqueline (Josiane Balasko), è il pranzo di Pasqua ad esasperare certi malumori, compromettendo del tutto i già precari equilibri di una famiglia unita solo all’apparenza.

Eric Lavaine intuisce del potenziale in questo scorcio su una famiglia che non è più tale anzitutto per l’incedere del tempo: tutti adulti, chi sposato chi meno, comunque sistemati e da tempo lontani da quella casa in cui sono cresciuti. Nel frattempo, la dipartita del padre, situazione che aveva già forzato le cose, alimentando cattivi pensieri ed opinioni tra i fratelli: che sono tre, oltre a Stéphanie, Carole (Mathilde Seigner) e Nicolas (Philippe Lefebvre).

Il potenziale di cui sopra sta nella premessa, saldamente ancorata all’attualità, di questa donna che da professionista affermata si ritrova con le gambe all’aria e l’impossibilità di mantenere quell’autonomia acquisita dopo anni di studio e lavoro. Un incipit che serve per lo più ad introdurci a ciò che più di tutto interessa a Lavaine, ossia i rapporti tra i vari componenti della famiglia. Mascherata da commedia leggera, Torno da mia madre improvvisamente assume toni più grevi, il cui apice si riscontra in questo pranzo in cui la situazione degenera in una lite tutto sommato contenuta ma non meno furibonda.

La verità è che tutto è cambiato, nel senso che ciascuno ha i propri problemi, in ambiti diversi da quello in cui hanno trascorso infanzia e adolescenza, ed ora tocca fare i conti con delle persone con cui si condividerà pure il sangue, ma che in fondo sono assimilabili a degli estranei. Atmosfera che muta nuovamente, con altrettanta repentinità, successivamente, quando si tratta di risanare i conflitti.

Nel film di Lavaine si coglie una certa influenza “italiana”, per così dire, sia nella misura in cui il suo film viene declinato alla commedia, sia in quei picchi che volgono al dramma. Un’altalena su cui il regista di Benvenuto a bordo fatica ad esercitare un certo controllo, anche per via del compromesso di una commedia popolare che vuole sì trattare argomenti delicati tuttavia dismettendo molto presto l’abito vagamente realistico che pure vorrebbe far intravedere. Certe tematiche son lì a testimoniarlo: la possibilità di ricominciare dopo i quarant’anni, l’amore nella cosiddetta terza età, la difficoltà di mantenere dei rapporti sani in ambito lavorativo e via discorrendo. È evidente che Lavaine intenda far riflettere più che riflettere; ma come spesso accade quando ci si serve di argomenti o personaggi anziché lasciarsi in qualche modo guidare da essi, il tutto sfuma nell’ennesimo, sbiadito quadretto familiare.

In più, in Torno da mia madre, vi è l’epilogo conciliante, che rende ancor meno verosimile lo sviluppo di una vicenda che di solidi ha solo alcuni presupposti. Per il resto si tratta di una commedia strana, che a tratti si atteggia a melò, senza però lasciare emergere certe peculiarità e dell’una e dell’altra. Non importa fino a che punto la brava e affascinante Balasko costituisca una presenza scenica notevole; a dispetto del ruolo chiave, oltre che discretamente interpretato, il meglio che si riesce ad ottenere è evocare discorsi significativi ma coi quali Torno da mia madre non sta al passo.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”4″ layout=”left”]

Torno da mia madre (Retour chez ma mère, Francia, 2016) di Eric Lavaine. Con Alexandra Lamy, Josiane Balasko, Mathilde Seigner, Philippe Lefebvre, Jérôme Commandeur, Cécile Rebboah e Didier Flamand. Nelle nostre sale da giovedì 25 agosto.