Home Notizie Tra Pirati, indiani, personaggi burtoniani e cappellai matti, che fine ha fatto Johnny Depp?

Tra Pirati, indiani, personaggi burtoniani e cappellai matti, che fine ha fatto Johnny Depp?

Accecato dai soldi o semplicemente ‘stanco’ di osare con titoli tutt’altro che certi di far cassa? Domande e dubbi nei confronti di … Johnny Depp

pubblicato 16 Luglio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 12:00


brightcove.createExperiences();

Qualcuno salvi Johnny Depp. L’accorato appello credo possa smuovere la coscienza di molti cinefili, per quasi 30 anni vicini all’attore scoperto da Wes Craven nel lontano 1984, grazie a Nightmare – Dal profondo della notte. Un attore di talento, poliedrico, in grado di spaziare tra i generi, rischiare e trasformarsi. Un attore bello ma non solo, perché sulla bravura recitativa di Depp, esplicitata più e più volte, in pochi avrebbero da ridire. Se non fosse che quella bravura sia stata clamorosamente ‘imbavagliata’ dallo stesso attore, da ormai 10 anni ‘schiavo’ Disney. E del Dio denaro.

Tutto, ma proprio tutto, è cambiato nel 2001, con La maledizione della prima luna, film che porterà Depp in un Olimpo a lui fino a quel momento sconosciuto. Quello degli incassi stellari e dei cachet sbalorditivi. Vestiti i buffi panni di Jack Sparrow, l’allora quasi quarantenne Johnny perde il lume della ragione. Da una parte perché sommerso dal dollaro fumante, e dall’altra perché applaudito anche dalla critica, tanto dall’andare incontro alla prima nomination agli Oscar della propria carriera. Incredibile ma vero. Tralasciando casi ‘isolati’ come Neverland – Un sogno per la vita e The Libertine, l’attore prosegue sulla strada dell’interpretazione mascherata. E quasi sempre uguale a se stessa. La fabbrica di cioccolato, Alice in Wonderland, altri 3 capitoli dei Pirati dei Caraibi (ed è in arrivo il quinto) fino all’ultimo The Lone Ranger, nei panni dell’indiano Tonto. Di nome e di fatto.

Perché nel leggere la notizia che Johnny sarebbe ad un passo dall’accettare il ruolo de Il Cappellaio Matto in Alice in Wonderland 2, non possono che cadere le braccia. Ancora un volto buffo. Ancora trucco e parrucco. Ancora colori sgargianti. Ancora espressioni da ebete. Ancora maschere da ostentare. Ancora smorfie e battutine per compiacere un pubblico composto principalmente da famiglie e bambini, da far ridere con l’agghiacciante e mai dimenticata deliranza. La parabola attoriale di Depp, in quest’ultimo decennio, ha innegabilmente raggiunto una popolarità planetaria probabilmente mai conosciuta prima, ma a quale prezzo.

L’infinita saga dei Pirati, il fortunatamente naufragato ‘nuovo’ franchise dell’indiano, e l’ormai imminente sequel di Alice sono lì a dimostrare che Johnny Depp ha fatto una scelta. Puramente commerciale. Quella dei blockbuster ‘per tutti’, infarciti di effetti speciali e aihnoi portatori sani di un unico personaggio, replicato all’infinito dal suo unico mattatore. Persino con l’amato Tim Burton, Sweeney Todd escluso (suo unico trionfo ai Golden Globe dopo 9 nomination andate a vuoto), in questi ultimi 10 anni Johnny si è più o meno quasi sempre ripetuto. Cambiavano i titoli, i nomi dei personaggi, le storie e le ambientazioni, ma la cornice base era sempre la stessa. Una cornice che con il passare delle pellicole si è fatta sempre più sbiadita e noiosa, perché ripetitiva e perennemente affossata da quella spiacevole sensazione di ‘già visto’.

Chi scrive apprezza Johnny Depp, intendiamoci. E neanche poco. Ma il Depp degli anni 90. Quello magico di Edward mani di forbice, ma anche quello spiazzante di Buon compleanno Mr. Grape, l’indimenticabile Johnny di Ed Wood, Dead Man, Donnie Brasco e Paura e delirio a Las Vegas, fino ad arrivare al poker di inizio millennio che lo condurrà per mano fino al successo planetario dei sequel targati Pirati, ovvero Il mistero di Sleepy Hollow, Prima che sia notte, Blow e La vera storia di Jack lo squartatore. Un poker da urlo, distante ormai 10 anni. Quello era un Depp che osava, senza pensare all’eventuale percentuale sugli incassi da mettersi in tasca, che sicuramente andava incontro a trasformazioni fisiche ma sempre inattese. Un attore a tutto tondo, ormai finito in un tunnel dal quale sembrerebbe non voler più uscire, vista la doppietta di sequel in arrivo, vedi Jack Sparrow 5 e Cappellaio Matto 2. E per fortuna ci siamo salvati da The Lone Ranger 2,3 ecc.ecc., perché in quel caso ci saremmo ritrovati in un incubo. Altro che Nightmare – Dal profondo della notte.

Il grido d’allarme è quindi dovuto, per non dire forzato, nella speranza che il diretto interessato lo ascolti, e ne faccia tesoro, affinché non getti alle ortiche una carriera trentennale che ancora tante soddisfazioni potrebbe regalargli, anche dal punto di vista dei premi da vincere. A meno che due dei titoli in programma per il prossimo anno, ovvero Transcendence di Wally Pfister e il musical Into the Woods di Rob Marshall (che lo vedrà però nei panni del Lupo della favola di Cappuccetto Rosso), non riescano nel miracolo di spogliare il Depp fotocopia di quest’ultimo decennio, tornando così a regalarci quell’attore che da troppo tempo, molti di noi, quasi faticano a riconoscere.