Transformers 4 – L’era dell’estinzione: Recensione in Anteprima
Mark Wahlberg costretto a salvare il mondo al fianco dei Transformers nel 4° capitolo della saga. L’era dell’estinzione
50 anni a febbraio, e 20 anni fa debuttante al cinema con Bad Boys, Michael Bay ha innegabilmente riscritto le sorti dell’action hollywoodiano, suscitando l’ira dei critici sempre poco benevoli nei suoi confronti e la ‘venerazione’ degli spettatori, che hanno fatto incassare ai suoi 11 film oltre 5 miliardi di dollari in tutto il mondo. Quasi 3 di questi, va detto, in arrivo dalla prima trilogia dei Transformers, robottoni Hasbro diventati cinema nel 2007. Nel 2011 il terzo ed ultimo capitolo, l’ultimo con Bay alla regia, o almeno questo aveva giurato e spergiurato il regista, se non fosse che visti gli incredibili incassi Paramount e Michael abbiano deciso di intraprendere la più ‘infame’ delle strade. L’ulteriore sequel che strizza l’occhio al reboot, con nuovi protagonisti e ulteriore trilogia. Abbandonati Shia LaBeouf, Josh Duhamel, Tyrese Gibson e John Turturro, Transformers 4 – L’era dell’estinzione ha così accolto le new entry Mark Wahlberg, Stanley Tucci, Kelsey Grammer, Nicola Peltz e Jack Reynor, moltiplicando i robottoni per poi strizzare l’occhio ai dinosauri e allo sci-fi duro e puro con invasione aliena, salutando l’America per sbarcare in Cina, causa ricchissimo mercato da poco esploso. E infatti i risultati sono stati disarmanti, con oltre 200 milioni di dollari incassati. Praticamente il miglior incasso di sempre nella storia del botteghino cinese. Lo sbertucciato Bay, vuoi o non vuoi, ha così nuovamente vinto la propria reale partita, fatta di dollari e conti in banca sempre più ricchi, mandando per l’ennesima volta al macero quella con la qualità cinematografica. Che attenzione, a detta di chi scrive si è vista anche all’interno della sua filmografia.
Basterebbe tornare al 2007 e al primo Transformers, divertente, spiazzante, originale e infarcito da sbalorditivi effetti speciali, per complimentarsi con il testosteronico Bay, che ha poi totalmente perso la bussola con il terrificante capitolo 2, uscito nel 2009, e chiuso senza infamia e senza lode la propria saga nel 2011. Tutto questo in sella ad uno ‘stile’ ormai straordinariamente riconoscibile. D’altronde che lo si ami o lo si odi il padre di Armageddon è facilmente individuabile dopo aver visto poche sequenze di un suo qualsiasi film. Eccessivo, patriottico, adrenalinico, misogino e maschilista, ossessionato dai rallenty e dalle luci abbaglianti, Bay è uno di quei registi nati per dividere chi venera un tipo di cinema fracassone e spaccone, fregandosone di eventuali incoerenze e mancanze, e chi è fermamente legato ad un minimo di credibilità, possibilmente figlia di sceneggiature solide e ben soppesate.
Tutto questo, in Transformers 4, dimenticatelo. Perché un Bay stanco, evidentemente annoiato e ‘gelido’ nella costruzione dell’ultimo proprio giocattolo non ha fatto altro che concentrarsi sulla spettacolarità, mandando a quel paese tutto ciò che a suo dire è contorno. Infinitamente lungo (poco meno di 3 ore), il primo capitolo della nuova trilogia Transformers prende vita 5 anni dopo gli eventi che distrussero Detroit al termine del terzo capitolo. Peccato che quando l’intera umanità si è ricomposta grazie al sacrificio degli Autobot contro i Decepticon, ecco comparire dal nulla un gruppo di oscuri uomini che prova ad annientaere tutti gli Autobot rimasti sulla Terra, mentre una nuova minaccia, antica e potente, prende di mira il Pianeta. Ad incidere sul futuro dell’Umanità un padre premuroso e muscoloso, una giovane figlia coraggiosa e uno sfacciato fidanzato, pronti a rischiare la propria vita per salvare non solo il resto della propria specie, ma anche i giganteschi Autobot, Optimus Prime in testa…
Poche idee, molto confuse e decisamente poco lineari, per giustificare un ritorno che box office alla mano vedrà presto l’arrivo di un 5° capitolo. Con Transformers 4 Michael Bay non ha fatto altro che prendere a piene mani da decine di blockbuster visti in sala negli ultimi 20 anni, da Jurassic Park a Independence Day, passando per Ultimatum alla Terra, G.I. Joe 2, Man of Steel, The Avengers e l’intera scala di tramonti firmati Terrence Malick, per poi accettare qualsiasi follia di scrittura da parte di Ehren Kruger, mai neanche lontanamente coerente e credibile nel corso della propria opera. Ed è un peccato, perché dal punto di vista degli effetti speciali Bay si è davvero superato, dando vita ad una pellicola che da’ il meglio di se quando c’è da distruggere e fare esplodere qualcosa o qualcuno. Per il resto è tutto sfilacciato, molto scontato e troppo incasinato. Pennellati gli ovvii tratti dei protagonisti, con Wahlberg nei panni dell’amorevole e geloso padre, Nicola Peltz in quelli della figlia gnocca che rimarrà impeccabile persino dopo 4 giorni di esplosioni, Jack Reynor in quelli del suo eroico e innamorato fidanzatino che ovviamente litigherà per 160 minuti con papà Mark, Stanley Tucci in quelli del trasformista scienziato prima cattivo, poi buono e alla fine semplicemente demenziale miliardario, Kelsey Grammer in quelli del villain a cui un Transformers ha evidentemente schiacciato un piede da piccolo, T.J. Miller in quelli dell’immancabile idiota e Titus Welliver in quelli a lui congeniali del perfetto stron*o, Bay e Kruger hanno poi fatto indigestione di robottoni, dando vita ad un plot illogico e raramente realmente emozionante.
Perché oltre agli Autobot capitanati da Optimus Prime torneranno anche i Decepticon guidati da Megatron, per poi fare spazio a mercenari alieni robotici e misteriosi cavalieri giurassici. Un tutto contro tutti caotico e in grado di spezzettare trama e ipotetiche motivazioni, finendo per buttarla amabilmente ‘in caciara’, leggi azione catastrofica e 3D per una volta convincente. Evitabili, come già avvenuto negli ultimi due capitoli, i siparietti idioti tra Autobot, mai realmente simpatici e il più delle volte terribilmente infantili, così come il voler dare profondità a protagonisti palesemente vuoti e costruiti con il bilancino. Persino le presunte ‘svolte’ narrative a cui andranno incontro umani e robot sono inspiegabili, vedi Transformers da noi ‘creati’ inizialmente difatti insuperabili, perché in grado di rigenerarsi istantaneamente, per poi diventare ovviamente battibili, in un film che si dilunga sbrodolando noiosi siparietti, assurde ed esagerate scene d’action e mastodontici effetti speciali, pronti a deflagrare nella Cina finale. Tutto è palesemente finto (baci tra innamorati con necessario sole alle spalle compresi), nella solita guerra tra buoni e cattivi che vedrà trionfare il bene e ‘inciampare’ il male, mai del tutto sconfitto, senza però perdere d’occhio la potenza interiore dell’americano medio che tutto può se desideroso di riuscire, cavalcando con orgoglio quel patriottismo a stelle e strisce che nei film di Bay si fa stucchevolmente esagerato. Scritto e girato con la guida automatica, tra un drink di troppo e rutto libero, Transformers 4 non è altro che la rappresentazione cinematografica dei robottoni ‘umani’ che prenderanno vita all’interno del film, praticamente telecomandati e dichiaratamente privi di ‘anima’. Un’enorme mancanza che quasi da subito azzoppa il blockbuster Paramount, esplosivo al cospetto del botteghino e per questo in procinto di volare addirittura nello Spazio con il 5° annunciato capitolo. Che tutti noi ci auguriamo possa ‘passare di mano’. Perché a Bay, soldi esclusi, dei Transformers Hasbro non frega più niente. Quindi perché continuare ad infierire?
Voto di Federico: 4
Transformers 4 – L’era dell’estinzione (Usa, 2014, Transformers: Age of Extinction) di Michael Bay; con Mark Wahlberg, Stanley Tucci, Kelsey Grammer, Nicola Peltz, Jack Reynor, Bingbing Li, T.J. Miller, Abigail Klein, Sophia Myles, Peter Cullen, Titus Welliver, King, Victoria Summer, Cleo King, Geng Han, Kristin Miller White, John Goodman, Ken Watanabe – mercoledì 16 luglio 2014.