Tutta colpa di Giuda – La recensione in anteprima
Tutta colpa di Giuda di Davide Ferrario, con Kasia Smutniak, Fabio Troiano, Gianluca Gobbi, Cristiano Godano, Francesco Signa, Paolo Ciarchi, Luciana Littizzetto. Irene sogna di diventare una regista teatrale e accetta di collaborare con un gruppo di carcerati torinesi per mettere in piedi uno spettacolo all’interno dell’istituto penitenziario. Il tema scelto dal parroco delle carceri
Tutta colpa di Giuda di Davide Ferrario, con Kasia Smutniak, Fabio Troiano, Gianluca Gobbi, Cristiano Godano, Francesco Signa, Paolo Ciarchi, Luciana Littizzetto.
Irene sogna di diventare una regista teatrale e accetta di collaborare con un gruppo di carcerati torinesi per mettere in piedi uno spettacolo all’interno dell’istituto penitenziario. Il tema scelto dal parroco delle carceri è quello della Passione di Gesù Cristo. Irene accetta suo malgrado il compito ma scopre che tra i carcerati nessuno è disposto a rappresentare la figura di Giuda, il traditore per antonomasia. Lo spettacolo deve essere portato sul palco e solo una particolare interpretazione del Vangelo suggerita a Irene dai discorsi coi detenuti riuscirà a mettere tutti gli attori daccordo, ma qualcuno rimarrà scontento. Una notizia data dal radiogiornale però cambia il destino di tanti fra gli “ospiti” dell’istituto.
Davide Ferrario, a completamento di un progetto durato diversi anni, porta il cinema all’interno del carcere e trasforma i detenuti della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino in attori per caso. Un progetto iniziato nove anni fa, anch’esso in modo abbastanza casuale. Un corso di formazione professionale nel Carcere di San Vittore ha avuto un impatto così forte da convincere Ferrario a proseguire l’esperienza offrendosi come volontario in progetti carcerari.
Tutta colpa di Giuda è un film sul carcere, sul teatro, sulla libertà, sulla fede ma soprattutto sulla voglia di vivere e di confrontarsi, tema trasversale del cinema di Ferrario che con i suoi film ha sempre dimostrato un fortissimo impegno rivolto ai progetti che lo appassionano, toccando con questo film una punta qualitativa di grande coraggio, di riflessione sull’arte (tra teatro e cinema). Il carcere negli ultimi anni ha aperto spesso le porte a progetti di rieducazione attraverso l’uso dei laboratori teatrali o delle produzioni audio-visive, pratici mezzi esperienziali attraverso i quali i detenuti possono esprimere la loro creatività ma anche creare delle dinamiche di gruppo che il carcere altrimenti non potrebbe offrire.
Viene alla memoria la commedia inglese Lucky Break, dove un gruppo di carcerati vedono nel laboratorio di teatro un’occasione per mettere in piedi un piano di fuga ma che poi scelgono di rimanere per la rappresentazione per cui hanno tanto lavorato. Nel caso di Peter Cattaneo il film utilizzava il carcere come location per la messa in scena di una fiction, Davide Ferrario invece riesce a creare una perfetta (con)fusione di realtà e di finzione offrendo a i detenuti un ruolo nel film dove solo apparentemente devono interpretare loro stessi e in secondo luogo il ruolo che gli viene affidato all’interno della Passione di Cristo, lontano da Mel Gibson e più vicino a Pier Paolo Pasolini. Tutta colpa di Giuda è infatti una riflessione molto profonda sul ruolo dell’attore, sul concetto di libertà e sulla necessità di capire quale sia il vero significato delle cose che, spesso, vengono date per scontate.
La Messa della domenica e la messa in scena del teatro nascono dalla stessa origine? La passione è sofferenza o amore sconfinato; Ferrario ci vuole comunicare che spesso è entrambe le cose contemporaneamente. Ciò che conta sembra essere la fede, sia quella religiosa che quella nelle idee in cui ciascuno crede, e chi lo racconta è un ateo che si dichiara convinto e sereno, tanto arguto però da mettere in bocca ai suoi personaggi alcune riflessioni e considerazioni che potrebbero aprire un dibattito con un teologo. In questo spaccato del mondo carcerario però quello che conta realmente è che nessuno sia disposto a prendere il ruolo di Giuda e che il primo pensiero di ciascuno sia rivolto alla libertà.
Il film “nel” carcere, non “sul” carcere, scorre leggero al ritmo delle travolgenti musiche firmate da Marlene Kuntz e da numerosi altri nomi della discografia indipendente italiana, offrendo un respiro da musical e coreografie in cui i detenuti/attori hanno dato prova di grande savoir-faire. Il cast di attori protagonisti è guidato Kasia Smutniak che dimostra buone doti nel ruolo dell’aspirante regista teatrale. Nel ruolo di una suora irreprensibile Luciana Littizzetto riesce a divertire senza alcun gesto o battuta che sia minimamente comica.
Tutta colpa di Giuda uscirà nelle sale il 10 aprile 2009.
Voto Carlo: 7, 5
Voto Gabriele: 8