Un amore senza tempo: la recensione
Un amore senza tempo (Evening, drammatico, USA 2007) Di Lájos Koltai, con: Claire Danes, Toni Collette, Vanessa Redgrave, Patrick Wilson, Hugh Dancy, Natasha Richardson, Mamie Gummer, Eileen Atkins, Meryl Streep, Glenn Close, Barry Bostwick. Tratto da un romanzo di Susan Minot, Un amore senza tempo racconta la storia di Ann (Vanessa Redgrave) che, bloccata a
Un amore senza tempo (Evening, drammatico, USA 2007) Di Lájos Koltai, con: Claire Danes, Toni Collette, Vanessa Redgrave, Patrick Wilson, Hugh Dancy, Natasha Richardson, Mamie Gummer, Eileen Atkins, Meryl Streep, Glenn Close, Barry Bostwick.
Tratto da un romanzo di Susan Minot, Un amore senza tempo racconta la storia di Ann (Vanessa Redgrave) che, bloccata a letto da un tumore in fase terminale, ricorda l’incontro con Harris (Patrick Wilson), l’amore più importante della sua vita. Incontro avvenuto in occasione del matrimonio della sua migliore amica Laila (Mamie Gummer), quando Ann era una promettente cantante ventiquattrenne (Claire Danes), negli anni ’50. Tra sogno, ricordi e realtà, la donna fa un bilancio della propria vita dando l’opportunità anche alle due figlie (Toni Collette e Natasha Richardson), che la assistono, di chiarirsi fra loro e con sè stesse; affrontando i rimpianti del passato e la paura del futuro. Quanti non lo avessero ancora visto, possono trovare qui il trailer italiano, qui invece alcune foto.
Un amore senza tempo (personalmente trovavo molto più bello il titolo originale Evening, matafora della vecchiaia intesa come tramonto della vita, nonchè rimando alla sera dell’incontro fra Ann ed Harris) è quello che definirei una bella occasione sprecata. Non lo si può definire brutto, anzi direi che si tratta di una pellicola molto ben confezionata (e la fotografia è superba) ma non è certo un film che resterà a lungo nella memoria degli spettatori. Nonostante lo sfavillante cast ricco di nomi di prima categoria, la trama si dipana lenta e asettica senza riuscire ad emozionare o anche solo a catturare l’attenzione.
Il problema risiede principalmente nella sceneggiatura: si è cercato di condensare troppi avvenimenti in troppo poco tempo, a discapito soprattutto del cast. Gli attori sono tutti bravi e ben calati nei rispettivi ruoli, ma nessuno riesce ad eccellere nell’interpretazione, proprio a causa del poco spazio di cui ciascuno dispone. Ho sofferto non poco nel vedere due grandissime come Glenn Close (la madre della sposa) e Meryll Streep (Laila anziana) sprecate in quelli che sono poco più che ruoli cammeo.
Ogni personaggio ha una sua storia, un suo dramma personale da affrontare e risolvere e ciascuno compie azioni che generano conseguenze ma, data la moltitudine di personaggi presenti, nessuna storia viene approfondita ma solo sfiorata di sfuggita per poi passare oltre, lasciando – per altro – numerosi ‘buchi’ nella continuità della vicenda. Forse, il risultato avrebbe potuto essere molto migliore se dal romanzo della Minot avessero tratto una miniserie anzichè un film, in modo da poter donare maggiore risalto e profondità ai singoli protagonisti. Diciamocelo: dal Premio Pulitzer Michael Cunningham, dopo The Hours e Una casa alla fine del mondo, mi sarei aspettata decisamente di più.
Piccola chicca per i cultori de The Rocky Horror Picture Show: il nostro amato Brad Majors (Barry Bostwick) veste qui i panni del padre della sposa.
Voto Simona: 5/6