Un anno da leoni – The Big Year: Recensione in Anteprima
David Frankel torna al cinema con The Big Year, inspiegabilmente diventato per i cinema nostrani Un anno da Leoni. Ecco la nostra opinione.
L’uomo dalle ‘trasposizioni cinematografiche’ è tornato. 6 anni dopo il boom de Il Diavolo Veste Prada, 327 milioni di dollari incassati il tutto il mondo, e 4 anni dopo lo struggente Io & Marley, 243 milioni, David Frankel torna al cinema con The Big Year, inspiegabilmente diventato per i cinema nostrani Un anno da Leoni.
Tratto dal romanzo di Mark Obmascik “The Big Year: A Tale of Man, Nature, and Fowl Obsession“, il film è andato incontro ad un inatteso flop al box office Usa, incassando appena 7 milioni di dollari, dopo esserne costati ben 41. Un primo pesante passo falso per la carriera di Frankel, probabilmente immeritato nella misura in cui si è presentato ma tutt’altro che imprevedibile.
Perché The Big Year rimane un film tendenzialmente ‘limitato’, anche se interpretato da tre attori di primissimo grido, perché incentrato su un argomento troppo di nicchia come il birdwatching. Al centro della trama troviamo infatti il North American Big Year, ‘concorso’ che vede partecipare centinaia e centinaia di osservatori di uccelli, chiamati a scontrarsi sui vasti territori d’America nella speranza di avvistare le maggior parte di specie durante il corso di un anno.
“Solo gli americani potevano trasformare il birdwatching in una gara“. Partendo da questa semplice battuta, che racchiude però l’intero senso del Big Year a stelle e strisce, David Frankel ha provato a tratteggiare la follia del concorso per uccelli più amato d’America. Più che una gara un’autentica ‘vocazione’, come ammette Owen Wilson alla sconsolata fidanzata, capace di tramutare la vita di stimati uomini d’affari con la fissazione dei volatili in una assurda corsa al binocolo per agguantare la specie ‘rara’ di turno.
Sulla carta estremamente promettente, grazie a tre mattatori da commedia come Steve Martin, sempre più mummificato a causa del botox, Jack Black ed Owen Wilson, a cui viene affidato un ruolo sulla carta ‘vincente’ ma forzatamente ‘negativo, The Big Year si perde però nel suo scorrimento, a causa di uno script tendenzialmente ripetitivo e facilmente prevedibile. Howard Franklin ha infatti provato ad umanizzare la trama, scavando nell’intimo dei tre protagonisti, senza però riuscire a creare quell’empatia probabilmente necessaria per riuscire a costruire un’opera interessante anche per i tanti che del birdwatching sanno poco o nulla.
Partendo proprio da questi presupposti, appaiono sprecati e mal soppesati i tre mattatori principali, con Black leggermente più in parte rispetto ai due stimati colleghi, bombardati da uno sciame di uccelli in quanto a reale partecipazione attiva all’interno del film. Provando a giocare con i sentimenti ‘privati’ e famigliari dei tre protagonisti, come fatto in parte anche con i due titoli precedenti, Frankel tenta la strada della difficile unione tra generi così apparentemente distanti, senza riuscire nell’impresa. Produttivamente importante, con set sparsi in giro per l’America a caccia di volatili, The Big Year non spicca mai il volo proprio per la mancata comicità volutamente evitata da Frankel, marcando così una scelta autoriale a dir poco surreale, visto il ricco cast da commedia a disposizione.
Nel complesso, e dispiace dirlo, un evidente ed evitabile passo indietro rispetto ai due lavori precedenti.
Voto di Federico: 5,5
Un anno da leoni (The Big Year, Usa, commedia, 2012) di David Frankel; con Steve Martin, Jack Black, Owen Wilson, Brian Dennehy, Anjelica Huston, Rashida Jones, Rosamund Pike, Dianne Wiest, Cindy Busby, Calum Worthy, Serge Houde, Devon Weigel – Uscita nei cinema italiani: 27 luglio – Qui il trailer italiano.