Un matrimonio all’inglese: la recensione
Un matrimonio all’inglese (Easy Virtue, Gran Bretagna, 2008) di Stephan Elliott; con Jessica Biel, Ben Barnes, Kristin Scott Thomas, Colin Firth, Kimberley Nixon, Katherine Parkinson, Kris Marshall, Christian Brassington, Charlotte Riley, Jim McManus.Sì, il regista di Priscilla è decisamente in forma. Sono passati quasi dieci anni dall’ultima volta che lo abbiamo visto con un’opera sul
Un matrimonio all’inglese (Easy Virtue, Gran Bretagna, 2008) di Stephan Elliott; con Jessica Biel, Ben Barnes, Kristin Scott Thomas, Colin Firth, Kimberley Nixon, Katherine Parkinson, Kris Marshall, Christian Brassington, Charlotte Riley, Jim McManus.
Sì, il regista di Priscilla è decisamente in forma. Sono passati quasi dieci anni dall’ultima volta che lo abbiamo visto con un’opera sul grande schermo (era il 1999, l’anno di The Eye), e il suo ritorno è per questo ancora più gradito, con la speranza che questo “nuovo inizio” (il regista ha già tutto pronto per il suo prossimo film, Black Oasis) ci faccia avere qualche film in più senza dover aspettare ogni volta un decennio.
Partendo dalla stessa pièce teatrale di Noel Coward che ispirò il film omonimo di Hitchcock nel suo primo periodo inglese, Stephan Elliott riesce a raccontare una storia che in mani di altri registi poteva essere banalissima e risaputa in modo originale, elegante e scorretto. Insomma, di Larita Huntington, vedova americana che deve vedersela con la mamma del suo nuovo giovane marito, il cinema ne è pieno: ma il film è tuttavia irresistibile.
A Elliott interessa sicuramente la battaglia storica e culturale tra i due mondi, quello tra l’area conservatrice di un’Inghilterra fatta di campagne e battute di caccia e l’America dell’età del jazz, della voglia sfrenata di sigarette, alcool e sesso, ma anche il modo migliore per raccontare la crisi della famiglia tradizionale, messa alla berlina dal ciclone sensuale e portentoso impersonificato nel personaggio di Jessica Biel, autentica sorpresa.
Prendendo a modello la classica commedia inglese, il regista scrive il suo film con i tempi dosati come un orologio svizzero, una macchina da spettacolo perfetta che non dimentica la lezione dei maestri. E gioca con lo spettatore, tra battute cattive e argute e momenti che non scadono mai nella volgarità, neanche nell’esilarante sequenza del can can senza biancheria intima.
Lo scontro tra Larita e Mrs. Whittaker si fa sempre più “serrato”, mentre saltano fuori ipocrisie, ingessature e malignità di una società tradizionalista e classista che non è ancora pronta per una rivoluzione, che in realtà è solo una “semplice” e sana botta di vita (vera). Ed è comunque un film decisamente femminile questo Easy Virtue, con Jessica Biel avanti coi tempi e Kristin Scott Thomas, antagonista che però in almeno una scena sa ridare al sesso femminile una fierezza dopotutto sincera.
Ma alla fine ecco cosa conta, soprattutto e al di là di tutto: un divertimento che non concede tregua, una regia colta e attentissima, un cast in stato di grazia. Pensate poi che Elliott possa essersi concesso al buonismo della commedia di questi tempi? Vi sbagliate, e il finale, bellissimo e a suo modo “happy”, sta lì a dimostrarlo.
Voto Gabriele: 8
Voto Simona: 8