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Va forte l’estate dei corti, diventeranno lunghi?

I corti devo tornare ad essere premiati, se lo meritano.

pubblicato 6 Agosto 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 23:17

Darrò conto dell’estate dei corti che per varie ragioni mi è capitato di “seguire” attraverso un breve, anzi corto pellegrinaggio tra i festival specializzati in questa produzione di piccoli film. Prima però vorrei sottolineare un angustia che riguarda il cinema italiano nel suo complesso. In questi giorni d’agosto, Paolo Sorrentino comincia le riprese del suo nuovo film, di cui non si sa molto; ho letto che si tratterà di un ritratto grottesco del nostro Paese. Vedremo. Dopo Reality di Matteo Garrone che è stato premiato a Cannes e uscirà dopo Venezia, un altro tentativo di raffigurare l’Italia sfigurata in molti sensi, dalla tv e e non solo, mentre il cinema cerca di metterci una pezza.

Due nomi, due garanzie: Sorrentino e Garrone. Ma un grande problema. Questo: è possibile che il nostro cinema possa vivere prevalentemente su due giovani spalle e pochi altri? Paolo e Matteo ogni volta sono attesi al varco. Li consideriamo gli uomini del miracolo dei premi internazionali, e fortune al botteghino. I soli. O meglio ce ne sono altri e altri ce ne sarebbero; mi pare però indiscutibile che l’arco delle scelte e degli investimenti si sia molto ristretto. Basta guardarsi attorno: alcuni nomi ci sono, ma sembrano far parte di una pattuglia sperduta.

Ed ecco il riferimento annunciato al tema dei corti. Sono stato a Viterbo per il Tuscia Film Festival, a Massafra in Puglia per il Max Film Festival, a Sassari per il Sardinia Film Festival e a Castell’ Azzara in Toscana per il Flower Film Festival. A Massafra -ero in giuria- sono stati premiati “I tweet” di Mario Parruccini (su come le persone cercano di comunicare fra loro) e “Il processo del lunedì” di Giuseppe Blasi (una bella storia operaia).

Molti corti, fra essi lavori validi o semplicemente interessanti o comunque indicativi. Nel complesso sforzi utili, che suscitano una domanda: che sarà di loro? Sembra finita la stagione dei corti che cercavano distribuzione, consensi e premi-incassi nel cosiddetto mercato. La stagione ebbe il suo avvio vent’anni fa e passa, quindi a poco a poco si è afflosciata; mentre aumentano i festival che si aprono.

La ragione è semplice. Questi festival sono animati da giovani e da meritevoli associazioni di appassionati, non sempre giovani; e lo sono perché costano relativamente poco e ci sono autori in abbondanza, anche se stanno calando; spesso sono sempre gli stessi film che circolano.

Si rischia una contraddizione. Da un lato, una produzione che vive o sopravvive; dall’altro, un attivismo dei festival che si chiude in se stesso. Sarebbe grave. I corti devo tornare ad essere premiati, se lo meritano, dalle sale d’essai, dai circoli e dal mercatino del pubblico giovane, ma devono trovare sbocchi e finanziamenti anche dalle televisioni. O in altre forme. I corti hanno bisogno di allungarsi, come durata e come ambizioni. E’ una delle strade per trovare nuove risorse e nuovi attori capaci. La solitudine di Paolo e Matte può aggravarsi. Il cinema italiano ha bisogno di ricambi e soprattutto di produttori, distribuzioni, opportunità. Altrimenti continuerà ad avere un destino troppo “corto”.