Venezia 2011: Box Office 3D Il film dei film – La recensione in anteprima
Ezio Greggio gira la parodia Box Office 3D e Cineblog vi regala la recensione del film dal Festival di Venezia 2011
“Ave, oh Massimo”
“Ave, oh Cesara”
Box Office 3D è una parodia dei più grandi blockbuster degli ultimi anni. Seguiamo, nel primo di tanti episodi, le avventure del famoso professore di simbologia Frank Strong che, accompagnato da Liz Salamander, hacker famosa per aver scoperto un carteggio amoroso tra il Papa e il suo assistente, si metterà sulle tracce della temibile setta del Lacryma Christi fino a scoprire il terribile segreto del Codice Teomondo Scrofalo. Ma in mezzo ci sono altre decine di storie che portano alla ribalta i codici dei più grandi e recenti campioni d’incasso.
Il silenzio dei prosciutti, Killer per caso, Svitati e ora questo. Erano gli anni ’90, l’influenza dell’amico Mel Brooks si faceva sentire ed Ezio Greggio tirava fuori tre scult non da poco. Con Box Office 3D Greggio torna di nuovo in sala “sfruttando quanto imparato a fianco di Mel Brooks”: il virgolettato viene dalla sinossi ufficiale. Il buon Mel, che piaccia o meno, non ha mantenuto proprio lo standard geniale dei suoi primi film con gli ultimi lavori, ma sempre nella sinossi si cita Frankenstein Junior, e qui casca l’asino: perché c’è anche qualche sua palese citazione nel film di Greggio.
Ma quindi, cos’è e soprattutto com’è ‘sto chiacchierato/atteso/odiato Box Office 3D? Greggio parte da un dato: nel 2011 Hollywood sfornerà ben 27 sequel: una cifra effettivamente sconfortante che si presta ad essere presa in giro. Ma Greggio punta ancora più in alto: con un sottotitolo importante (“il film dei film”), e poi con il vanto di essere il primo film italiano girato in stereoscopia (tutto da verificare), che confermiamo dopo aver visto il film essere davvero nativa e non rifilata in post-produzione, come molti dei lavori che invece Box Office 3D prende in giro.
Allora, la parodia. Un’arte, una forma espressiva che fa uso dei mezzi del comico per sovvertire le regole del film chiamato in causa e rigirarne le coordinate in modo carnevalesco. Ma Greggio resta sempre sulla superficie e non spinge mai il pedale, e non è un attacco facilotto: a lui basta prendere soltanto un aspetto del film da parodiare, di solito il più semplice, e gli basta quello. Per tutta la durata dell’episodio. Già, perché dovete sapere che Box Office 3D non è come tutte le altre parodie a cui siamo abituati, in cui le decine di film presi in giro entrano all’interno, anche se per pochi minuti o secondi, di una trama, anche se esilissima.
No: l’idea sin da subito perdente della pellicola è quella di essere costruita su piccoli episodi fini a sé stessi e autoconclusivi. Ne avremo contati almeno una quindicina, e credeteci, arrivare alla fine è dura, anche perché l’ultimo, quello su Harry Potter (qui Erry Sfotter, con Ronf ed Herniona, ultra-ripetenti della scuola di magia del Castello dei Sequels) e Il Signore degli Anelli (Frodolo, interpretato da Militello, con tanto di Gollum/Gobbum… juventino!) è davvero eterno. Ma in mezzo c’è di tutto e di più, con un record mica da poco tuttavia: quello di non far ridere mai. In Sala Grande al Lido rideva solo la Galleria, non a caso, e da lì provenivano i ripetuti applausi durante la proiezione: il resto era gelo e puro imbarazzo, con tanto di “Vergogna!” urlato da un arrabbiatissimo spettatore a metà film.
Qualche esempio di cosa si può trovare all’interno di Box Office 3D. La versione “davvero” horror di Twilight, ovvero Twinight, con Bellabimba/Anna Falchi prima contesa da un vampiro e un lupo mannaro che si prendono a cazzotti, e poi inseguita da Freddy, Michael, Jason ed infine Leatherface, interpretato da un arlecchinesco… Luca Giurato. Da notare ad un certo punto anche quasi un’autocitazione da Il silenzio dei prosciutti quando si (ri)chiama in causa Psycho (basta!!). Si passa poi al musical alla Grease, con tanto di canzoncina che prende in giro l’uso che il genere musicale fa delle canzoni stesse, ma in realtà l’episodio si chiama Corri Fast che sono Furious (pietà…).
Tra un Gladiatore 2 e un 20mila leghe sotto i mari dove si fa festa per la vittoria degli azzurri ai mondiali (neanche in Fantozzi… e comunque lo scopo all’epoca sarebbe stato ben diverso), finiscono nel calderone per accumulo anche Zorro, che qui è Zoppo il vendicatore claudicante interpretato da Biagio Izzo, e Ric (di Ric e Gian, sì), costretto a fare tra le altre cose il verso a James Bond in Old Old Seventy, in cui un invecchiato 007 è alle prese con dentiere esplosive, ordigni nascosti e pannoloni che sono solo pannoloni, vista la sua età… Si tocca il punto più basso, probabilmente (ed è qui che in Sala Grande si è sentito il catartico “Vergogna!” in platea), con Viagratar, ambientato sul pianeta Panduro dove si pratica il Bunga Bunga (stoccatina bipartisan, ogni tanto): occorre dire il titolo originale?
Il problema di Box Office 3D e del suo regista è a sorpresa l’applicazione base delle regole della risata cinematografica. Sappiamo bene che l’iterazione è un processo che fa scattare in automatico la risata, perché imprevedibile: ce lo hanno insegnato i grandi del muto, semplicemente, da Keaton a Chaplin. Greggio si ostina però a ripetere gli stessi sketch fino alla nausea (insopportabili gli episodi di Chi ha ucciso l’ultimo padrino): e tutto è ancora più indigeribile perché la comicità è quella puramente televisiva, rimasta ancorata al Drive In o tutt’al più al Bagaglino. E non si contano le volte in cui, dopo una gag, si perdono minuti “preziosi” a farla ri-raccontare a voce dai personaggi, semmai il pubblico non l’avesse capita.
Così, a metà strada tra un wannabe professionale e dilettantismo, il film si trascina lentissimo e affaticato da incursioni nel metacinema (“Avremmo potuto risparmiare su questa scenografia!”), battute di dubbio gusto (non solo quelle sessuali, per carità, ma ad esempio una su Cernobyl), e l’uso a tratti ostentato della stereoscopia (per la serie: l’ho usata, quindi faccio un’inquadratura con profondità di campo, poi punto un dito contro il pubblico e metto a fuoco solo quello). A voler essere gentili si potrebbe dire che il modello non sia tanto Mel Brooks, ma neanche gli Scary Movie. Perché il vero riferimento sembrano i terribili filmacci del duo Jason Friedberg e Aaron Seltzer (che, guardacaso, stanno preparando per il 2012 l’uscita di The Biggest Movie of All Time 3D, ovvero “A spoof of the biggest box-office success to date”: chiaro il concetto?).
Insopportabile Enzo Salvi, tutto faccette e mosse mai viste come con i suoi personaggi televisivi, la Falchi serve solo per far vedere voi sapete cosa (ma non c’è nudo), e si prova un grande imbarazzo per Gigi Proietti. Inutile parlare di luci, scenografie, colonna sonora, quando è l’idea di cinema che sta alla base che fa sinceramente orrore: perché Box Office 3D è un film estenuante ed italiota fino al midollo. Che addirittura si concede il “gran colpo di scena finale” (??), anche quello metacinematografico. Con il regista che si palesa, si prende la Lollobrigida (perché?), e ringrazia il cinema. Perché finché esisterà, esisterà anche la parodia. Pietà, non questa qui però.
Voto Gabriele: 0
Box Office 3D – Il film dei film (Italia 2011 – Commedia) di Ezio Greggio con Ezio Greggio, Gigi Proietti, Anna Falchi, Antonello Fassari, Maurizio Mattioli, Enzo Salvi, Max Pisu, Gianfranco Iannuzzo, Rocco Ciarmoli, Claudia Pennoni. Al cinema dal 9 settembre 2011. Ecco il trailer italiano e la sinossi.