Home Festival di Venezia Venezia 2011: Wuthering Heights – Recensione e clip di Cime Tempestose di Andrea Arnold

Venezia 2011: Wuthering Heights – Recensione e clip di Cime Tempestose di Andrea Arnold

La storia d’amore tormentata di Catherine e Heathcliff raccontata nella versione 2011 di Cime Tempestose: video e recensione da Venezia

pubblicato 7 Settembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 08:39

Un contadino dello Yorkshire in visita a Liverpool incontra per la strada un ragazzo senzatetto. Decide di accoglierlo in famiglia, di chiamarlo Heathcliff e di portarlo con sé tra le sperdute colline dello Yorkshire, dove il ragazzo instaura una relazione ossessiva con Catherine, la figlia del contadino. Mentre i ragazzi crescono, i familiari e i vicini rimangono invischiati negli spietati giochi di famiglia, alimentati da orgoglio e presunzione…

Un Oscar e due Premi della Giuria a Cannes. La breve carriera di Andrea Arnold è già di quelle che potrebbero fare quasi invidia: da quando l’Academy Awards l’ha premiata per Wasp, il suo cortometraggio del 2003, la regista ha partecipato con i suoi due primi lungometraggi a Cannes ed è stata entrambe le volte premiata. Regista inglese con uno stile ed una personalità già ben definite, la Arnold si è concentrata finora soprattutto nella descrizione di figure femminili, l’ossessionata Jackie di Red Road e l’inquieta Mia di Fish Tank.

Molto abile nell’unire la sua naturale capacità di scavare con profondità nei suoi personaggi, e capace di creare atmosfere mai consolatorie, bensì ben piantate con le radici nei territori delle sue storie, la Arnold si confronta con uno dei più celebri romanzi dell’800: quel Cime Tempestose già portato tantissime volte sia al cinema che in tv da autori diversissimi (tra gli altri William Wyler e Luis Buñuel) e con molti celebri attori (Laurence Olivier e Ralph Fiennes i più celebri Heathcliff, Merle Oberon e Juliette Binoche le più celebri Cathy).

James-Howson-Wuthering-Heights

Andrea Arnold si confronta così non solo con l’adattamento di un romanzo, l’unico di Emily Brontë, che ha già prodotto delle opere entrate nell’immaginario del pubblico, ma si confronta, viste le sue “ossessioni”, con un nuovo personaggio femminile, una nuova epoca e le brughiere del North Yorkshire. Con tutte le conseguenze del caso. Ma la regista ha le idee piuttosto chiare: “Il romanzo di Emily Brontë è pieno di violenza, morte e crudeltà”. Una materia quindi che, con tutte le sue difficoltà e con tutte le letture che si sono stratificate per decenni su di essa, sembra sin dall’inizio nelle corde della regista.

Senza troppi giri di parole, la versione di Cime Tempestose della Arnold è sicuramente originale. Proprio perché porta allo scoperto la violenza e la dolorosa passione che s’insidiava nel romanzo, e che spesso è stata tralasciata in favore dell’aspetto più romantico e mèlo della storia nelle altre versioni. Lo fa con lo stile della regista, ovvero macchina a spalla, un formato inusuale e pochi limiti nel rappresentare la realtà della vicenda così come è: brutta, sporca e cattiva.

Per tutti questi motivi il film della Arnold era parecchio atteso a Venezia: le reazioni della stampa sono state contrastanti, tra fischi e applausi. E c’è da dire che durante la visione viene proprio voglia sia di applaudire che di fischiare, a causa di un insieme di sensazioni contrastanti che possono portare ad amare od odiare il film senza mezzi termini. L’attenzione fin troppo meticolosa per i dettagli della natura (c’è chi ha tirato in mezzo Malick), i lunghi silenzi, una seconda parte dove la recitazione scade rispetto ad una prima molto più realistica e convincente, scenografie e costumi verosimili ed impeccabili: insomma, come prendere questo nuovo Wuthering Heights?

Innanzitutto con la consapevolezza che il lavoro di Andrea Arnold non è comunque da sottovalutare. Basterebbe la sua regia, che in alcune scene riesce a stupire per come affresca le nebbiose brughiere del North Yorkshire, o per come distilla la volgarità e la cattiveria dei suoi personaggi, a farci rendere conto che non ci troviamo di fronte ad un lavoro che non ha un suo perché. Anzi: se proprio c’è bisogno di una nuova versione di Cime Tempestose, l’unica per cui vale la pena spendere un po’ del proprio tempo è proprio questa.

Riprendendo solo la prima parte del romanzo della Brontë, e cancellandone la cornice che dava il via al racconto sotto forma di flashback, la regista asciuga la materia di tutti i fronzoli possibili per raccontarci in modo nudo e crudo di un rapporto amoroso che finisce triturato da una serie di fattori esterni fondamentali: razzismo (per la prima volta Heathcliff è nero, avvicinandosi a quella che secondo gli esperti doveva essere la vera intenzione dell’autrice: ma il dibattito è ancora aperto), classismo, rivalità tra componenti della famiglia e gelosia.

Gli elementi per un grande lavoro c’erano quindi tutti, in mano poi ad un’autrice che aveva già confermato un occhio attento a tutte quelle dinamiche che facevano sprofondare i personaggi nel dolore, e lo spettatore nelle loro anime. Ma nonostante la sua particolarità, o forse paradossalmente anche per questo, Cime Tempestose resta un lavoro che respinge emotivamente, non riuscendo a catapultarci nell’abisso delle vicende di Heathcliff e Cathy come accadeva con quelle di Jackie e Mia. E questo un po’ non ce lo aspettavamo. Resta da dire che è un film su cui bisogna ragionare parecchio, e avere la voglia di analizzare e riguardare: probabilmente ne vale la pena.

Voto Gabriele: 7

Cime Tempestose – Wuthering Heights (Wuthering Heights – Regno Unito 2011 – Drammatico 128′) di Andrea Arnold con Kaya Scodelario, James Howson, Oliver Milburn, Nichola Burley, Paul Hilton, Steve Evets, Amy Wren.

Al momento del post non sappiamo l’eventuale data di uscita in Italia.

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