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Venezia 2012 – At Any Price: recensione in anteprima del film con Zac Efron

Dennis Quaid e Zac Efron in un dramma rurale che si tinge di sangue: è l’atteso At Any Price, in concorso a Venezia. Leggi la recensione.

pubblicato 31 Agosto 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 22:45

Nel competitivo mondo dell’agricoltura moderna, l’ambizioso Henry Whipple vuole che suo figlio, il ribelle Dean, lo aiuti nella gestione delle terre per espandere l’impero di famiglia. Ma il ragazzo mira a diventare pilota professionista di corse automobilistiche. Quando la loro azienda è sottoposta a un’indagine ad alto rischio, padre e figlio si trovano ad affrontare una situazione inattesa che minaccia la sopravvivenza dell’intera famiglia.

At Any Price, durante i titoli di testa, ci fa vedere una serie di filmini in Super 8, basati essenzialmente sulla vita della famiglia protagonista, e che ne riassumono la storia. I Whipple vendono semi di mais da generazioni, e in teoria la loro azienda dovrebbe quindi passare in mano ad uno dei due figli: ma Grant un giorno se n’è andato, non si fa più sentire e qualche volta manda delle cartoline dall’Argentina, dove è andato per scalare una montagna; Dean invece è “una causa persa”, e vuole diventare un pilota di Formula 1.

Ma nelle prime immagini in Super 8 c’è qualcosa di fondamentale per capire il contesto di At Any Price: vecchi filmini di contadini e agricoltori che lavorano la terra. “Quella” terra, il grano nelle praterie dell’Iowa rurale del sud. Per Henry (un bravo Dennis Quais) la tradizione è tutto, e la competitività nel campo dell’agricoltura moderna è da combattere proprio con una forte azienda a conduzione familiare. “Sono i vincenti che piacciono”, dice a Dean (un Zac Efron in parte): ma il figlio, campione di Figure 8 per due anni, pensa solo al Nascar.

Dennis Quaid in At Any Price
Henry non si fa alcuno scrupolo a tentare in ogni modo di allargare il proprio “impero”, che comprende per ora 7 contee: ad un funerale, spudoratamente, tenta anche di comprare 200 acri di terra, da cedere poi al figlio. Eppure Henry nasconde più di un segreto, ad iniziare da una relazione segreta con un’amante, Meredith. La moglie, Irene, fa finta di niente solo per mantenere gli equilibri della famiglia: perché la famiglia, in un paesino sperduto negli States, è tutto, da sempre. E se due figli ribelli iniziano a far saltare gli equilibri, bisogna mantenere i pezzi assieme “ad ogni costo”.

Ramin Bahrani, regista sensibile e tra i più interessanti ad aver esordito nell’ambito indipendente lo scorso decennio, continua ad avere un curioso amore per le quattro ruote: in Man Push Cart un immigrato portava in giro per le strade di New York un carretto per vendere cibo e bevande; in Chop Shop un ragazzino e la sorella rivendevano abusivamente pezzi di ricambio per auto; in Goodbye Solo il protagonista era un taxista che doveva portare in giro un misterioso signore anziano. Le quattro ruote sono di nuovo centrali in At Any Price: non solo perché sono la passione di Dean, ma anche perché i campi sono pieni di macchinari moderni che lavorano costantemente il mais.

Non è rimasto lo stesso, Bahrani, rispetto ai suoi film precedenti: con delle star del calibro di Dennis Quaid, Zac Efron ed Heather Graham, il suo cinema si fa più mainstream, quasi in zona Indiewood. Ma l’anima è sempre quella di un cineasta indipendente, che vuole raccontare una storia in modo abbastanza classico, ma prendendosi anche i suoi rischi. Perché, non a caso, At Any Price può essere facilmente fraintendibile nel suo “messaggio” finale: e i fischi di qualche critico durante la prima proiezione stampa non possono che confermare questa idea.

Bahrani sembra addirittura assecondare l’unione familiare “ad ogni costo”, e pare condividere ogni barriera etica e morale che i componenti della famiglia Whipple infrangono durante il corso del film. Ma At Any Price è “vagamente” più complesso e profondo di quello che sembra, ed è ben radicato in quella cerchia di film indie sudisti che raccontano di un popolo e di una terra fondata sulla violenza. C’è sicuramente uno sguardo luminoso da parte di Bahrani, nel raccontare questa “saga familiare”, e c’è anche empatia verso i personaggi, nonostante compiano spesso azioni terrificanti: ma questo è possibile perché Bahrani conosce evidentemente bene la situazione e l’ambiente della sua storia.

Sotto questo aspetto, il film è molto simile nello sguardo e negli intenti ai primi lavori di David Gordon Green, che riuscivano a distillare una triste bellezza da zone desolate, in cui la violenza veniva nascosta e sepolta come in molte altre “ordinarie storie americane”. Il mondo che At Any Price descrive è una specie di trappola in cui difficilmente si riesce a sfuggire, perché il concetto di tradizione e sudditanza ai genitori è radicata metri sotto terra, da decenni. Basta vedere lo sguardo di Henry nei confronti di suo padre, un vecchio agricoltore a cui basta una frase pronunciata con tono duro per zittire il figlio.

Henry è disposto a tutto pur di essere quella persona vittoriosa che serve da modello per Dean, facendo cose eticamente più che discutibili. Lo fa per combattere il suo antagonista principale, l'”impero” della famiglia Johnson, che è la prima azienda in più di venti contee. Così, però, scatena anche una battaglia sempre più dura, che regala al film un respiro da western rurale verso la fine. Bahrani non vuole affatto raccontare una storia conciliante, men che meno asseconda le modalità con cui i Whipple tentano di salvaguardare la propria famiglia: racconta semplicemente la realtà. Una realtà agghiacciante, ma composta da umana tristezza.

Si può provare a coltivare le proprie passioni, tentare di scalare la vetta più alta d’America per assaporare un po’ di libertà ed indipendenza: ma solo pochi alla fine riescono ad andare via. E’ il consiglio che Meredith dà a Cadence, l’intraprendente ragazza di Dean, in cui rivede lei da ragazzina: “vattene da questo paese”, le dice. Meredith è un personaggio che qualcuno potrebbe inquadrare come “inutile” al fine dello sviluppo della trama: è invece un personaggio fondamentale, perché da una parte svela il maschilismo di questa terra, e dall’altra rivela lucidamente il pensiero di Bahrani, che non è per niente reazionario o familista: fosse per lui Dean doveva scappare già da tempo. Purtroppo la realtà delle cose è un’altra, e Bahrani la racconta con la sua consueta onestà.

Il regista, che ci regala anche un paio di scene di corse automobilistice girate benissimo, sa quel che vuole dire, e riconosce il punto in cui la bellezza del luogo incontra la crudeltà. “Espanditi o muori” e “Cresci o sparisci” sono le massime che si sentono più spesso durante il film: bisogna sopravvivere ad ogni costo, e bisogna sopravvivere “alla grande”. Anche eliminando il nemico. Tanto poi, stringendo i denti, si va avanti, ad esempio andando in chiesa tutti assieme. E si può sempre cantare appassionatamente l’inno americano, per sentirsi un po’ uniti; mentre le bandiere vengono attaccate alle automobili e fatte sventolare in una parata. Sono simboli di un paese, simulacri di un velo che serve a coprire una terra distrutta dalla competitività e macchiata di sangue.

Voto di Gabriele: 8
Voto di Antonio: 6
Voto di Simona: 6.5

At Any Price (USA, 2012, drammatico) di Ramin Bahrani; con Dennis Quaid, Zac Efron, Kim Dickens, Heather Graham.