Venezia 2012 – Betrayal: recensione in anteprima del film Izmena
Il primo film in concorso di Venezia 69 è un russo ed è sui tradimenti: l’idea e lo stile ci sono, ma il film va avanti per inerzia. Leggi la recensione.
Un uomo e una donna si conoscono per caso e vengono a sapere che i loro rispettivi coniugi sono amanti. La scoperta li spinge a fare cose che non avevano mai osato prima. Cosa prevarrà, il sentimento di gelosia o la passione? E cosa sceglieranno, la vendetta o il perdono? I protagonisti cercano qualcosa su cui poter ricostruire una nuova vita, ma non è facile, ogni loro azione è condizionata dal dato di fatto dell’infedeltà, e questa infedeltà ha la sua logica.
Chi è stato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2009, forse si ricorda di un film collettivo intitolato Crush, in cui cinque registi russi dirigevano un proprio cortometraggio sul tema dell’amore all’insaputa dei progetti degli altri. Uno dei più curiosi era senza dubbio Kiss the Shrimp, l’episodio diretto da Kirill Serebrennikov che raccontava di un ragazzo che lavorava come mascotte: travestito da aragosta, andava in giro a fare promozione per un ristorante. Una follia grottesca, anche parecchio violenta, ma gustosa e divertente.
Serebrennikov è anche però un regista noto nell’ambito festivaliero. Nel 2006 vinse il primissimo Festival di Roma (non ancora Festa) con Playing the victim, una black comedy mai distribuita in Italia nonostante il premio. Nel 2008 il regista aveva invece vinto il Premio Giuria dei Giovani e altri premi collaterali al Festival di Locarno grazie al suo Yuri’s Day, dove recitava Ksenia Rappoport. Insomma: Betrayal arriva al Lido con un “ingrato compito”, quello di aprire ufficialmente le danze del concorso, essendo il primo titolo in corsa per il Leone d’Oro, e con tante aspettative “cinefile” alle spalle.
“Mio marito mi tradisce”, dice Lei, dottoressa, a Lui, che è semplicemente andato in clinica per fare una semplice visita di controllo. “Mi dispiace”, risponde imbarazzato Lui. E ancora Lei: “Mio marito mi tradisce con sua moglie”. Incomincia così, Betrayal, e il mondo di Lui va a rotoli improvvisamente. Tratta male il figlio, con la scusa che va male a scuola, solo per sfogare il suo dolore, mentre in seguito a letto piange a dirotto, prima di unirsi in un abbraccio con la moglie, nonostante tutto. Lei, invece, tenta di dimostrarsi forte e di reggere la freddezza del marito: ma poi scoppia a piangere in modo isterico, si masturba perché il sesso ormai non esiste più, e mangia addirittura le terra (!).
L’intenzione di Serebrennikov non è subito chiara, perché il suo film è ermetico e complesso: ma dopo un po’ appare più a fuoco l’idea di un mondo “a parte”, atemporale, dove domina quasi sempre la luce del giorno, nonostante la cupezza delle anime. C’è una freddezza razionale nei comportamenti dei personaggi, che si muovono senza fremiti in un gioco di tradimenti e specchi che, da un certo punto in poi, cambia le carte in tavola: ma in mezzo ci sono momenti sconvolgenti, colpi di teatro, e scene in cui l’irrazionalità e il dolore si manifestano in modo più palese.
“Il cuore delle donne è più forte” rispetto a quello degli uomini, dice Lei, che apparentemente è quella che reagisce meglio al tradimento: ma è appunto solo un’idea, un tentativo di schematizzare una situazione ben più complessa. Più si tenta di razionalizzare la situazione, più questa sfugge di mano, facendo sprofondare tutto e tutti in un incubo dai contorni sfumati, in cui nulla è come sembra e l’eterno ritorno è a pochi passi dal realizzarsi, in modo inesorabile…
Regge bene, Betrayal, per la prima ora: irrita, affascina, pone domande, e sembra arrivare ad un’apertura interessante. Ma è solo metà film: poi c’è ancora un’ora, in cui, come si diceva prima, le carte in tavola vengono rimescolate, e ricomincia il gioco di tradimenti già visto nella prima ora. Solo che le identità sono cambiate, o forse no. Serebrennikov ha un talento invidiabile e gira benissimo: la scena che vede Lui e Lei appena usciti dalla clinica, con tanto di incidente automobilistico in secondo piano, è un ardito e meraviglioso pianosequenza eseguito con minuziosa perizia. A questa tecnica, che gioca anche con le condizioni climatiche (la tempesta!), non corrisponde però un mondo diegetico adeguato.
A Serebrennikov non manca l’idea del mondo che vuole portare sullo schermo, ma non lo mette a fuoco. Gli interessa il lato grottesco di un dialogo, il dolore di un attimo: ma Betrayal si allunga all’infinito, e da metà in poi va avanti per inerzia. Il clima dovrebbe essere quello di un “disaster movie” delle relazioni, secondo le dichiarazioni del regista, e quindi un film di atmosfera. Il risultato è però forse molto più cervellotico e “intellettuale” di quanto il regista russo aveva pensato. Questo si nota molto bene nel personaggio del detective, una donna gelida e senza pietà: ma è un personaggio tutto di testa, troppo scritto, e che stona nel contesto della prima parte, che appunto tenta di accumulare sensazioni sottopelle.
Troppi i dialoghi volutamente freddi che lasciano perplessi, come quello tra Lui e il figlio a tavola, troppi i momenti grotteschi che dovrebbero incanalare verso un percorso che non arriva mai. E troppe, alla fin fine, le frasi che fanno assomigliare Betrayal ad un film para-francese senza capo né coda. “La morte è bellissima: è la miglior cosa che ti possa capitare”: all’interno dell’economia del film potrebbe pure avere senso una frase del genere, ma con cose così noi mettiamo le mani avanti d’ufficio.
Voto di Gabriele: 4.5
Voto di Antonio: 5
Betrayal (Izmena, Russia, 2012, drammatico) di Kirill Serebrennikov; con Franziska Petri, Dejan Lilic, Albina Dzhanabaeva, Arturs Skrastins.