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Venezia 2012 – Shark 3D: recensione in anteprima

Doveva essere un bel film trash pieno di sangue e divertimento: ma Shark 3D a volte si prende addirittura sul serio. Leggi la recensione di Cineblog da Venezia.

pubblicato 29 Agosto 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 22:46

In una tranquilla località balneare, mentre i clienti di un supermercato vengono terrorizzati da un rapinatore impazzito, accade l’impensabile: un mostruoso tsunami sommerge completamente la città. Intrappolati, con l’acqua impetuosa che minaccia di seppellirli tutti, i sopravvissuti scoprono di non essere soli, perché lo tsunami ha portato con sé visitatori sgraditi che provengono dagli abissi; dovranno allora cercare di non morire annegati e di non rimanere uccisi dal rapinatore che è tra loro, ma anche riuscire a vincere una minaccia molto più pericolosa: enormi squali bianchi affamati e assetati di sangue.

Quanti film sugli squali abbiamo visto, anche solo ultimamente? Non così pochi. Per citare gli ultimi, basta pensare all’orrido Shark Night 3D, o al decente (e non a caso australiano) The Reef, per non parlare poi delle produzioni della Asylum e simili (tipo Shark in Venice). È che gli squali, dopotutto, continuano ancora ad esercitare uno strano fascino: ci fanno paura e contemporaneamente ne siamo “attratti”, ed anche per questo guardiamo ogni film che finisce in sala o in dvd su di loro.

Shark 3D arriva neanche due mesi dopo l’ultima tragedia avvenuta in acque australiane, dove un surfista ventiquattrenne è stato sbranato da uno squalo bianco. Nell’ultimo anno sono sono stati cinque gli incidenti causati dagli squali bianchi a danno di surfisti. Ma pensare solo per un secondo che un film come questo, oppure The Reef, “servano” agli australiani per “esorcizzare” la paura del più temibile predatore delle acque è andare completamente fuori strada: qui siamo in terra purissima di exploitation.


Dopo Cut, tragico e bruttissimo slasherino del 2000 con velleità cinematografiche (in cui recitava anche Kylie Minogue), Kimble Rendall gira così la sua opera seconda a ben 12 anni di distanza dalla sua prima fatica. Il film incomincia con un preambolo, in cui il migliore amico del protagonista, Josh, un guardaspiaggia, viene ucciso da uno squalo durante un’operazione di salvataggio. Dopo qualche tempo, durante il quale Josh si è pure lasciato con la ragazza, Tina, con la quale doveva partire per andare a Singapore, il ragazzo si rifa una vita lavorando in un supermercato. Ed è proprio qui che si svolge tutto il film, dopo un devastante tsunami che si abbatte sulla costa della cittadina.

Un piano è allagato, e qui (ovviamente) si salvano Josh, Tina (che è guardacaso tornata in città proprio quel giorno, con tanto di amichetto conosciuto a Singapore), ed una serie di altri personaggi. Tra questi ci sono un rapinatore che aveva tentato il colpaccio poche ore prima al supermercato, un poliziotto vedovo con figlia taccheggiatrice (Jaimie), il manager del supermercato, e altri personaggi secondari (ma che man mano acquistano “importanza”). Al livello inferiore, il parcheggio, sono rimasti intrappolati Kyle, il ragazzo di Jaimie, e una coppia di fidanzati modello Beverly Hills con tanto di cagnolino. Per ogni livello, c’è uno squalo bianco…

Questo è lo scenario del film, che inizia con premesse “dignitose” per poter essere quello che dovrebbe essere: un film veloce, trash, divertente e sanguinoso. Purtroppo Rendall è rimasto quello che era 12 anni fa: un regista men che mediocre. Non solo perché le premesse di un film d’exploitation duro e puro non vengono mantenute fino in fondo, ma anche perché il suo Shark 3D apre pure digressioni drammatiche da mani nei capelli. La storia tra Josh e Tina è quella principale, d’accordo, anche se di amori finiti male che si riallacciano nel momento della tragedia ne abbiamo fin sopra i capelli. Ma come la mettiamo con gli altri personaggi?

Ci sono diverse relazioni e storie che Rendall e i suoi sceneggiatori (ben sei!) buttano nel calderone: e sono quasi tutte serissime, tragiche, cariche di dramma. Peccato che in un contesto del genere facciano sorridere, ed una musica intrusiva (e serissima pure quella) non fa che peggiorare le cose. Alla fin fine si prova simpatia per la coppietta di bellocci con tanto di cane intrappolata in macchina nel parcheggio: lei è una fastidiosissima bambolina che rabbrividisce all’idea che le scarpe che le ha regalato il fidanzato non siano delle vere Gucci; lui continua a prenderla in giro perché effettivamente non potrebbe fare altro. A loro si aggiunge quindi il cagnolino, che continua ad abbaiare senza smettere per un secondo.

Si prova, ed è ovvio, anche tanta simpatia per i due squali, tant’è che spesso e volentieri o vorresti che infierissero di più, molto di più, sui corpi dei protagonisti, o vorresti che fossero anche più di due. Peccato poi che la loro realizzazione, quando sono sott’acqua, non sia proprio il massimo per quel che riguarda la resa visiva. Non manca qualche momento azzeccato (la morte del manager su tutti): ma la noia la fa da padrona, ed una recitazione spesso cagnesca, anche da parte di Xavier Samuel (che avevamo amato in The Loved Ones), non aiuta.

Prendendosi anche sul serio (ma prendendoci in giro con un 3D inutile), Shark 3D si permette anche un colpo di scena, ovviamente scontato e per nulla sconvolgente, che riguarda uno dei personaggi secondari. Svacca pure su un finale che, quello sì, è al limite della vera ed odiosa exploitation. Ma da un regista che dichiara di aver passato tanto tempo a rendere minuziosamente credibili le diverse tonalità del sangue, da quello arterioso a quello di una ferita leggera, cosa dovevamo aspettarci?

Voto di Gabriele: 4
Voto di Antonio: 4
Voto di Simona: 3

Voto di Federico: 2

Shark 3D (Bait 3D, Australia / Singapore, 2012, horror) di Kimble Rendall; con Xavier Samuel, Sharni Vinson, Julian McMahon, Adrian Pang. Qui il trailer italiano. Uscita in sala il 5 settembre.