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Venezia 2015, La prima luce di Vincenzo Marra: Recensione in Anteprima

Vincenzo Marra torna alla Mostra del Cinema di Venezia con La prima Luce

pubblicato 10 Settembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 12:51

14 anni dopo il folgorante esordio con Tornando a casa, premio come miglior film alla Settimana Internazionale della Critica del Festival di Venezia, e 3 anni dopo Il Gemello, presentato nella sezione Giornate degli Autori, Vincenzo Marra è tornato al Lido con la sua 5° fatica cinematografica, La Prima Luce, pronta ad uscire in sala il prossimo 24 settembre.

Interpretato da Riccardo Scamarcio, il film pone l’accento sulle lunghe e solitamente poco equilibrate diatribe processuali tra coniugi quando c’è un bimbo di mezzo. Il divo interpreta Marco, giovane e cinico avvocato di Bari che proprio non si accorge delle difficoltà vissute dalla compagna Martina, cilena che ha nostalgia del proprio Paese e della propria famiglia d’origine. Da sette anni in Puglia, la donna vuole tornare in patria insieme al figlio Mateo, nato sette anni prima e particolarmente attaccato al padre. Un papà, neanche a dirlo, che non acconsente alla partenza del piccolo, tanto da portare Martina a ‘scappare’ dall’Italia insieme al bambino. Scomparsi del tutto e invisibili persino ai funzionari del Ministero degli Esteri, i due svaniscono improvvisamente dalla vita del disperato Marco, stravolto e pronto a tutto pur di ritrovarli. Tanto da partire verso il Cile, alla ricerca del figlio perduto in una città da sei milioni di abitanti.

Un titolo sui figli contesi, tema sempre più attuale in questo mondo globalizzato che vede i matrimoni crollare rapidamente, e sulle difficoltà riscontrate in particolar modo dai padri nel riuscire ad averla ‘vinta’ nei confronti delle madri. Marra, qui anche autore del soggetto e co-sceneggiatore, ha scandagliato la realtà per dar vita a quest’opera dannatamente imperfetta, in cui a non funzionare pienamente sono la coppia-scoppiata Scamarcio-Ramirez (vedi ‘motivazioni’ della rottura) e a seguire il poco credibile impianto giudiziario che tramuterà la seconda parte del film in una sorta di Forum cileno.

Registicamente rigorosa, la pellicola si può essenzialmente dividere in tre atti; la crisi ‘italiana’ della bella Daniela, depressa e stanca di vivere in un Paese ‘straniero’ accecato dalla crisi e a suo dire senza futuro (per tornare in Cile?), tanto da fuggire illegalmente con figlio a carico; la caccia portata avanti dal marito che si mette sulle sue tracce ritrovandosi di fatto nelle stesse estranianti difficoltà di ambientamento vissute dalla donna in quel di Bari; il rapido e abbastanza ridicolo processo cileno che deciderà il da farsi sulla custodia del piccolo, di fatto ‘rapito’ dalla madre.

Una figura, quella materna, dipinta come una perfetta ‘stronza’, la depressa e insoddisfatta di turno, la rovina-famiglie, la ‘cattivissima’ della situazione a cui la giustizia, neanche a dirlo, darà incredibilmente ragione. Ed è qui che Marra inciampa per l’ennesima volta, forzando una situazione processuale particolarmente fragile e decisamente poco chiara, anche perché costellata di buchi in fase di sceneggiatura. Sposando il punto di vista del padre il regista ha provato a ribaltare la situazione tipo della maggior parte delle separazioni, se non fosse che anche i lineamenti di Marco, talmente concentrato su se stesso da non conoscere nemmeno l’indirizzo dei genitori della moglie (?!?!?), siano altrettanto poco limpidi.

Se la gamma espressiva di Scamarcio oscilla unicamente tra il catatonico e l’accigliato, è l’evoluzione della storia a non convincere affatto, con questo avvocato italiano totalmente incapace di prendere una simile situazione per le corna, tanto da farsi facilmente infinocchiare in terra straniera. Tutto questo con il Ministero degli Esteri italiano prima contattato e poi abbandonato sul più bello, ovvero a ritrovamento del figlio ‘rapito’ avvenuto. Assurdità inconcepibili per un titolo che proprio sull’aspetto ‘legale’ fonda parte della propria consistenza, per poi precipitare ancor più a fondo con un finale forzatamente strappalacrime che vede lui, Scamarcio, continuamente sul filo dell’indecisione.

Appurata l’urgenza del tema trattato, è il modo in cui è stato sviscerato che ha lasciato l’amaro in bocca. Perché Marra ha sì acceso un occhio di bue su quei centinaia e centinaia di padri che ogni anno perdono sistematicamente l’affidamento dei figli a favore delle ex mogli, ma senza rendersi conto dell’insistente intermittenza che ha reso quel ricco fascio di luce in un fastidioso e tremolante led psichedelico.

[rating title=”Voto di Federico” value=”4.5″ layout=”left”]

La Prima Luce (Ita, 2015, drammatico) di Vincenzo Marra; con Riccardo Scamarcio, Daniela Ramirez, Gianni Pezzolla, Luis Gnecco, Alejandro Goic – uscita in sala: 24 settembre

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