Venezia 2015, Per amor vostro: recensione in anteprima del film di Giuseppe M. Gaudino
La risalita di una donna, madre e moglie, attraverso un viaggio onirico stroboscopico, filtrato attraverso una sensibilità spiccatamente partenopea. Per amor vostro è il miglior italiano in Concorso
Tocca al nostro Gaudino chiudere il Concorso con quello che è, lo scriviamo subito, il miglior italiano tra quelli in lizza per il Leone d’Oro. Per amor vostro è come il febbricitante debutto di un giovane cresciuto a pane, Lynch e soprattutto Malick, che per la prima volta si affaccia al cinema. Evidentemente non si tratta di un’opera prima, tuttavia dell’esordio questo lungometraggio del regista di Pozzuoli ha la sgangheratezza, che, lungi dal porsi quale demerito, al contrario, rappresenta una forza notevole. Attraverso un’estetica strampalata, a tratti gioiosa a tratti severa, eccentrica, incline a talune note popolari come certa arte votiva, naif ma profondamente sentita.
Si avverte questo desiderio potente di staccarsi dal solito format attraverso cui ci vengono filtrati certi drammoni dalle nostre parti, in larga parte uguali, grigi, smorti. Ed invece qui Gaudino è quasi come se smettesse i pani del regista e indossasse quelli del cantastorie, che si trascina il suo carretto per poi fermarsi, girare una manovella ed illustrare certi racconti o leggende popolari. Basti pensare a come comincia il Per amor vostro, con queste reiterate dissolvenze di immagini che si sovrappongono, colori che si mescolano, mentre una voce fuori campo canta in napoletano l’introduzione al personaggio di Annareta (Valeria Golino).È lei la protagonista di questo dramma familiare onirico, attraversato da una costante aurea di metafisicità mai troppo avulsa dal profano. Componenti essenziali di quell’area d’Italia, sebbene ci pare opportuno evidenziare una sfumatura: Per amor vostro è un film che non si slega soltanto da certi schemi relativi al genere bensì anche al tono, al tenore, d’ispirazione più partenopea che napoletana. Qui c’è la Napoli arcaica, quella che in qualche misura ci sarà ancora (non sappiamo) ma che senz’altro non ci viene mostrata in un periodo del nostro cinema teso più a soffermarsi appunto sulla napoletanità, molto meno variopinta e più austera rispetto alle meravigliose origini partenopee. Lo dico da non esperto in materia, s’intende.
Un’opera di suggestioni, che riesce a passare con disinvoltura dal greve al più leggero, quantunque il limite è sempre molto labile: di molte situazioni si può contemporaneamente cogliere il lato comico e quello drammatico, altra peculiarità dovuta per lo più al contesto. Eppure, a dispetto di una libertà visiva e di riferimenti decisamente singolare nel panorama cinematografico nostrano, Gaudino non strafà, ed ogni passaggio sopra le righe non pare mai fuori posto. Perché a suo modo Per amor vostro vuole pure tratteggiare la vicenda di una santa dei nostri giorni, forse martire, sicuramente vittima.
Tutto il film altro non costituisce infatti che il percorso di Anna verso la liberazione da quelle catene che la tengono prigioniera. Anna infatti, ci ripetono i brani cantati che intervengono di quando in quando, è debole, rientra a pieno titolo nella schiera degli ultimi, di quelli che hanno una via privilegiata verso il Regno dei Cieli. Ma ad Anna della santità non interessa; ha sofferto abbastanza e vuole cominciare a vivere, costi quel che costi, rendendo così il titolo stesso a suo modo ironico, di quell’ironia intelligente, che fa riflettere prima ancora che sorridere.
Per una storia che rifiuta categoricamente qualsivoglia linearità, optando piuttosto per l’associazione meno rigida di situazioni, dalle quali si entra ed esce come solo al cinema si può fare. E, come accennato sopra, notevoli sono certi echi malickiani, tolti monologhi/dialoghi interiori; macchina sempre a mano, inquadratura stretta, Anna può trovarsi ora a casa col suo figlio sordomuto, ora a lavoro sul set dove fa la suggeritrice, ora per strada mentre corre quasi fosse costantemente inseguita.
Un lavoro dunque all’insegna della freschezza, né della novità né tantomeno dell’innovazione, che nondimeno però si tiene a distanza da tante produzioni analoghe e osa, anche a costo di non essere pienamente compreso. Se non nelle dinamiche, forse nell’andamento, che non è costituito di tanti frammenti legati insieme, bensì di un unico, costante flusso che gioca su tutto: realtà, fantasia, sogno, desiderio e quant’altro. Un film che dunque deve entrare nella pelle, poco propenso a farsi oggetto di intellettualizzazioni varie, anche perché la storia di per sé è davvero semplice e risaputa. Apprendere perciò di un regista italiano capace di inserirsi a suo modo nell’alveo di sperimentazioni che altrove sono già belle che mature è una notizia di per sé. Fermo restando che Per amor vostro non è uno di quelli esempi in cui si apprezza lo sforzo e nulla più; chi scrive ritiene il giro su questa giostra corroborante. Pazienza se Anna l’abbiamo vista altre volte… in confronto a quella dell’eccezionale Valeria Golino, buona parte sono insulse.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”8″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Federico” value=”7.5″ layout=”left”]
Per amor vostro (Italia, 2015) di Giuseppe M. Gaudino. Con Valeria Golino, Massimiliano Gallo, Adriano Giannini, Elisabetta Mirra, Edoardo Crò, Daria D’Isanto, Salvatore Cantalupo e Rosaria Di Cicco. Nelle nostre sale da giovedì 17 settembre.