Home Venezia 2015, trionfo queer tra sperimentazione e critica estera in fuga

Venezia 2015, trionfo queer tra sperimentazione e critica estera in fuga

Tra sperimentazione e stampa estera sempre meno presente, si è chiuso la 72. Mostra del Cinema di Venezia.

pubblicato 13 Settembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 12:47

72 anni e iniziare a sentirli, ma senza mai dimostrarli. La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, chiusa ieri con il trionfo a sorpresa di Desde Allà, ha spaziato in lungo e in largo tra i generi, mostrando all’interno del proprio variegato concorso intriso di ‘storia’ praticamente di tutto. Dall’animazione in stop motion (Anomalisa) vietata ai minori alla videoarte (Heart of a Dog), dalle immancabili opere prime (L’attesa) alla sperimentazione visiva (Per amor vostro), passando per ricostruzioni storiche (Robin – the Ladt Day) e docu-film (Francofonia). 21 film che hanno diviso la critica e probabilmente anche la giuria guidata da Alfonso Cuaron, costretta a trovare quella complicata unanimità all’interno di una stagione che non si è concessa il film ‘ammazza-festival’.

Il capolavoro che rimarrà negli annali, come per esempio avvenne 10 anni or sono con Brokeback Mountain di Ang Lee, non si è visto, mentre alcuni titoli visti fuori dal tutt’altro che eccelso Concorso hanno destato più di qualche perplessità, vista la loro straripante qualità. Basti pensare a Spotlight di Thomas McCarthy, al folgorante Non essere cattivo di Claudio Caligari, allo straordinario iraniano Wednesday, May 9 di Vahid Jalilvandd e a Tanna di Martin Butler e Bentley Dean, non a caso vincitore della sezione Settimana della Critica. In Concorso, invece, si è forse un po’ troppo ‘sperimentato’ cavalcando involontariamente quel ‘cliché’ (che poi tanto cliché non è) che vede i Festival cinematografici come eventi distanti anni luce dal mercato, dallo spettatore ‘qualunque’, da quel vasto mondo che non vede e vive il Cinema come avviene nel microcosmo ‘critico’. Cuaron e il resto dei giurati, va detto, hanno coraggiosamente ‘escluso’ dal palmares proprio quei titoli che tolti da una programmazione da Festival non avrebbero in alcun modo la possibilità di vivere con le proprie gambe, evitando di ampliare quel distacco negli ultimi anni diventato quasi siderale tra pubblico e critica. Scelta da tanti contestata ma in realtà condivisibile, perché fondata su un ritorno al puro cinema di scrittura e recitazione. Chi lega il trionfo sudamericano (Venezuela ed Argentina) al ‘messicano’ Alfonso, invece, non fa altro che ricoprirsi di ridicolo. Questo perché da anni, ormai, proprio dal Sud America arrivano film di ampio respiro e spessore.

La Mostra del 2015 da poche ore conclusa è stata un tripudio di titoli ispirati a fatti ‘realmente accaduti’, con le opere di pura ‘finzione cinematografica’ ridotte ad un lumicino. Se al Festival di Cannes continuano a percorrere strade sicure e poco inclini ai rischi del cambiamento, al Lido si osa, e questo è un bene, ma con risultati ambigui e non sempre particolarmente positivi. Che la stampa estera sia letteralmente fuggita al termine del primo weekend è un dato di fatto. Non a caso tutti i film più attesi e le star più ambite sono state piazzate tra il venerdì, il sabato e la domenica della prima settimana, con la conseguenza che il Lido, dopo appena 5 giorni di Concorso, si sia rapidamente svuotato. Tutti in direzione Toronto? Probabilmente sì, visto e considerato che il Festival canadese ha preso il via il 10 settembre, ovvero a Mostra ancora in corso. Un calo d’interesse mediatico che non può e non deve essere sottovalutato, applaudendo sempre e comunque le scelte di programma fatte, tanto da chiedersi il perché film dal forte interesse come Steve Jobs (Danny Boyle), Walk the Line (Robert Zemeckis), Il ponte delle spie (Steven Spielberg), The Martian (Ridley Scott), Demolition (Jean-Marc Vallée), The Program (Stephen Frears), Where to Invade Next (Michael Moore) e Stonewall (Roland Emmerich) abbiano preferito andare altrove.

Venezia deve continuare ad essere quel meravilgioso ponte tra arte e cinema che è sempre stata, evitando però di specchiarsi sulle acque del Lido ripetendo a se’ stessa quanto sia bella e sperimentale, perché senza riscontri altrui il Festival è destinato ad un lento ma inesorabile declino, resosi purtroppo visibile in queste ultime due stagioni. Allontanarsi da Toronto diventerà una delle più ovvie strade da intraprendere (l’edizione 73 prenderà vita il 31 agosto del 2016), per poi tornare a regalare cinema più solido, di scrittura e meno ‘d’avanguardia’, in quanto fermo o quasi ad un impianto prettamente visivo il più delle volte digerito solo e soltanto dai cinefili più incalliti. Perché la concorrenza (Telluride, New York, Londra, Toronto) spinge e tempo da perdere, vuoi o non vuoi, ce n’è sempre meno.

Pagella Federico:

Abluka, regia di Emin Alper – voto: 7.5
Heart of a Dog, regia di Laurie Anderson – voto: 5
Sangue del mio sangue, regia di Marco Bellocchio – voto: 7
Looking for Grace, regia di Sue Brooks – voto: 5.5
Equals, regia di Drake Doremus – voto: 3.5
Remember, regia di Atom Egoyan – voto: 6
Beasts of No Nation, regia di Cary Fukunaga – voto: 7.5
Per amor vostro, regia di Giuseppe M. Gaudino – voto: 7.5
Marguerite, regia di Xavier Giannoli – voto: 7
Rabin, the Last Day, regia di Amos Gitai – voto: 7
A Bigger Splash, regia di Luca Guadagnino – voto: 4
The Endless River, regia di Oliver Hermanus – voto: 2
The Danish Girl, regia di Tom Hooper – voto: 6
Anomalisa, regia di Charlie Kaufman e Duke Johnson – voto: 9
L’attesa, regia di Piero Messina – voto: 6.5
11 minutes, regia di Jerzy Skolimowski – voto: 6
Francofonia, regia di Aleksandr Sokurov – voto: 7.5
El Clan, regia di Pablo Trapero – voto: 7.5
Desde allá, regia di Lorenzo Vigas – voto: 7
L’Hermine, regia di Christian Vincent – voto: 6.5
Behemot, regia di Zhao Liang – voto: 8

[accordion content=”Voti e recensioni ” title=”VOTI FUORI CONCORSO”]

Black Mass – L’ultimo gangster, regia di Scott Cooper – voto: 5
Everest, regia di Baltasar Kormákur – voto: 5
Mr Six, regia di Hu Guan – voto: 6
Go with Me, regia di Daniel Alfredson – voto: 4
Non essere cattivo, regia di Claudio Caligari – voto: 7.5
Spotlight, regia di Thomas McCarthy – voto: 8
La calle de la Amargura, regia di Arturo Ripstein – voto: 7

[accordion content=”Voti” title=”VOTI DOCUMENTARI”]
De Palma, regia di Noah Baumbach e Jake Paltrow – voto: 7
Janis, regia di Amy Berg – voto: 7
L’esercito più piccolo del mondo, regia di Gianfranco Pannone – voto: 6.5

[accordion content=”Voti ” title=”VOTI ORIZZONTI”]
Pecore in erba, regia di Alberto Caviglia – voto: 7
Tempête, regia di Samuel Collardey – voto: 5.5
Italian Gangster, regia di Renato De Maria – voto: 5.5
Wednesday, May 9, regia di Vahid Jalilvandd – voto: 7.5

[accordion content=”Voti” title=”VOTI SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA”]
Tanna, regia di Martin Butler e Bentley Dean – voto: 7.5

[accordion content=”Voti” title=”VOTI GIORNATE DEGLI AUTORI”]
El Desconocido, regia di Dani De La Torre – voto: 5.5
Lolo, regia di Julie Delpy – voto: 5
Arianna, regia di Carlo Lavagna – voto: 7
La prima luce, regia di Vincenzo Marra – voto: 4.5

Festival di Venezia