Venezia 2018: i sette film più attesi da Cineblog
Festival di Venezia 2018: a ventiquattr’ore dall’apertura delle danze, eccovi una guida rapida e contenuta su alcuni film da tenere risolutamente d’occhio
La Mostra si avvicina e di articoli del genere nelle settimane passate ne avrete letti a dozzine. Se non l’avete fatto vi rassicuriamo noi: ce ne sono parecchi. Ed è giusto dare una panoramica, evidentemente ridotta, parziale, rispetto a quanto potrebbe aspettarci nel corso dell’oramai imminente Festival di Venezia, che, come i più informati sapranno, si prospetta tra i più interessanti degli ultimi anni.
Andiamo perciò a segnalare, senza ulteriori indugi, quei film che da questa parte della barricata si aspettano con maggiore curiosità, in alcuni casi addirittura trepidazione. L’ordine è sparso, sia mai che ci si scopra in anticipo; una sorta di depistaggio insomma. Da come ne parliamo magari si capirà quali tra le seguenti menzioni ci riscaldano di più a priori. Non dieci, né cinque. Sette. Sette film, perché va bene così. Da domani fino al 9 settembre fateci compagnia mentre vi raccontiamo l’edizione numero 75 di una Mostra del Cinema che da tempo non faceva battere così tanti cuori, di recente confusi, a tratti spaesati. Noi ci siamo.
Anons (L’annuncio), di Mahmut Fazil Coşkun (Orizzonti)
Terzo film per il turco Mahmut Fazil Coşkun, che qui si cimenta in una pagina di storia, pur mettendo le mani avanti nel dichiararsi nient’affatto uno storico. La satira tuttavia mica dev’essere appannaggio degli scienziati, ed il taglio di questa commedia seria, nera, ci induce a sperare. Ecco la sinossi: «22 maggio 1963: insoddisfatti della situazione politica e sociale esistente in Turchia, un gruppo di ufficiali dell’esercito progettano un colpo di stato per rovesciare il governo di Ankara. Nel frattempo, a Istanbul, i loro complici hanno intrapreso la cruciale missione di occupare la stazione radio nazionale e di annunciare formalmente il golpe. Ma niente va secondo i piani. Di fronte a una serie di ostacoli, tra cui un improvviso temporale, l’assenza del tecnico della stazione radio, un tradimento, la mancanza di notizie da Ankara e la loro stessa inefficienza, i cospiratori dovranno fare del loro meglio per riuscire nell’impresa e proclamare il successo del golpe, sempre che questo sia andato a buon fine nella capitale. Basato su fatti reali raccontati nel corso di una sola notte, Anons è un pungente resoconto del complicato passato politico della Turchia; e del suo presente. Nel film la mordace satira politica si mescola alla sottile ironia, riuscendo, sempre con estrema serietà, a mettere in risalto tutta l’assurdità della vicenda».
Roma, di Alfonso Cuarón (Concorso)
L’aveva anticipato e l’ha fatto: dopo Gravity arriverà qualcosa di piccolo. Piccolo non solo quanto alle dimensioni ma anche nel senso di intimo. Bianco e nero, Messico della sua infanzia, Cuarón pare ci abbia messo dentro alcuni dei ricordi più teneri, forse duri, di quella fase della sua vita. La sinossi: «Il film più personale mai realizzato finora dal regista e sceneggiatore Alfonso Cuarón, narra un anno turbolento nella vita di una famiglia borghese, nella Città del Messico degli anni Settanta. Cuarón, ispirato dalle donne della sua infanzia, offre una raffinata ode al matriarcato che ha plasmato il suo mondo. Vivido ritratto dei conflitti interni e della gerarchia sociale al tempo dei disordini politici, ROMA segue le vicende di una giovane domestica, Cleo, e della sua collaboratrice Adela, entrambe di origine mixteca, che lavorano per una piccola famiglia nel quartiere borghese di Roma. Sofia, la madre, deve fare i conti con le prolungate assenze del marito, mentre Cleo affronta sconvolgenti notizie che minacciano di distrarla dalla cura dei quattro figli della donna, che lei ama come fossero suoi. Mentre cercano di costruire un nuovo senso di amore e di solidarietà, in un contesto di gerarchia sociale dove classe ed etnia si intrecciano in modo perverso, Cleo e Sofia lottano in silenzio contro i cambiamenti che penetrano fin dentro la casa di famiglia, in un paese che vede la milizia sostenuta dal governo opporsi agli studenti che manifestano. Girato in un luminoso bianco e nero, ROMA è un ritratto intimo, straziante e pieno di vita dei modi, piccoli e grandi, con cui una famiglia cerca di mantenere il proprio equilibrio in un periodo di conflitto personale, sociale e politico».
Vox Lux, di Brady Corbet (Concorso)
Per chi scrive Corbet era già pronto al primo test: The Childhood of a Leader fu il mio colpo di fulmine all’edizione del 2015, dove infatti fu premiato quale miglior opera prima. Difficile non aspettarsi tante cose da questo suo secondo lavoro, quale che fosse stato il soggetto (che comunque è promettente parecchio). Sinossi: «Il film segue da vicino l’ascesa di Celeste dalle ceneri di un’immensa tragedia nazionale a superstar pop. Il film abbraccia un arco di tempo di diciotto anni, dal 1999 al 2017, delineando alcuni importanti momenti culturali attraverso lo sguardo della protagonista».
Three Adventures of Brooke, di Yuan Qing (Giornate degli Autori)
Se ti presenti con un biglietto da visita che reca in calce Rohmer, beh, i casi sono due: o sei un folle, l’ennesimo, oppure vuoi bene a chi ti guarderà. Viaggio introspettivo in una Malesia da sogno, ci si aspetta parecchio pure da questo. Sinossi: «Xingxi viaggia da sola verso Alor Setar, città nella Malaysia del nord. Dopo aver forato la gomma della bicicletta, vive tre diverse avventure, presentandosi alle persone con identità differenti e misteriose. Quello che il viaggio le restituisce è qualcosa di totalmente inaspettato. Nella prima avventura è Brooke la turista; nella seconda è Brooke líantropologa; nella terza è Brooke la giovane donna divorziata e demoralizzata che incontra uno scrittore francese di nome Pierre. I due viaggiatori solitari fanno immediatamente amicizia. La differenza di età permette loro di avere punti di vista diversi sulla vita e la morte. Nel frattempo, in prossimità della parte più misteriosa di Alor Setar, è giunto il momento che Brooke spieghi a Pierre il reale motivo della sua venuta. Cercano di capire l’intreccio tra amore e vita. E, sul finire della storia, madre natura rivela la sua bellezza mettendo in scena l’incredibile fenomeno delle “Lacrime Blu”».
The Ballad of Buster Scruggs, di Joel ed Ethan Coen (Concorso)
Qui andrei direttamente di sinossi: «The Ballad of Buster Scruggs è un film antologico in sei parti di ambientazione western. Il film si compone di una serie di storie sulla frontiera americana raccontate dalla voce unica e inimitabile di Joel ed Ethan Coen. Ogni capitolo racconta una storia diversa sul West americano».
Umami, di Landia Egal e Thomas Pons (Venice Virtual Reality)
Qua davvero si va al buio, il che, se vogliamo, rende il tutto ancora più interessante. Ne abbiamo voluto tirare fuori uno dal cilindro, uno che vale per tutti quegli altri progetti che in realtà ci attraggono. La menzione è dovuta alla particolarità dell’idea, come si può in qualche modo intuire dalla sinossi: «Umami è un’esperienza VR animata in tempo reale che immerge l’utente nella storia di un uomo che riscopre i suoi ricordi attraverso una serie di piatti, bevande e sapori giapponesi: il dolce, l’acido, l’amaro, il salato e l’umami: il “sapore delizioso”. L’utente incarna un personaggio che digerisce la propria vita attraverso un fenomeno noto come “Madeleine de Proust”. Attraverso le sue interazioni con i piatti, alcuni dei suoi ricordi si presentano involontariamente, rompendo la dicotomia tra presente e passato e portandolo in un incredibile viaggio di “coscienza affettiva”. In un mondo che mescola tempo presente, gastronomia, sogni e ricordi, il ristorante evolve progressivamente con la storia per diventare una sala di realizzazione, ponendo fine all’esperienza dell’utente e lasciandolo con un retrogusto duraturo come l’umami presente nel suo pasto».
Monrovia, Indiana, di Frederick Wiseman (Fuori Concorso)
Ci si può tutte le volte accostare ad un qualunque documentario di Wiseman ed essere così su di giri nell’attesa di vederlo? Certo che si può, anzi, per quanto ci riguarda ce lo siamo fatti un po’ come obbligo. Sinossi: «Monrovia, Indiana esplora una cittadina del Midwest rurale americano mostrando come valori quali servizi sociali, doveri, vita spirituale, generosità e autenticità siano plasmati, percepiti e vissuti parallelamente a una serie di stereotipi contrastanti. Il film offre una carrellata complessa e variegata della vita quotidiana di Monrovia insieme alla visione di uno stile di vita la cui impronta e forza non sono state sempre apprezzate o comprese dalle grandi città della East e della West Coast americana così come in altri paesi.