Venezia 2019, la presidente Lucrezia Martel attacca Roman Polanski
Si può separare l’uomo dall’artista?
Primo giorno di Venezia 76, con La vérité di Kore-eda Hirokazu ad aprire stasera La Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, e prime polemiche. Nel corso della conferenza stampa dedicata alle giurie, l’argentina Lucrezia Martel, presidente di giuria, ha infatti attaccato Roman Polanski, in gara per il Leone d’Oro con J’accuse – L’ufficiale e la spia.
Questo perché nel 1977, come dimenticarlo, il regista premio Oscar venne accusato di aver stuprato una 14enne, Samantha Geimer.
Io non separo l’uomo dall’opera. Quando ho saputo della presenza di Polanski, ho voluto indagare e consultare scrittori per farmi un’idea e ho visto che la vittima ha considerato il caso chiuso non negando i fatti, ma dicendo che in qualche modo il regista aveva pagato a sufficienza per il suo crimine. Se lei ritiene che in qualche modo la cosa sia chiusa, io non posso occuparmi della questione giudiziale ma posso semplicemente solidarizzare con la vittima. Non mi sarà facile affrontare il film e non voglio partecipare al gala perché rappresento donne nel mio Paese che sono vittime di questo tipo di abusi, per cui non mi sento di alzarmi e applaudire ma il film c’è. Non mi congratulerò con lui, ma credo che Polanski meriti una chance perché il suo film è una riflessione su un uomo che commette un errore. È un dialogo importante oggi, perciò credo che sia opportuno che se ne parli e il suo film sia presente al festival.
Parole sconcertanti, visto il ruolo da presidente di giuria abbracciato dalla Martel, che potrebbe apparire chiaramente prevenuta, nei confronti del regista polacco. Parole che Alberto Barbera, direttore della Mostra, ha prontamente criticato.
Al di là della considerazione che si tratta di un tema complesso e non si possono avere risposte univoche, io sono convinto che si debba fare distinzione tra uomo e artista. La storia dell’arte è piena di uomini che hanno commesso crimini e non per questo abbiamo smesso di prendere in considerazione e ammirare le loro opere. Questo vale per Polanski, uno dei più grandi maestri del ‘900. Qualcuno ha replicato che in quei casi c’era una prospettiva storica, ma non credo si possa aspettare 300 anni per decidere se i film sono grandi o dimenticabili, il giudizio estetico si può esprimere subito. Io il film l’ho visto, mi è piaciuto, l’ho invitato. Non sono un giudice che deve esprimersi su un fatto di cronaca, sono un critico e mi viene chiesto di decidere se un film è meritevole di andare in competizione, e questo per me lo è.
Un Concorso segnato ancor prima della partenza, quello di Venezia 76?