Venezia 64: Infamous giorno 4
La ragazza del lago – Andrea Molaioli (Settimana della critica)Finalmente un film italiano che merita non solo di essere visto, ma anche di essere elogiato e apprezzato sotto più punti di vista. Certo per fare un buon film non basta un bravo attore e sebbene Toni Servillo abbia dimostrato già in più di un’occasione di
La ragazza del lago – Andrea Molaioli (Settimana della critica)
Finalmente un film italiano che merita non solo di essere visto, ma anche di essere elogiato e apprezzato sotto più punti di vista. Certo per fare un buon film non basta un bravo attore e sebbene Toni Servillo abbia dimostrato già in più di un’occasione di essere un ottimo attore di cinema (forse il più grande attore che il cinema italiano ha oggi ha disposizione?) non c’è solo lui a fare di questo un buon film. Una storia solida, che malgrado l’insistenza quasi esclusiva sugli interrogatori e la detection riesce a indagare anche altri aspetti che scorrono paralleli alle vicende principali in modo per niente forzato e caratterizzando con gusto il nostro ispettore di polizia.
Certo alcune trovate (tipo la lentissima dissolvenza dopo che viene trovato il corpo della ragazza) lasciano un po’ il tempo che trovano, ma alcune sequenze (quelle di fianco al lago le migliori) riescono davvero a darci tutto il senso di smarrimento e solitudine che provano i personaggi.
Searchers 2.0 – Alex Cox (orizzonti)
Molti se ne andavano via indignati e annoiati, altri lo hanno amato. Io l’ho adorato alla follia. Girare un western classico al giorno d’oggi non è cosa per niente facile, figuriamoci girarlo in epoca contemporanea, ma il nostro Cox ci riesce e ci riesce in grande stile, alternando poeticità e ironia, leggerezza e satira politica, profondità e cazzonaggine.
Due vecchi attori di western, che parlano solo di film western, vendetta e giustizia si mettono in testa di andare a spaccare il culo ad un vecchio sceneggiatore che da bambini li aveva maltrattati durante una scena di un film, la figlia di uno dei due è costretta a seguirli e da li partirà un lungo viaggio che li condurrà nel cuore del western movie: la monument valley. Parlano molto, discutono di film, di attori e della guerra (quella in Iraq ovviamente) con un puro e sincero spirito americano (e la critica che Alex Cox fa alla politica estera degli USA è molto più aspra e intransigente di quella che ha fatto De Palma). Il finale, dove i personaggi si affrontano in un quiz sui film western girato come un duello a pistole e fucili è qualcosa di unico, emozionante, dal respiro epico, meraviglioso.
Les Amours d’Astrée et de Céladon – Eric Rohmer (Concorso)
Per la serie “il grande maestro da denigrare” oggi vi vogliamo parlare di uno dei padri della Nouvelle Vague che vorrebbe riportarci indietro nel tempo in un dramma bucolico/pastorale che parla di amore di dio e di devozione così come se lo sarebbe immaginato un francese del 1600 (è un adattamento da un romanzo di quel tempo), purtroppo però quello che nella prima parte sembrava semplicemente un film mediocre con diversi buoni spunti (l’ambientazione pastorale, l’assolutà povertà della rappresentazione, il coraggio di dialoghi semplici e incentrati su tematiche di assoluta irrilevanza per l’uomo contemporaneo) diventa verso il finale (quando il protagonista per star vicino alla propria amata si traveste da donna) una pagliacciata mal riuscita che sfocia sovente nel comico involontario: a testimoniarlo le diverse risate in sala. Peccato, se si chiamava Ermanno Olmi o Pier Paolo Pasolini sarebbe imho venuto fuori un gran bel film.
Un dollaro bucato – Giorgio Ferroni (Western all’italiana)
Alla presenza di Giuliano Gemma in sala questo western non è che dia molte soddisfazioni, anche i fanatici del genere in sala non sono rimasti molto entusiasti e il peso degli anni si sente tutto. Il soldato sudista che va a Ovest per cercare fortuna dopo la guerra di secessione e viene messo in mezzo da banditi e dal classico signorotto locale non è proprio il massimo dell’interesse e malgrado un buon ritmo e qualche trovata divertente non è riuscito a conquistarmi.
I quattro dell’apocalisse – Lucio Fulci (Western all’italiana)
Mi vergogno per non averlo visto prima però mi compiaccio di aver aspettato un’ora tarda (sono uscito di sala alle tre e mezzo passate) per aver visto questo grande film del maestro Fulci. Tre mezze tacche (un baro, una prostituta incinta, un ubriacone e un becchino nero) vagano per il west in cerca di qualcosa, per loro sfortuna incontreranno un maestoso e temibile Tomas Milian, che caccerà per loro selvaggina, li drogherà col peyote e stuprerà la donna incinta per far nascere in Fabio Testi la sete di vendetta. Arriveranno in paese fantasma, dove il becchiono perde la testa, parla con i morti e gli offre come pasto la carne umana dell’ubriacone morto, poi la donna incinta deve partorire e arriveranno in paese di soli uomini dove la nascita del bimbo è una nuova rinascita, una speranza in un mondo crudele. Alla fine il protagonista avrà la sua vendetta e Tomas Milian perirà come un cane. Magnifico.
Vip avvistati: Toni Servillo, Tadanobu Asano, Alex Cox, Giuliano Gemma, Fabio Testi