Venezia 64: Infamous giorno 6
The assassination of Jesse James by the coward Robert Ford – Andrew Dominik (concorso)Riflessione sul mito e sul mito del West, suoi suoi eroi, chi è un eroe? Un eroe può morire? Noi orientofili sappiamo bene che un eroe non muore mai, sopratutto se è un antieroe di quelli che ammazzano a sangue freddo. Inutile
The assassination of Jesse James by the coward Robert Ford – Andrew Dominik (concorso)
Riflessione sul mito e sul mito del West, suoi suoi eroi, chi è un eroe? Un eroe può morire? Noi orientofili sappiamo bene che un eroe non muore mai, sopratutto se è un antieroe di quelli che ammazzano a sangue freddo. Inutile quindi dire che di materiale su cui costruire un ottimo film ce n’era a bizzeffe. Tuttavia il film è di una lungaggine e di una noia spaventevole, superata la prima ora e mezza non desideravo altro che il nostro codardo ammazzasse a pallottoni Jesse James, e ci sono voluti altri quaranta estenuanti e lunghissimi minutil. Quale è il punto di fare un film hollywoodiano pensato per il grande pubblico e rimpinsarlo di dialoghi inutili e ridondanti, da una regia magari anche suggestiva, ma che non ha il senso del ritmo e si perde continuamente in ripetizioni, convinta di dover spiegare allo spettatore quello che già si era capito venti minuti prima.
Poi, quando finalmente Brad Pitt muore e il film si incentra più sul dramma del codardo che pensava di diventare un eroe e invece rimane solo un codardo col senso di colpa, le cose si fanno molto più interessanti e drammaticamente solide, purtroppo però siamo già oltre, è un’ottima appendice dopo due ore e rotte di noia mastodontica.
Le fille coupée en deux – Claude Chabrol (Fuori concorso – Venezia Maestri)
Quest’anno a Venezia i due unici temi che sembrano essere interessati ai selezionatori della mostra sono la riflessione sul western e il sesso, o comunque l’amore fisico; questo Chabrol indaga con molto garbo, senza le facilonerie e i sensazionalismi di altri film presenti alla mostra, il secondo tema citato, e lo fa (oltre che con uno stile ed un decoro che gli altri si sono soltanto immaginati) riuscendo a creare una tensione sessuale senza far vedere proprio un bel niente. Se non è buona direzione questa…
Certo, non sarà nulla di nuovo sotto il sole e una storia che parla di un amore fra una ragazza giovane e un uomo maturo, della dissolutezza dell’alta borghesia e della difficoltà dell’amore ne abbiamo visti a centilioni, se ci aggiungiamo poi che anche a livello tecnico non c’è niente di epocale non lo possiamo considerare certo un film imperdibile, però indubbiamente è un buon film. Magari da consigliare ad un pubblico non proprio giovane giovane.
Wuyong (Useless) – Jia ZhangKe
Mmm, già cominciare una recensione con mmm non è segno di grande entusiasmo, potrebbe essere sintomo di meditazione e di riflessione protratta anche dopo molte ore la visione, ma invece no, è un mmm di uno che esce dalla sala e non è proprio convinto di aver assistito ad un film perfettamente riuscito. Sopratutto nella prima parte, quando seguiamo le vicende della stilista cinese che fa abiti “poveri” e inutili con tessuti fatti a mano e messi sotto terra e li presenta alla settimana della moda parigi, le cose non è che siano molto interessanti, certo, anche quella è una parte della Cina, della nuova e ruggente Cina, ma manca comunque di quello sguardo “esotico” su di un mondo nuovo e relativamente sconosciuto, cosa c’è di tanto diverso rispetto ad una stilista occidentale?
Nella seconda parte, le cose si fanno più interessanti, con i vestiti normali, utili per quello che servono, dei minatori e dei lavoratori di un paesino inculcato in mezzo alla cina. Lo sguardo è quello dell’arte e della ricerca formale, bello sì, ricercato e dall’ottima selezione (sarebbe interessante sapere quanto si è girato), però il rischio è quello di iniziare un po’ a girare a vuoto, di una fin troppo facile dualismo. Infinitamente più interessante, secco, pulito l’altro documentario, Umbrella.
The Tall T – Budd Boetticher (Fuori Concorso – Eventi)
Un vecchio western americano che fa sentire tutto il peso degli anni passati, non posso dire di averlo amato, ingenuo e sempliciotto, ambientato praticamente tutto in una location e dalla violenza (per l’epoca) davvero spinta. Purtroppo però la storia fra il nostro protagonista e la bella di turno ha oggi dei risvolti comici, con lui che fa il duro e il macho in situazioni al limite del paradossale (lui che ci prova dopo che a lei hanno ammazzato il marito) e lei che frigna e cucina per poi concedersi al primo momento di allentamento della tensione. Francamente mi aspettavo qualcosina di più.
Oggi ho visto solo Ken Loach che camminava tranquillamente con la moglie.