Venezia 64: primo giorno di Lorenzo
Gruz 200 – Alexey Balabanov In sala ero quello che applaudiva più forte alla fine della proiezione, ammetto che ho un debole per i film crudi e carnali come questo, ma vedere un’unione sovietica (siamo nel 1984) così corrotta e marcia, dove la polizia fa il bello (e soprattutto) il cattivo tempo, dove i burocrati
Gruz 200 – Alexey Balabanov
In sala ero quello che applaudiva più forte alla fine della proiezione, ammetto che ho un debole per i film crudi e carnali come questo, ma vedere un’unione sovietica (siamo nel 1984) così corrotta e marcia,
dove la polizia fa il bello (e soprattutto) il cattivo tempo, dove i burocrati di partito sembrano dei burattini incapaci e tutti i dogmi/convinzioni del comunismo sembrano cadere sotto al peso di niente, e il tutto presentato senza la benchè minima ombra di anticomunismo da quattro soldi è davvero una piacevole sorpresa. Poi ci sono le vicende, che lasciano con il ghiaccio nel sangue ed un magone allo stomaco, troppo carnali, troppo brutalmente reali da essere raccontate.
C’è poi tutta la colonna sonora fatta di canzoni rock (russe) e pezzi pop della tv che ingigantisce ancor di più il senso di imminente fine e che accompanga il ritorno delle bare dei soldati morti in afghanistan.
Intolerance – David Wark Griffith
Uno dei grandi classici del cinema muto dovrebbe essere già conosciuto, almeno nella trama e nelle linee guida e dice che fu una risposta all’accusa di razzismo mossa a Griffith dopo Nascita di una nazione. Il film è infatti un canto d’amore e di fratellanza contrapposto all’intolleranza e all’odio, quattro storie che trattano lo stesso tema in epoche diverse.
Io (shame on me) non lo avevo mai visto e ho colto l’occasione per recuperarmi queste tre ore restaurate dal danish film institute. Che dire, in alcuni punti si vede che è stato fatto un gran lavoro sulla qualità delle immagini (però non conoscendo le altre versioni non posso nemmeno fare un confronto a memoria per quanto riguarda le questioni filologiche) purtroppo però, e non riesco a spiegarmi proprio il perché,
durante alcune scene si vedevano degli orribili macchie digitali fra le zone più chiare e quelle più scure, errori del genere non andrebbero mai fatti.
Magari su un televisore non si nota la cosa, ma al cinema era come un cazzotto in faccia a Griffith.
REC – Jayne Balaguerò/Paco Plaza
L’orrorazzo (tutto in senso positivo) dell’anno si è già visto ed è stata una grande sorpresa, da questa coppia di reagisti i fan del genere hanno avuto già diverse soddisfazioni ma questo film merita davvero tutti gli elogi possibili. Ci sono della specie di zombie che corrono, ci sono gli ambienti claustrofobici, c’è una giornalista che fa un reportage sulla vita dei pompieri, ma non è proprio la classica serata da pompieri.
Pensate una specie di Blair Witch Project ambientato in un condominio sigillato dalle forze speciali, claustrofobico e dal ritmo frenetico, a tratti sembra più di stare in un survival videogame che in un film, e questo è tutto un pregio, perchè trasmettere tutta quella frenesia e tutte quelle emozioni con i soliti quattro zombie che attaccano alla gola non è cosa da poco, si potrà pensare che girare un film così è fin troppo facile, ma tenere un ritmo del genere senza un minimo di calo per tutta la durata non può essere un caso. Poi ci dobbiamo aggiungere che, e in un film horror ormai non è più così naturale, che ci si prende anche dei begli e grossi spaventi, sia di quelli da sorpresa, sia di quelli da terrore. Certo, non rivoluzionerà il genere e probabilmente non rimarrà negli annali della storia del cinema, ma secondo noi si merita di entrare di diritto nei migliori horror degli ultimi tempi.
Evviva il cinema spagnolo che continua a proporre cose innovative e sperimentali.
Lo Chiamavano Trinità – Enzo Barboni
Per essere un film della mia infanzia e non averlo rivisto da tanto, troppo tempo mantiene abbastanza del fascino che mi rimaneva in memoria, certo alla fine finisce tutto un po’ così, coi cazzottoni che sanno un po’ di poco ormai, che non divertono nessuno e che per dirla con una parola sono cheap.
Ma c’è tutta la prima parte, con Terence Hill che arriva in città tutto zozzo su quella che sembra una barella trainata dal suo cavallo e quando mangia i fagioli è davvero divertentissima e se devo dirla tutta nemmeno girata male. Poi la formula è quella di Bud Spencer e Terence Hill, con un Bud Spencer ancora non obeso e un Terence Hill che ancora reggeva una parte Western (in fin dei conti non si sconfina spessissimo nel buffonesco), insomma sono stato felice di aver avuto la possibilità di rivederlo, e rivederlo su grande schermo. I mormoni che costruiscono la loro casa per tutto il film e durante tutta la durata della storia non avanzano il lavoro di una sola asse di legno fanno proprio ridere, forse anche più di Terence Hill che si scopa due belle e bionde mormone insieme nell’acqua del fiume.
Per un pungo di dollari – Sergio Leone
Ok, chi non ha visto la trilogia del dollaro? se non lo avete fatto non state qui a leggere me e andate a comprarvi i dvd di corsa.
Niente di straordinario da segnalare, edizione restaurata (ma mi sa che sarebbe meglio dire ripulita) che fa apprezzare tutti i faccioni e gli stivaloni dei nostri antieroi.